Italia fanalino di coda ne trasporto ferroviario su merci, le proposte dell’Istituto
Mentre la Cina sta puntando tutto sulla realizzazione di un mastodontico sistema ferroviario per modernizzare il paese e creare il più grande mercato economico mondiale che si muove sui binari e attraversa una rete di 81.000 km, in Italia il trasporto ferroviario delle merci rappresenta una quota di traffico minoritaria rispetto alle altre modalità: si stima infatti che esso raggiunga un valore del 6%. Anche in questo campo purtroppo il nostro Paese rappresenta il fanalino di coda dell’Europa dove il comparto ferroviario delle merci si attesta ad una quota che varia tra il 12% e il 18%, e in alcuni paesi “virtuosi” come l’Austria addirittura supera il 30%.
L’ennesimo avviso sulle “sofferenze” trasportistiche del Paese arrivano dall’Osservatorio sulla Mobilità e Trasporti di Eurispes che registra un drammatico rallentamento negli investimenti in infrastrutture ferroviarie a partire dal 2005. Analizzando le cifre si osserva come l’Italia abbia mantenuto “un trend di crescita importante nel decennio 1995-2005, in cui passa dall’erogare 1.950 milioni di euro ad investirne ben 10.175”. Inizia poi una parabola discendente “che nel 2008 – sottolinea l’Istituto – incrocia i valori crescenti degli investimenti spagnoli che, sebbene in questo settore non eroghino le cifre più alte, mantengono un tasso di crescita significativo”.
Sotto accusa soprattutto gli investimenti infrastrutturali e le politiche di sostegno hanno privilegiato negli ultimi sessant’anni la rete stradale e autostradale e il trasporto merci e passeggeri su gomma. Una scelta paradossale “se si considera l’indiscutibile sostenibilità ambientale del trasporto merci su rotaia, ma anche le esternalità positive influenti sulla mobilità, sul costo del carburante, sull’incidentalità nei tratti autostradali, fino alle influenze positive sul prezzo dei premi assicurativi e dei beni ad uso dei consumatori”.
A sostegno di questa tesi Erispes evidenzia uno studio elaborato da FerCargo (Associazione di imprese ferroviarie private che operano nel settore merci che raccolgono complessivamente 1.500 addetti e rappresentano il 30% del traffico ferroviario delle merci), sulla convenienza ambientale del vettore ferroviario. “Per ogni tonnellata di carico e per ogni chilometro percorso con un treno merci europeo, nell’atmosfera penetrano mediamente 29 grammi di CO2. Nel caso di un trasporto su mezzo pesante conforme alla normativa-antinquinamento Euro 5, le relative emissioni ammontano a 81 grammi, circa il triplo rispetto alla soluzione precedente”.
In particolare attraverso il software europeo EcoTransIT è stato possibile misurare alcuni dei servizi prodotti dalle imprese ferroviarie aderenti a FerCargo e mettere a confronto la quantità di CO2 emessa dai camion con quella emessa dai treni, a parità di percorso e tonnellate trasportate. “Un treno merci – questa una delle conclusioni – equivale a circa 40 tir”.
Oggi quello del trasporto ferroviario delle merci è un settore sofferente. In Italia nel 2007 erano prodotti circa 70 milioni di Treni-km di trasporto merci su ferrovia, oggi l’intero settore rappresenta circa 42 milioni di Treni-km, con un valore negativo che ha raggiunto circa il 40%. Un calo che per il direttore dell’Osservatorio, Carlo Tosti, non è imputabile solo alla crisi ma “la totale assenza di qualsiasi politica di sostegno ad un comparto che in tutto il mondo è ritenuto fondamentale per la logistica e il trasporto delle merci”.
Ma quali possono essere, in concreto, gli interventi volti a dare respiro ad un sistema così strategico per il nostro Paese? “I governi che si sono succeduti negli ultimi anni hanno avuto una visione miope del sistema dei trasporti e della mobilità in generale – spiega Tosti. La tendenza è stata quella di concentrarsi su grandi opere, per altro spesso annunciate e mai realizzate, senza considerare che collegare l’Italia con il resto d’Europa attraverso importanti reti infrastrutturali senza curarsi di valorizzare il sistema dei collegamenti interni non può che rivelarsi un’azione controproducente. Si rischia infatti un effetto imbuto in entrata e in uscita”.
Tra le proposte pratiche indicate da Eurispes per superare queste problematiche: elettrificazione e prolungamento dei binari all’interno dei terminal ferroviari per consentire il transito di treni fino a 700 metri di lunghezza; riclassificazione delle linee ferroviarie da modulo C3 a modulo D4 in modo da consentire il transito dei treni con 22 Tonnellate per asse; riattivazione di contributi a sostegno del trasporto su ferrovia; istituzione di un fondo di garanzia per le Imprese Ferroviarie per l’acquisto di materiale rotabile; partecipazione delle imprese ferroviarie o associazioni rappresentative di esse nei processi decisionali riguardanti l’utilizzo dell’infrastruttura ferroviaria e le politiche sulla logistica; istituzione dell’Authority dei Trasporti già prevista dal Decreto Salva Italia nel 2012, necessaria a garantire la concorrenza fra le differenti modalità di trasporto attraverso ma anche all’interno delle stesse; conferimento delle risorse per il Servizio Universale per il trasporto ferroviario delle merci attraverso procedure di gara ad evidenza pubblica.