Solo 14 Autorità portuali, tempi brevi con un decreto legge
La rottura maggiore sta nei tempi. La proposta del Pd per la riforma del sistema portuale, presentata a Roma dal deputato Mario Tullo, insieme alla responsabile nazionale infrastrutture e trasporti del partito Debora Serracchiani, a Marco Filippi, capogruppo commissione Trasporti del Senato e Michele Meta, presidente commissione Trasporti della Camera, potrebbe non rientrare nell’ambito della legge delega ma in quella del decreto. “Pronta in 60 giorni”, ha azzardato Marco Filippi: un battito di ciglia rispetto al decennio e più impiegato dal Parlamento per discutere la revisione della 84/94. “Una legge che è stata importante per il sistema portuale italiano”, ha sostenuto la Serracchiani, ma “dopo vent’anni è necessaria una riforma che permetta all’Italia di poter competere con gli altri porti internazionali”. “L’esigenza che si intende soddisfare – ha continuato – è la razionalizzazione e migliore impiego delle autorità portuali, aggiornandone le funzioni attraverso la possibilità di integrarsi tra loro e con altri soggetti operanti nella filiera logistica, oltreché la semplificazione dei rapporti tra le diverse amministrazioni operanti nei porti e lungo la catena logistica”. L’idea della portualità avanzata dal PD prende le mosse dai vincoli derivanti dalla mappatura della Rete transeuropea dei trasporti TEN-T e introduce una nuova classificazione degli scali: i 14 porti core, sedi di Autorità portuale, inseriti nella rete dei nove corridoi europei considerati prioritari dall’Ue; 25 porti comprehensive, a integrazione dell’intera rete, con accorpamento dell’Ap laddove presente; quelli di interesse regionale e militare. Per le Autorità portuali il documento prevede la natura di “ente pubblico non economico di rilevanza nazionale ad ordinamento speciale, dotato di autonomia amministrativa e organizzativa, di bilancio e finanziaria nei limiti previsti dalla legge”. Nell’ambito della riorganizzazione del sistema “dovrà essere adottato un piano nazionale dei trasporti e della logistica, atto di indirizzo strategico per la definizione dell’assetto della rete portuale e logistica”, utilizzando tutte le forme di partenariato pubblico-privato previste dall’ordinamento, adeguandone le relative caratteristiche alla specificità del settore. “I piani logistici integrati sono sottoposti a valutazione ambientale strategica (VAS) con le modalità previste dalle rilevanti disposizioni del codice dell’ambiente, a cura dell’autorità portuale interessata”, prosegue la proposta. “La legge deve inoltre prevedere procedure snelle di adozione dei suddetti piani (conferenze dei servizi, deliberanti a maggioranza). I progetti elaborati sulla base dei piani costituiscono a tutti gli effetti variante rispetto ai piani regolatori portuali e ai piani urbanistici di competenza delle amministrazioni locali interessate dal piano stesso. I progetti di opere di grande infrastrutturazione costituenti adeguamenti o miglioramenti tecnico-funzionali di piani regolatori portuali approvati, non sono assoggettati alla procedura per la valutazione di impatto ambientale”.
Porti Core (sedi di Ap): Genova, La Spezia, Livorno, Napoli, Gioia Tauro, Palermo, Augusta, Cagliari, Taranto, Bari, Ancona, Ravenna, Venezia, Trieste
Autorità portuali a rischio accorpamento: Brindisi, Catania, Nord Sardegna, Carrara, Messina, Piombino, Salerno, Savona, Manfredonia.