“Chiediamo compatti al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti di rivendicare, con forza, la centralità del suo ruolo e la titolarità delle scelte in tema di sviluppo della portualità e del sistema logistico nazionale che ha nei porti il suo anello principale”. Così si sono espressi all’unanimità i rappresentanti del cluster marittimo – Assologistica, Assiterminal, Confitarma, Federagenti, Angopi, Fedepiloti, Federimorchiatori, Assorimorchiatori, Fise-Uniport, Fedarlinea, Fedespedi, Unionepiloti, Assocostieri al termine del confronto sull’iter di messa a punto del Piano Nazionale dei Porti e della Logistica. “Dal dialogo, che Assoporti ritiene essenziale, con tutte le componenti di un cluster che deve essere rafforzato – ha affermato Pasqualino Monti, Presidente dell’Associazione dei Porti Italiani – scaturisce una convinzione condivisa: per accrescere l’efficienza e la competitività del sistema portuale italiano, è determinante intervenire sui nodi reali del sistema; e ciò significa velocizzare i processi di infrastrutturazione (con una specifica attenzione al problema dei dragaggi); semplificare le procedure; alleggerire le imprese dai differenziali di costo che sopportano rispetto ai principali competitors europei e del Mediterraneo; rafforzare il ruolo di community manager degli enti di amministrazione dei porti. Il tavolo in cui possono trovare risposta queste priorità è al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ed è quello che sta lavorando per costruire il Piano Nazionale della Portualità e della Logistica. Proprio per questo motivo le Autorità Portuali, i terminalisti e le imprese portuali, gli agenti marittimi, gli armatori, le imprese che gestiscono impianti costieri e le rappresentanze di tutti i servizi tecnico-nautici guardano con estrema preoccupazione a ipotesi, come quelle contenute nella bozza di disegno di legge di iniziativa del Ministero dello Sviluppo Economico da ultimo circolate, che rischiano solo di provocare effetti dirompenti per gli attori pubblici e privati della portualità e di minare gli equilibri sociali che faticosamente reggono nonostante anche in un quadro di crisi prolungata”.