• 24 Novembre 2024 22:37

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Stati Generali dei porti, Fit Cgil e Fit Cisl invitano alla mobilitazione

Contestata la mancata presenza dei sindacati nel Comitato dei saggi

Un appello alla mobilitazione di tutti i lavoratori dipendenti portuali per il prossimo 9 Febbraio. Filt Cgil e Fit Cisl lanciano la proposta di assemblee da tenersi in ogni scalo nazionale e contemporaneamente nel giorno in cui il MIT ha convocato gli “Stati Generali” per presentare i risultati del lavoro che il Comitato scientifico nominato dal ministro Lupi ha realizzato in merito alla riforma portuale. Le due sigle sindacali contestano la mancata presenza delle organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori nel Comitato. E un percorso legislativo considerato poco chiaro.  “Nel caso infatti di emanazione di un decreto legge potrebbe essere esclusa la discussione in sede parlamentare, oltre che il coinvolgimento del sindacato”.
Sotto accusa anche la bozza del Ddl sulla “concorrenza” della ministra Guidi che “abrogando interi articoli della L. 84/94, fa saltare le norme che regolano il lavoro nei porti”. “Il processo di regolazione della fornitura della manodopera realizzato con la 84/94 – spiega una nota –  avvenne con il coinvolgimento attivo del Sindacato, ed ha consentito 20 anni di stabilità, di garanzia occupazionale e contrattuale, di presenza di imprese specializzate, di un mix, in ogni singolo porto, tra ruolo pubblico e ruolo del privato”. Un metodo che ha garantito un lungo periodo di “pace sociale” e non replicato nelle proposte attuali arrivate invece “in forma scoordinata da più Ministeri”. Paventando una “liberalizzazione senza regole” del lavoro, in particolar modo nel settore dei servizi tecnico-nautici, Fit Cgil e Fit Cisl denunciano “un insieme di azioni non coerenti e pericolose”.  “Il livello di sicurezza che un porto riesce a garantire è fortemente dipendente dalla capacità dei tre servizi tecnico‐nautici di coordinarsi fra di loro, dalla professionalità dei lavoratori e dalle competenze maturate durante l’esperienza lavorativa. Di conseguenza, riteniamo che stravolgere il vigente modello rischierebbe di incidere negativamente su tali livelli, facendo sì che in sede locale possano diventare un pericoloso strumento di concorrenza tra i vari scali”.
Favorevoli alla riforma della legge 84/94 i sindacati chiedono, tra l’altro, una politica di indirizzo nazionale per i porti, investimenti maggiori nella logistica, “una governance più amplia di quella attuale” e la chiusura del contenzioso che vede coinvolto i dipendenti delle Autorità portuali.
“Se qualcuno pensa di creare nei porti una zona franca economica ed un far west nelle attività lavorative – sottolinea la dichiarazione – incontrerà la nostra netta azione di contrasto. Non a difesa di interessi corporativi o locali ma, al contrario, a difesa e sostegno della capacità lavorativa maturata negli anni, della sicurezza nelle attività svolte, delle regole contrattuali che vedono un contratto di lavoro unico per chi opera nei porti”.  “Siamo alla vigilia – si conclude –  di modifiche dell’attuale assetto che possono essere positive o invece rispondere esclusivamente ad interessi politici ed economici, a scapito dell’interesse generale”.