“Il Sistema Mare deve assolutamente ritornare al centro delle politiche economiche, sociali e strategiche del nostro Paese ed essere un asse prioritario dell’innovazione in Italia per provare a giocare un ruolo in questo nuovo e avvincente scenario che si presenta a partire dal binomio “potenziale marittimo e nuove vie della seta”. È quanto evidenziato dal ministro Graziano Delrio, ministro delle Infrastrutture e Trasporti, in un intervento sul Messaggero pubblicato sul sito del ministero. “L’adozione, nelle prossime settimane, di un Piano Nazionale Strategico della Portualità e della Logistica – sottolinea Delrio – ha l’ambizione di divenire il set di visione strategica e di strumenti operativi in grado di fare del Sistema Mare il driver di un articolato e ricco dossier Blue Economy”. “Un Paese con oltre 8 mila chilometri di coste, geograficamente collocato al centro del Mediterraneo, attraversato da quattro corridoi europei, non può non incentrare parte decisiva delle proprie politiche industriali e di sviluppo sulla piena valorizzazione della risorsa Mare.
Vogliamo quindi dare solidità alle infrastrutture di questo sistema perché diventi un perno della ripresa economica italiana, uno strumento attivo di politica Euro-Mediterranea, un fattore decisivo dello sviluppo del Mezzogiorno – senza il quale saremmo sempre un Paese dimezzato – e un’occasione di sostenibilità lungo le coste e per mare. L’Italia è un hub naturale nel Mediterraneo rimasto inespresso fino ad oggi per mancanza di visione, inerzie burocratiche e disinteresse. Così, non abbiamo mai realizzato quell’ultimo miglio che ci separa dalla nostra reale potenzialità.
Secondo le stime, sulle nostre imprese il costo della logistica grava dell’11% in più rispetto alla media europea ed ha un onere stimabile attorno ai 12 miliardi di euro. Se superiamo la carenza di infrastrutture fisiche, arretrate rispetto agli standard europei, e le inefficienze dei servizi portuali, se andiamo oltre una programmazione locale spesso priva di riferimento con le vere esigenze di mercato, abbiamo l’opportunità di recuperare la competitività del sistema portuale italiano sul piano dei costi e dell’efficienza di sistema. Il rilancio della portualità, insieme a un riordino del sistema logistico nazionale, avrà quindi conseguenze importanti sulla riduzione dei costi e dei tempi di trasporto e sulla crescita dei volumi di traffico, ma avrà soprattutto l’obbiettivo della crescita di valore aggiunto per il nostro sistema economico e industriale, facendo recuperare margini importanti di produttività ed efficienza. La possibilità che abbiamo è quella di costituire un nuovo gateway di ingresso da Sud per le merci rispetto alle regioni dell’Europa continentale: dalla Svizzera, all’Austria e alla Baviera, fino ai Paesi senza sbocco sul mare dell’Europa orientale e dei Balcani. Inoltre, nonostante le tensioni sociali e politiche, ci sono forti opportunità offerte dalle economie in crescita della sponda Sud Occidentale e Orientale del Mediterraneo. Basti ricordare che nel Mediterraneo passa circa il 20% dell’intero traffico marittimo mondiale e che tale percentuale potrebbe ulteriormente crescere. Se Cina e Stati Uniti si attrezzano con accordi e accorpamenti per passare da “giganti a supergiganti”, l’Italia deve pensarsi in modo rafforzato e, unendo le energie in sistemi portuali, candidare i nostri scali ed i nostri servizi del trasporto marittimo a giocare questo ruolo unico su uno scacchiere mondiale. Occorrono quindi una logica integrata e interventi infrastrutturali coerenti, “di sistema”, che rendano più semplice, più efficiente, più sostenibile e più strategico per la nostra economia il servirsi delle vie del Mare. Questo disegno interpella tutti: da Taranto e Gioia Tauro, alla regione adriatico ionica che guarda ai Balcani, all’arco nord tirrenico con le sue, anzi nostre, legittime aspirazioni rispetto all’area mitteleuropea. Siamo pronti a lanciare questa scommessa per un nuovo sistema logistico di idee, persone e cose di cui gli assi marittimi siano assi portanti”.