Nella mattinata odierna personale della Capitaneria di Porto – Guardia Costiera di Castellammare di Stabia, in esecuzione di un decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Torre Annunziata, su conforme richiesta di questa Procura della Repubblica, ha proceduto al sequestro dello stabilimento della società TGS srl, che effettua la lavorazione della “galvanica elettrolitica”, con sede operativa nel Comune di Striano, il cui rappresentante legale è ritenuto responsabile del delitto di inquinamento ambientale (art. 452 bis c.p.) e dei reati di scarico abusivo di reflui industriali e di illecito smaltimento e deposito incontrollato di rifiuti speciali pericolosi (artt. 137 e 256 del Testo Unico Ambientale).
In particolare, le indagini, espletate dalla Guardia Costiera, che si è avvalsa della collaborazione tecnica di un chimico in qualità di ausiliario di polizia giudiziaria, e coordinate dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, hanno permesso di accertare che l’azienda, in assenza delle prescritte autorizzazioni e in assenza di un preventivo e adeguato trattamento depurativo, effettuava lo scarico abusivo delle acque reflue industriali provenienti dal ciclo lavorativo dell’opificio, con un notevole superamento dei limiti fissati dal decreto legislativo n. 152/2006 (Testo Unico Ambientale).
Le analisi di laboratorio hanno rilevato la presenza di metalli pesanti (zinco, cromo, rame), prodotti dal ciclo lavorativo, che, invece di essere presenti solo nel “circuito chiuso” utilizzato dall’opificio, erano presenti anche nel suolo, nel sottosuolo e all’interno del corpo ricettore finale (pubblica fognatura), cagionando un grave danno all’ambiente derivato dalla contaminazione del processo galvanico.
Le articolate attività investigative poste in essere hanno permesso di accertare che la condotta abusiva di scarico dei reflui industriali ha determinato una compromissione significativa e misurabile delle acque del ricettore finale (pubblica fognatura), del suolo e del sottosuolo, in ragione anche della permeabilità dei terreni contaminati, con un diffuso stato di contaminazione dell’intera area interessata, per il notevole superamento dei valori soglia, come previsto dal D.M. del 5.02.1998 e dalla Tab. 2 dell’All. 5, Titolo V, Parte IV del D.Igs. n. 152/2006, per la presenza di Cromo, Nichel, Rame e Zinco.
Nel corso degli accertamenti sono emersi anche uno smaltimento illecito e un abbandono incontrollato dei rifiuti liquidi pericolosi prodotti dall’attività svolta nello stabilimento industriale. Nel corso dell’esecuzione del sequestro si è accertato che le vasche del circuito chiuso tracimavano e i reflui ivi presenti cadevano al suolo, con conseguente ulteriore compromissione delle matrici ambientali.
Oltre ad apporre i sigilli allo stabilimento, i militari operanti hanno notificato la comunicazione di garanzia all’amministratore della società interessata anche per l’illecito amministrativo dipendente dai reati di cui all’art. 25-undecies D.lgs. 08/06/2001, n. 231, con riguardo ai profili di responsabilità individuati, commessi anche nell’interesse della società.
Il provvedimento cautelare reale eseguito in data odierna, resosi necessario al fine di evitare la compromissione ulteriore dell’ambiente circostante e del fiume Sarno, si inserisce in una più ampia e articolata attività investigativa condotta da tempo dalla Guardia Costiera, dai carabinieri del Comando Tutela Ambientale e dai Carabinieri Forestali, sotto il continuo coordinamento di questa Procura della Repubblica, al fine di individuare e sanzionare gli scarichi abusivi dei reflui industriali recapitanti direttamente ed indirettamente nel fiume Sarno, nei suoi tributari e nella pubblica fognatura.