• 22 Novembre 2024 21:18

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Immigrazione clandestina, un affare da 700 milioni di euro

L’Europa propone un coordinamento delle autorità di frontiera

 

Oltre 700 milioni di euro. È la cifra, arrotondata per difetto, che intascano i cosiddetti “smuggler”, ovvero i trafficanti di migranti che solcano il Mediterraneo. L’ha resa nota la Fondazione ISMU nel corso della presentazione a Milano del XVII Rapporto sulle migrazioni in Italia 2011.  

La ricerca registra un vero e proprio boom degli sbarchi sulle coste italiane dovute principalmente alla diminuzione dei controlli causata dallo scoppio della “Primavera Araba”: nei primi sette mesi del 2011 51.881 immigrati hanno infatti raggiunto il nostro paese rispetto ai 4.402 dell’anno precedente. I luoghi preferiti dalle “carrette del mare” (dati della Commissione Permanente della Camera riferiti ai primi cinque mesi dell’anno) sono Lampedusa, con 370 sbarchi sui 507 totali, le coste siciliane con 84 sbarchi, quelle calabresi a quota 25 e quelle pugliesi con 16.

Stilato anche il tariffario dei disperati del Mediterraneo: si pagano 7-10mila euro per arrivate in Italia dalla coste dell’Africa subshariana, contro i 1-2mila euro per il solo passaggio tra Tunisia o Egitto o Libia e Italia. Chi viene dall’Afghanistan o dall’Iran può arrivare a pagare anche 15mila euro. Calcolando un costo medio a persona oscillante tra i 4mila e gli 8mila euro – sottolinea il rapporto – il fatturato annuo va da dai 355 milioni e 755mila euro a 711 milioni 511mila euro. “Queste stime, calcolate per difetto solo sul numero di migranti sbarcati e intercettati sulle coste italiane, potrebbero essere molto più alte se si prendono in considerazione anche le migliaia di migranti che riescono a raggiungere l’Italia sfuggendo ai controlli delle forze dell’ordine”.

È questo d’altronde uno dei problemi principali da affrontare per i Paesi che affacciano sulla sponda sud del “mare nostrum”. Al di là degli sconvolgimenti politici in Tunisia, Libia ed Egitto e di un crescente interesse per le potenzialità economiche dell’area continua a latitare un’iniziativa europea capace di porre freno, con una seria opera di controllo delle acque, allo sfruttamento della disperazione. “In alcuni Stati membri – ha denunciato di recente la Commissione europea – si contano al momento fino a sei diverse autorità direttamente coinvolte nella sorveglianza delle frontiere marittime, che talvolta gestiscono sistemi di sorveglianza paralleli, senza regole e programmi di lavoro chiari per la cooperazione e lo scambio reciproco di informazioni”. Un settore  caratterizzato dall’assenza di coordinamento “non soltanto all’interno di certi Stati membri, ma anche tra uno Stato membro e l’altro, poiché mancano procedure, reti o canali di comunicazione adeguati per lo scambio di informazioni”.

È proprio per porre un freno a questa deficienza operativa Bruxelles ha lanciato nei giorni scorsi il progetto Eurosur, meccanismo per lo scambio delle informazioni in possesso delle autorità responsabili della sorveglianza di frontiera (guardie di frontiera, guardie costiere, polizia, dogane e marina militare). “Eurosur aiuterà a scoprire e combattere le attività delle reti criminali e sarà uno strumento cruciale per salvare la vita di migranti che attraversano i mari per approdare sulle coste dell’UE”, ha spiegato Cecilia Malmström, Commissaria per gli Affari interni. “Il nuovo sistema contribuirà a una gestione integrata delle frontiere, garantendo anche il rispetto dei diritti fondamentali, della protezione dei dati e del divieto di respingimento”.

Inoltre, per aumentare la capacità di individuare le piccole imbarcazioni, Frontex, l’Agenzia europea per la gestione delle frontiere, istituirà un servizio per l’applicazione comune di strumenti di sorveglianza che combinerà, fra l’altro, immagini satellitari con informazioni tratte dai sistemi di segnalazione delle navi. Aumenterà così la possibilità di identificare e seguire le rotte usate dalle reti criminali per il trasporto illegale sia di migranti sia di stupefacenti, che attualmente avviene su piccole imbarcazioni di legno e fibra di vetro estremamente difficili da identificare e localizzare in alto mare, con gli enormi problemi che ciò comporta per le autorità di contrasto.

Eurosur potenzierà lo scambio di informazioni e la cooperazione tra le autorità responsabili del controllo di frontiera degli Stati membri e tra queste ultime e Frontex. A tal fine, ogni Stato membro situato lungo le frontiere esterne terrestri e marittime dovrà istituire un centro nazionale di coordinamento per la sorveglianza di frontiera, che scambierà informazioni con altri centri nazionali di coordinamento e con Frontex tramite una rete di comunicazione protetta.

Con un esperimento pilota del novembre 2011, sono stati collegati tra loro i primi sei centri nazionali di coordinamento tra cui quello italiano di Roma-fiumicino. Gli altri centri nazionali di coordinamento degli Stati membri saranno collegati nel 2012 e nel 2013.

Giovanni Grande