Da quando è stato liberalizzato il mercato del trasporto merci internazionale nel 1990, l’Unione europea ha dato vita a un’ampia produzione legislativa in materia, che avrebbe anche dovuto garantire condizioni di lavoro standardizzate, in un clima di concorrenza sostenibile. Tuttavia, tale armonizzazione non si è realizzata in quanto nei vari Stati membri vi sono condizioni di operatività delle imprese molto diverse. Uno studio condotto dal CNR (Comité National Routier) e presentato da ANITA in un convegno a Roma mette in evidenza le divergenze relative alle condizioni di lavoro, ai livelli di retribuzione e al costo degli autisti internazionali in Europa che vedono l’Italia posizionata ai primi posti nell’infelice classifica sul costo del lavoro dei conducenti. “Il deficit di armonizzazione tra le legislazioni sociali dei vari Stati membri ha causato il proliferare di normative interne antidumping – ha dichiarato il Presidente di ANITA Thomas Baumgartner – Francia, Germania, Austria e Belgio hanno introdotto leggi a protezione del mercato del lavoro nazionale”. In Italia, la recente attuazione della direttiva Enforcement ha consentito al nostro legislatore di introdurre strumenti di tutela delle condizioni di lavoro del personale distaccato, o somministrato, e di ampliare la protezione ai lavoratori impegnati in operazioni di cabotaggio stradale. “Ora, l’auspicio è che la nuova disciplina nazionale ponga un freno alle pratiche sleali ed elusive della normativa comunitaria e al contempo limiti il troppo diffuso ricorso al cabotaggio – ha aggiunto Baumgartner –riequilibrando così le quote di mercato tra gli operatori europei”. Sono fuori dalla nuova disciplina, invece, i trasporti internazionali i quali sono in attesa di un chiarimento da Bruxelles: “Pertanto, è necessario trovare soluzioni in grado di potenziare le quote di mercato in questo settore in cui le imprese italiane hanno perso e continuano a perdere margini d’azione”. In tale contesto, la proposta di ANITA sulla decontribuzione per gli autisti impiegati nei trasporti internazionali, pur con le criticità sollevate dal punto di vista del diritto comunitario, può e deve rappresentare uno spunto per la ricerca di soluzioni efficaci e idonee a restituire la competitività persa negli ultimi anni e permettere alle imprese di tornare ad assumere in Italia” – ha concluso il Presidente di ANITA.