Piace l’idea progettuale del Comitato promotore. Spirito: “Entro la fine dell’anno le gare per l’ex Magazzini Generali”
Con la piena disponibilità del ministro Delrio a finanziare il rifacimento del waterfront di Napoli diventa più concreta l’ipotesi di realizzare un Museo del mare all’interno dell’area portuale dopo oltre venti anni di discussioni a vuoto. Pietro Spirito, alla presentazione organizzata da Propeller Club e Lega Navale di un progetto studio realizzato per l’apposito Comitato, abbozza anche un minimo di cronoprogramma: “Due mesi per la consegna del progetto definitivo, quattro per quello esecutivo”. Entro la fine dell’anno si potrebbero così avviare le gare per la trasformazione dell’edificio Canino (ex Magazzini Generali), sede scelta per ospitare la struttura.
Un veloce percorso amministrativo, all’insegna della più stretta collaborazione istituzionale, la cui base di partenza potrebbe essere rappresentata proprio dall’idea progettuale messa in piedi da un team di professionisti, coordinato dall’arch. Gennaro Matacena e dall’Ing. Filippo Cavuoto, per quel Comitato Museo del Mare che vede coinvolti 38 soci tra cui Propeller Club di Napoli, Unione degli Industriali, Confcommercio. Al centro della proposta il recupero degli oltre 9mila metri quadri del complesso degli ex Magazzini Generali, struttura vincolata dalla Soprintendenza, attraverso il risanamento filologico delle superfici esterne e la rimodulazione degli spazi esterni. “Un progetto aperto – spiega Matacena – che darebbe vita ad una struttura museale unica nel suo genere: nessuna città, come Napoli, può infatti contare su una stratificazione storico-culturale, di oltre due millenni”. Non a caso il polo museale immaginato dalla proposta prevede un piano seminterrato e tre piani fuori terra dedicati non solo all’esposizione di reperti ma anche ad installazioni tecnologiche in grado di ricostruire il complesso rapporto tra la città e il suo mare. “In piena coerenza con il progetto Euvè – sottolinea Filippo Cavuoto – la struttura potrebbe essere integrata con un eventuale raccordo sotterraneo alla nuova fermata della metropolitana, ospitando una sede locale del museo archeologico con i ritrovamenti effettuati nel corso dei lavori”.
Una visione di polo museale moderna, insomma, su cui le istituzioni saranno chiamate a una stretta collaborazione, sia sulle questioni contenutistiche sia economiche. Ottenuto il via libera dal responsabile della Soprintendenza, Luciano Garella, che parla di “lungimirante proposta di infrastrutturazione culturale”; data per acquisita l’intesa sulla costituzione di un comitato scientifico di livello internazionale, resta da capire chi si accollerà i costi dell’operazione, circa 40 milioni di euro, e in che modo il futuro museo sosterrà le sue attività. “Su questo punto – assicura l’assessore alle Attività produttive, Amedeo Lepore – la Regione farà la sua parte. Il Patto per la Campania prevede specifiche linee di finanziamento per la digitalizzazione degli archivi e i musei d’opera. Bisognerà confrontarsi per trovare una via unitaria”.
Sull’opportunità di contrastare l’immobilismo della città punta Pietro Spirito. “Napoli non può morire d’asfissia per il suo non fare. Il governo ha dato la massima disponibilità a finanziare progetti che però devono essere presentati nella loro forma definitiva”. “Alcuni interessi economici – denuncia – hanno bloccato la trasformazione del waterfront, cosa che non permetterò. Non è civile la situazione del Beverello, dove ospitiamo 6 milioni di passeggeri, è arrivato il momento di cambiare pagina”. Una svolta che può passare anche attraverso un nuovo modo di concepire la funzione di un Museo del Mare, la cui sostenibilità economica è da affidare anche alle attività (cibo, turismo, moda, attrezzature) che dal mare si sviluppano . “Alla parola museo, troppo polverosa, preferirei quella di centro di storia e cultura del mare”. L’antitodo contro la stagione di declino della città, infatti, è “proiettare la storia nel futuro”. Creare nuove connessioni, con la proposta di trasferimento, ad esempio, di tutte le attività economiche legate al mare della Parthenope. “Sanare – continua Spirito – la contraddizione di un territorio dove nonostante la presenza di grandi compagnie marittime non c’è relazione tra imprese ed università. Viviamo in un epoca in cui i trasporti sono ritornati ad essere il motore della storia. Quest’iniziativa può costruire un ponte tra passato e futuro”.