• 21 Novembre 2024 16:56

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Cedifop, in azione gli allievi che frequentano il corso per “Operatore Tecnico Subacqueo”

Recuperati a 10 metri di profondità, 116 grandi pneumatici abbandonati illegalmente

Palermo – Quando c’è da dare una mano a vantaggio dell’ecosistema, gli operatori tecnici subacquei del Centro Studi Cedifop, ente di formazione professionale di subacquea industriale che opera all’interno del porto di Palermo, sono tra i primi a intervenire e a scendere in acqua.

È il caso delle operazioni svoltesi nei giorni scorsi ad Acqua dei Corsari, area antistante la zona sud del Golfo di Palermo, dove gli studenti del corso per “Operatore Tecnico Subacqueo” finanziato dal Fondo Sociale Europeo, hanno partecipato al recupero di grandi pneumatici abbandonati illegalmente.

Il progetto realizzato dalla Fondazione Marevivo in collaborazione con l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai è denominato “3 R per il mare: rigenerare, recuperare, rispettare” ed è nato per proteggere e valorizzare la biodiversità marina.

Finanziato dal “Bando Ambiente 2023 – Spazi Blu”, ha visto impegnati gli allievi che il Cedifop ha messo a disposizione di Marevivo, Fondazione con la quale ha già realizzato diversi lavori subacquei.

In due distinte operazioni, gli studenti del Cedifop, utilizzando le imbarcazioni d’appoggio messe a disposizione dall’azienda di lavori portuali e subacquei ALPe Sub, hanno collaborato al recupero di 116 grandi pneumatici che verranno così avviati a un corretto riciclo con il coinvolgimento del Consorzio specializzato EcoTyre.

Per anni, l’area urbana di Acqua dei Corsari è stata l’emblema del degrado di questo tratto di costa palermitana; una discarica a cielo aperto, in cui sono stati smaltiti materiali di risulta fino a creare un ammasso di venti metri che, sgretolandosi hanno riversato in mare sostanze pericolose e inquinanti.

Un tempo l’area di Acqua dei Corsari ospitava una rigogliosa prateria di Posidonia oceanica capace di svolgere una funzione fondamentale per l’ecosistema poiché, assieme alle altre piante marine, è capace di produrre più del 50% dell’ossigeno che respiriamo, di assorbire anidride carbonica e garantire la vita sulla Terra.

Si stima che, una volta a regime, i 100 mq di prateria di questa pianta acquatica potranno assorbire circa 8 tonnellate di diossido di carbonio.

Per valutare se le operazioni di trapianto avranno prodotto il previsto processo di recupero, è in programma che il sito venga regolarmente monitorato sino al termine dei 24 mesi previsti dal progetto.