Inviati a Roma i piani di fattibilità di tre interventi infrastrutturali. Oltre alle banchine anche i collegamenti ferroviari
Trieste scippa la leadership a Genova diventando primo porto italiano per volume e decimo tra i venti principali d’Europa. Al termine di un biennio 2011/12 con aumenti graduali il 2013 ha registrato nello scalo giuliano circa 56 milioni di tonnellate (+15,11%) con un significativo distacco su Genova (49,5 mln; -3,7%). Un risultato dovuto soprattutto al traffico petrolifero (41,3 milioni di tonnellate, +18%), principale voce merceologica, ma anche alle performance brillanti del comparto container che con 458.497 mila Teu aumenta dell’11,49% il computo rispetto all’anno precedente. Dai dati, secondo l’Ap, emerge “la funzione prevalente del Porto Franco internazionale, unico scalo italiano che esplica una rilevante funzione di transito (74% del totale) di merci in importazione ed esportazione da e per il mercato europeo, ruolo che oltre a produrre valore aggiunto ed entrate in termini di servizi, tasse portuali e di ancoraggio, valorizza fortemente anche sul piano strategico il sistema portuale nazionale e qualifica Trieste come il gate marittimo di accesso ai mercati del Centro-Est Europa”. Un ruolo che lo scalo intende rafforzare attraverso interventi infrastrutturali in grado di incontrare l’incremento tendenziale dei principali comparti del traffico, le nuove alleanze strategiche dei grandi vettori marittimi oceanici nel bacino del Nord Adriatico (P3) e l’andamento delle economie emergenti dell’Est Europa. In questo contesto l’ente guidato da Marina Monassi ha inviato a Roma gli studi di fattibilità di tre importanti progetti. Il primo riguarda la riqualificazione del molo VII e l’ampliamento del Terminal Container del Punto Franco Nuovo (allungamento della banchina di 200 metri, allargamento di venti) per rendere possibile l’ormeggio di due navi da 13 mila teu (“per le quali – sottolinea l’Ap – si è dotato di gru di banchina di capacità e caratteristiche adeguate”). Il secondo è relativo alla nuova piastra ferroviaria di Trieste Campo Marzio: la soluzione proposta dall’Ap a RFI individua un accettabile layout sia per il Molo VII (terminal contenitori) che per i Moli V e VI (terminal ro-ro e multipurpose) e – evidenzia l’ente – “è stata condivisa da tutti gli operatori portuali e trasmessa ad RFI per integrare la proposta originaria di intervento formulata dal gestore dell’infrastruttura con una prospettiva parziale per quanto atteneva la piena funzionalità dello scalo del Punto Franco Nuovo”. Infine le opere di rifacimento della viabilità interna ed infrastrutturali di base del comprensorio del Porto Vecchio: “il punto nodale che si ritiene di dover affrontare per rendere tale sito maggiormente appetibile da parte di potenziali investitori – nell’ambito delle tipologie di insediamento ammesse dalla vigente Variante al Piano Regolatore Portuale, dopo il disimpegno della Portocittà Spa, precedente concessionario della quasi totalità delle aree del Porto Vecchio – è senza dubbio quello di realizzare le opere di urbanizzazione primaria necessarie a sgravare di oneri impropri i soggetti interessati ad insediarsi nell’area, anche in previsione di sviluppi ed implementazioni di servizi ai passeggeri/stazioni marittime”. L’Autorità Portuale di Trieste ha anche richiamato l’attenzione sul progetto denominato “Hub portuale di Trieste – Piattaforma logistica fra lo scalo legnami ed il punto franco oli minerali – 2° stralcio funzionale”, già inserito nella legge n. 443 del 21 dicembre 2001, in considerazione della rilevanza dello stesso nonché dell’attualità che il tema della riqualificazione industriale e portuale del sito di Servola riveste.