Un atto di accusa contro la burocrazia che blocca la competitività del sistema portuale e logistico italiano, generando costi e condizioni operative che rischiano di collocare fuori mercato importanti scali dall’assemblea della Federazione nazionale degli agenti e raccomandatari marittimi, che si è riunita a Lerici. Sotto accusa procedure che portano alla duplicazione di funzioni fra più di venti amministrazioni a cui sono delegati i controlli sulla merce e sulla nave in porto, ma anche la proliferazione di norme e le interpretazioni difformi, fatte nei diversi scali. “Ci sono casi clamorosi come quello di Gioia Tauro – spiegano in una nota – dove un numero crescente di spedizionieri internazionali impone alle compagnie l’esclusione dello scalo dall’elenco dei porti, a causa dei controlli spropositatamente più numerosi rispetto ai concorrenti: 13.803 ispezioni sui container, pari al 2%, quando a Valencia si ispeziona l’1% e al Pireo lo 0,01%”. Ma dall’assemblea emergono anche i costi economici di questo sistema. “Nelle stime del tempo perso a causa dei vincoli burocratici – prosegue la nota – un giorno di ritardo corrisponde a un danno al commercio internazionale dell’Italia pari a 7,5 miliardi di Euro”. L’attenzione dell’assemblea si è anche focalizzata sul Piano della logistica e dei porti. Pasqualino Monti, presidente di Assoporti, ha confermato il giudizio complessivamente positivo sulla bozza, tuttavia con la richiesta di modifiche sostanziali in materia di governance e razionalizzazione del sistema mentre Michele Pappalardo, Presidente di Federagenti, ha confermato la necessità di procedere alla svelta, passando dalle parole ai fatti. Per il presidente di Autorità Portuale della Spezia, Lorenzo Forcieri, “bene un rafforzamento del ruolo centrale del governo, attraverso il MIT, unito però ad una forte autonomia delle autorità portuali strategiche per il Paese, che dovranno essere individuate sulla base delle linee europee per il settore e sulla base del mercato”.