Il più basso livello dal 2006. L’ultimo rapporto sulla pirateria pubblicato dall’ICC (International Chamber of Commerce) conferma il progressivo attenuarsi del fenomeno nelle acque prospicienti la Somalia. Comincia a preoccupare, invece, il versante occidentale africano.
A livello mondiale il rapporto registra 138 attacchi nei primi sei mesi dell’anno, a fronte dei 177 dello stesso periodo 2012: sette i sequestri riusciti (furono 20 nel 2012); 127 i marinai presi in ostaggio rispetto ai 334 dell’anno precedente.
Preoccupante, si diceva, la situazione nel Golfo di Guinea dove oltre ai 31 attacchi (tra cui 4 dirottamenti) si segnala un aumento dei sequestri di persona in mare e un allargamento dell’attenzione dei pirati ad una più ampia gamma di navi laddove i bersagli preferiti erano fino ad ora principalmente le petroliere e le gasiere. “Nel mese di aprile 2013 – spiega Pottengal Mukundan, direttore dell’International Maritime Bureau, l’organo che monitora la pirateria dal 1991 – nove marinai sono stati rapiti a bordo di due portacontainer, una della quali a ben 170 miglia nautiche dalla costa. I pirati hanno usato navi-appoggio per condurre operazioni a bordo di unità più piccole”. Ma è la non denuncia di tutti gli attacchi il vero cruccio dell’IMB. “Una situazione – conferma Mukundan – che impedisce una risposta significativa da parte delle autorità e mette in pericolo le imbarcazioni dell’area all’oscuro della esatta natura della minaccia”. In totale nell’area sono stati presi in ostaggio 56 marinai in trenta rapimenti messi a segno dall’inizio del 2013. A fare la parte del leone la costa nigeriana con 22 attacchi portati a termine e 28 rapimenti messi a segno.
“Se questi attacchi saranno lasciati senza controllo – denuncia l’IMB – diventeranno più frequenti, più audaci e più violenti. La via da seguire è il coordinamento e lo sviluppo di attività congiunte tra gli Stati costieri della regione”. Una strategia che dovrebbe essere presto messa in atto in seguito alla recente stipula di una serie di accordi tra i Paesi coinvolti.
Resta la situazione confortante della Somalia che IMB attribuisce alla presenza delle marine internazionali nell’area dell’Oceano Indiano e al rafforzamento delle misure di sicurezza a bordo delle navi. “Le missioni internazionali – sottolinea Minkundan –continuano a svolgere un ruolo vitale nel garantire la sicurezza delle acque. Le due navi finora sequestrate sono state recuperate con un’azione navale prima che i pirati potessero portarli in Somalia. Solo le marine possono prendere le misure correttive dopo un dirottamento”. Al 30 giugno 2013, stando al rapporto, i pirati somali tengono prigionieri 57 marinai per il riscatto di quattro navi.