“Il clima politico, aperta quella che sembra una stagione di riforme, sembra essere maturo anche per una riforma della portualità italiana”. È quanto sostengono unitariamente Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, sottolineando che “siamo pronti ad offrire il nostro contributo in tutte le sedi di analisi e di proposta, in favore della portualità e ci aspettiamo un’adeguata considerazione e coinvolgimento ai lavori di una riforma seria che il settore merita”. Secondo le tre organizzazioni sindacali di categoria “è necessario un cambiamento ed indugiare ancora sull’adeguamento normativo in grado di riformare il settore, adeguandolo alle nuove esigenze, significherà comprometterne gli equilibri sociali e le possibilità di sviluppo, in quanto l’assetto della portualità definito con la legge 84/94 potrebbe di fatto non rispondere più alle esigenze rispetto al contesto di riferimento. L’indebolimento, dovuto alla disomogenea applicazione della stessa norma, sul territorio nazionale – spiegano Filt, Filt e Uilt – provoca ricadute negative sul lavoro, sul piano sociale e della sicurezza”. “Mentre il dibattito che si sta sviluppando nei convegni o attraverso gli organi di stampa, mettendo a confronto diverse sensibilità ed interessi, sembra – riferiscono le tre sigle sindacali – che il percorso parlamentare possa nuovamente interrompersi davanti all’individuazione di un diverso strumento legislativo. Quindi, se sul piano dell’individuazione dello strumento normativo la prospettiva è ancora incerta, sul piano del merito – sottolineano infine Filt, Fit e Uilt – è indispensabile che vengano assunti, in ogni caso, gli emendamenti sul lavoro già contenuti nel ddl di riforma in discussione al Senato che abbiamo sostenuto con forza, ai quali, per completezza sono legati gli altri emendamenti presentati, sull’organizzazione del lavoro per i dipendenti delle Autorità Portuali e sull’autoproduzione, questione generatrice di conflitti sociali”.