• 22 Dicembre 2024 12:48

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A Parma la mostra che racconta il mare

Si chiama “Mare Nostrum” ed è voluta da Delicius in occasione del suo 50esimo anniversario

La mostra allestita all’APE Museo di Parma contiene installazioni inedite di arte contemporanea, brevi di storia del mare e della pesca, filmati inediti, per una riflessione sui temi ambientali che stanno compromettendo gli ecosistemi marini

Parma – Delicius, per festeggiare il suo 50° anniversario, allestisce una mostra coraggiosa, scomoda, utile, colta – e bellissima. La sfida della mostra “Mare Nostrum” è riuscire ad interpretare alcuni concetti fondamentali come la qualità dell’ambiente marino, una nuova consapevolezza sul tema dell’ambiente, della difesa del mare e delle sue problematiche attraverso installazioni e la potenza dei concetti artistici. 12 stanze immersive e di approfondimento culturale, pensate in un crescendo emozionale; un percorso che intreccia arte contemporanea, storia e cultura, fotografia e immersioni video, per scuotere la coscienza del visitatore, rendendolo consapevole dei valori fondamentali che il mare offre al pianeta e all’uomo, e dei rischi che sempre più ne minacciano la sussistenza. L’esposizione, realizzata in collaborazione con Fondazione Monteparma e APE Parma Museo, è allestita dal 4 maggio 2024 fino al 28 luglio 2024 nell’innovativo centro espositivo e culturale della Fondazione.

Delicius e l’impegno pubblico della tutela dell’ambiente
Delicius è una Società Benefit che da anni promuove iniziative formative e divulgative, finanzia la ricerca sull’ambiente e sull’inquinamento del mare e in mostra presenta il primo Bollettino Scientifico pensato per sensibilizzare il contesto industriale. Nel proprio statuto, Delicius si è posta un obiettivo specifico in più: “Salvaguardare il mare, fonte di vita e ricchezza e grande polmone del pianeta, adoperandoci per una gestione responsabile delle risorse naturali, riducendo al minimo gli sprechi, contribuendo alla tutela della biodiversità, anche ricercando soluzioni a basso impatto o che possano favorire la naturale rigenerazione delle risorse, per la tutela del pianeta e il benessere delle prossime generazioni. Lo abbiamo scritto lì per assumerci un impegno pubblico davanti a tutti” dichiarano Irene e Andrea Rizzoli, AD di Delicius.
Irene è inoltre co-curatrice della mostra, insieme all’Architetto Dario Costi. “Mare Nostrum vuole raggiungere il grande pubblico ed interagire con tutti, dalle famiglie ai gourmets, dagli habitués delle mostre agli appassionati di musica e di cultura”
“Dal mare e dai suoi abitanti gli esseri umani dovrebbero imparare tante cose come, tra le altre, la capacità che i pesci hanno di muoversi all’unisono, di organizzarsi in banchi e di disporsi in maniera coordinata. Così le persone dovrebbero comprendere l’importanza di unirsi le une alle altre, il valore dello stare insieme e la necessità di coordinarsi nelle battaglie ormai urgenti per l’ambiente e la natura” dichiara Dario Costi, architetto e co-curatore della mostra.

Il Banco di Acciughe 3, Paolo Mezzadri – dettaglio – credit Stefania Giorg

Highlights della mostra
Il mare a Parma, le vie del Garum: per conservare servono scatole, e sale
La mostra inizia con un’immersione nella storia dell’“incidente geografico”: perché c’è il mare a Parma? Il distretto ittico dell’industria conserviera si inserisce nei primi decenni del ‘900 grazie al passaggio della ferrovia e alla stazione. La città agricola diviene così agro-industriale, sacrificando le mura farnesiane e insediando i nuovi stabilimenti produttivi.
In mostra, immagini e reperti in sintonia tra loro: dalla patina materica e antica dell’affresco parmigiano di Carlo Mattioli dedicato alla pesca, alle croste di sale sull’anfora che trasportava il Garum, alla ruggine che mangia i colori delle scatolette storiche per la conservazione del pesce decorate con i personaggi verdiani, apparendoci sedimentata ed evidente nella sua profondità in un immaginario corroso dal tempo.

Ode al sale: conservazione e poesia
Il sale è il diamante del mare. I suoi cristalli preziosi hanno molti valori collegati di cui abbiamo continua esperienza ed è possibile fin dall’antichità conservare il pesce che proprio il mare offre. Testimonianza del fiorente mercato di pesce sono le numerose anfore ritrovate lungo tutto il Mediterraneo, che spesso riportavano iscrizioni dettagliate su tipologia e provenienza, una prima forma di etichettatura che lascia intuire il grande interesse economico che i romani attribuivano a questo prodotto. Il Garum, prelibata salsa a base di pesce azzurro molto apprezzata nella cucina degli antichi romani, diviene così uno stimolo e una testimonianza del sistema degli scambi e delle relazioni che attraversarono il Mare Nostrum.
In mostra: la stanza dell’anfora e la stanza del sale in cui, come sulla luna, si incontra il paesaggio astratto e materico di una salina circondato dai versi di Neruda lasciati arrugginire e buttati a terra o la stanza dell’acqua in cui i riflessi delle immagini poetiche dal fondo del mare verso il cielo illuminano sullo sfondo una grande scritta di metallo azzurra che vibra anche grazie alle parole di Montale.

Viva Verdi, dalla musica alle conserve
Tutto ha inizio quando Napoleone Bonaparte offre un generoso premio a chi avesse trovato un modo per conservare il cibo per lungo tempo, per consentire al suo esercito un migliore e più sicuro rifornimento con un conseguente passo avanti nell’industria e boom di marchi e scatolette. All’epoca si usavano immagini facilmente memorizzabili quali animali, eroi mitologici, personaggi famosi. Tra questi in Italia spicca il parmigiano Giuseppe Verdi, potente mezzo di comunicazione di massa: sono i primi decenni post-unitari che delineano il mito dell’unità nazionale, e Verdi incarna, attraverso le sue opere, un sistema di narrazione e rappresentazioni che strutturano l’immagine.
In mostra: scatole vintage, Teatro Regio, cofanetto Opera Limited Edition Box.

Stanza 2 Le Vie del Garum – Credit Andrea Lops

Packaging e falsi proclami
Se cento anni fa le scatolette rappresentavano immagini popolari, da tempo le confezioni presentano altri contenuti. In pochi decenni le norme che regolano le informazioni riportate sul packaging diventano pilastri della sicurezza alimentare. Le confezioni diventano venditori silenziosi in grado di comunicare per distinguersi.
Accanto alle informazioni obbligatorie, materiali, sistemi d’apertura e claims rappresentano un vantaggio competitivo.
Oggi, allo studio della Commissione Europea, ci sono i Green Claims – asserzioni etiche di sostenibilità, talmente diffuse da risultare talvolta ingannevoli. Obiettivo della nuova proposta è rendere le dichiarazioni affidabili, comparabili e verificabili. La proposta è in attesa di approvazione ma entrerà in vigore dal 2026. Un passaggio fondamentale, per favorire una reale consapevolezza nei consumatori e nelle aziende del loro ruolo nella transizione green.
In mostra: Prima pagina del Bollettino Scientifico n°1, lattina Delicius scala 15:1

Nelle notti di scuro
Il mare produce circa il 50% dell’ossigeno presente sul pianeta, gli oceani coprono il 71% della superficie terrestre e assorbono il 50% delle emissioni di gas serra e di anidride carbonica, sequestrando gran parte del calore emesso dall’atmosfera. Oggi più di 3 miliardi di persone dipendono, per il loro sostentamento, dalla biodiversità marina e costiera e la FAO ha stimato che nel 2030 il consumo pro-capite di pesce salirà addirittura a 21,5 kg. Purtroppo, però, anni di pesca intensiva e illegale hanno messo in difficoltà il delicato equilibrio delle specie marine rendendo ormai urgente una riflessione sull’utilizzo di questa risorsa in chiave circolare e rigenerativa.
In mostra: la pesca viene raccontata con un mosaico romano e con un video contemporaneo che descrive una pesca ancora sostenibile, a basso impatto, una sfida senza trucchi e senza tempo.

Stanza 3 Viva Verdi – Credit Andrea Lops

Il canto del mare
I suoni del mare sono segnali preziosi che rischiano di perdersi o di non essere ascoltati. Oggi hanno un grande valore, non solo legato alla percezione umana e alla contemplazione della natura. La bioacustica è una nuova scienza che permette di studiare l’ecosistema marino attraverso i suoni, a noi udibili o non, emessi dalle creature del mare. Utilizzando ecoscandagli multifrequenza ed avanzate tecnologie acustiche, vengono svolte campagne di studio che mirano al monitoraggio dello stato delle risorse, dei fondali e delle fluttuazioni degli stock ittici, con l’obiettivo di caratterizzare la distribuzione dei pelagici e le loro interazioni, messi a rischio dall’attività dell’uomo.
Benché sia una scienza molto recente, è già riuscita a rilevare grandi cambiamenti come quelli avvenuti nella baia di Balicasag, un’area marina protetta nelle Filippine, una grande barriera corallina brulicante di vita. Quello che è stato registrato nel 2016 dal biologo marino Steve Simpson, uno dei primi ad occuparsi di bioacustica, è stata una violenta tragedia. In tre settimane, un innalzamento della temperatura ha letteralmente cotto la barriera. Oggi questo tratto di barriera è più silenzioso del 75%. La complessità e la diversità del suono è scomparsa, diventando un deserto acustico.
In mostra: lo spazio completamente nero perde le proprie dimensioni e lascia il visitatore in una sospensione senza riferimenti come fosse immerso negli abissi. È la stanza dei suoni, di quella natura profonda e animata in cui ascoltare la voce delle balene e iniziare ad intravvedere, dopo che le pupille si saranno abituate al buio, i riflessi dell’acqua e le maree notturne.

La memoria dell’acqua
Dopo questo annullamento nel buio si incontra una stanza di luce, quella della memoria dell’acqua in cui rasserenarsi e ricordare che l’acqua è vita ma è anche la materia esistenziale che stimola una riflessione intima in ognuno di noi come nei grandi poeti e nei grandi artisti. A terra un video del mare visto da sotto per intravedere il cielo e i riflessi dei raggi del sole sarà accompagnato dai versi di una poesia di Montale.

Ocean Drifter
Uscendo da questa istallazione poetica, la strada è sbarrata da un grande fotografia che dimostra come la vita marina tenti di sopravvivere ancorata ai rifiuti che vagano alla deriva negli oceani: Ocean Drifter di Ryan Stalker è la fotografia che ha vinto il British Wildlife Photography Award 2024. Descrive la vita sotto la linea dell’acqua dei molluschi originari dei tropici americani che sono arrivati in Gran Bretagna alla deriva, attraversando l’oceano Atlantico, ancorati ad un pallone bucato. Se uno dei più importanti premi di fotografia sulla natura selvaggia è dedicato a questo tema – l’impatto sugli ecosistemi ambientali dei rifiuti dispersi in mare – significa che le condizioni di compromissione sono alte e che l’emergenza è assoluta. Si ipotizza che ci sia una sorta di sesto continente di rifiuti che galleggiano nell’oceano, mentre le varie problematiche – sversamenti, inquinamento delle microplastiche e pesca illegale – rischiano di compromettere per sempre il delicato equilibrio ambientale del mare.

Stanza 7 Nelle Notti di Scuro – Riproduzione di mosaico, Casa di Ippolito, Alcala de Henares – Credit Andrea Lops

Eden (perduto?)
Ogni anno grandi quantità di sostanze inquinanti entrano negli oceani di tutto il mondo e si stima che l’80% di questi inquinanti arrivi dalla terraferma. Plastica, pesticidi, fertilizzanti, detergenti, prodotti chimici industriali, petrolio stanno alterando l’ecosistema marino, contaminando le acque e mettendo a rischio la biodiversità.
In mostra: per rappresentare questo tema è stato chiamato l’artista Giacomo Cossio che ha realizzato l’opera Eden, un’azione artistica avvenuta pochi giorni prima dell’inaugurazione della mostra in questo luogo e per questo luogo. Una stanza architettonica, gialla come fosse un cantiere in costruzione, contiene un giardino pensile completamente verniciato di nero come se fosse petrolio. Nel corso della mostra le piante torneranno a germogliare, si toglieranno la vernice di dosso, rifioriranno e modificheranno l’installazione artistica, ricordando come si può sempre ritornare alla vita. Così la natura e il mare.

Sguardo verso l’alto – le sculture come spunti di riflessione
A metà percorso una grande scultura di metallo, segna un punto di svolta nel percorso, tra narrazione e riflessione. Una grande scultura di metallo firmata Paolo Mezzadri, fatta di acciughe che flettono di continuo, segna la soglia e collega le grandi immagini di un banco di pesce e di un gruppo di umani che si confrontano e condividono la necessità di unirsi per difendersi e per portare avanti insieme le battaglie per il mare.

L’istallazione finale di Paolo Mezzadri consiste in lettere buttate a terra che risalgono lungo lamiere grezze, assumono sembianze umane e guardano verso l’alto, aspirando così a diventare concetto e coscienza, come il monito sulla natura scritto da Giacomo Leopardi in cui quelle lettere diventano parole, per farsi versi e ricordare la finitezza dell’esperienza umana nel Cosmo infinito: “Venuti meno i pianeti, la terra, il sole e le stelle, ma non la materia loro, si formeranno di questa nuove creature, distinte in nuovi generi e nuove specie, e nasceranno per le forze eterne della materia nuovi ordini delle cose ed un nuovo mondo”.

Stanza 11, Sguardo verso l’altro – credit Andrea Lops

La mostra si conclude con il Laboratorio in cui Delicius, come Società Benefit, presenta il suo impegno sull’ambiente proponendo momenti di confronto e di sensibilizzazione su questi temi con appuntamenti fino alla fine dell’esposizione.

“Il bello di questa esperienza è la logica della co-progettazione con gli artisti – l’aver ragionato, discusso e approfondito le installazioni insieme, mettendo in un cortocircuito davvero fertile le idee e i contributi di tutti. In alcune si parte dalla nostra idea e gli artisti hanno poi lavorato interagendo con questo stimolo iniziale: penso alla stanza del sale in cui, come sulla luna, si incontra il paesaggio astratto e materico di una salina circondato dai versi di Neruda lasciati arrugginire e buttati a terra o alla stanza dell’acqua in cui i riflessi delle immagini poetiche dal fondo del mare verso il cielo illuminano sullo sfondo una grande scritta di metallo azzurra che vibra anche grazie alle parole di Montale. In altri casi l’idea dell’artista è la partenza, poi prende forma in un carattere architettonico e spaziale più chiaro e netto come per Eden, il giardino provvisorio verniciato di nero da Giacomo Cossio, trattenuto a stento in una scatola gialla costruita con i legni da cantiere che realizza una stanza contemporanea e provvisoria nella stanza antica del palazzo, o alla installazione finale di Paolo con il sistema delle lamiere piegate in verticale su cui si arrampicano le lettere che da terra si proiettano verso l’alto, assumendo le sembianze di esseri umani” commentano Dario Costi e Simona Melli.

Eden by Giacomo Cossio – Credit Stefania Giorgi