Il WWF: “Gestione fallimentare”. Clini: “Definire strumenti idonei”
Oltre 10.000 transiti commerciali l’anno all’interno del Santuario dei Cetacei “senza alcun obbligo di rotte certe e senza alcun riscontro satellitare costante”. Dopo l’incidente di Costa Concordia il WWF punta il dito contro la mancanza di regole certe. E accusa l’autorità competente sull’area, istituita nel 1999, di non essere in grado di “tutelare adeguatamente i propri beni ambientali e paesaggistici”. “Ne sono gli esempi più recenti – denuncia l’associazione – il drammatico incagliamento della Costa Concordia al Giglio e quanto accaduto all’alba del 17 dicembre 2011, quando l’Eurocargo Venezia della Grimaldi Lines, ha perso due semirimorchi trasportati in coperta, contenenti tonnellate di un catalizzatore al cobalto-nichel estremamente inquinante a sud dell’isola di Gorgona, a una ventina di miglia dalla costa e a una profondità variabile tra i 120 e 600 metri, per un totale di 198 fusti metallici non ancora recuperati”.
Nasce da qui la richiesta al ministro dell’Ambiente di verificare l’applicazione dell’accordo volontario sul traffico marittimo pericoloso sottoscritto nel giugno del 2001, su iniziativa dei Ministri dell’Ambiente e dei Trasporti, con Confindustria (anche per conto di Confitarma, Unione Petrolifera, Assocostieri e Federchimica), l’Assoporti, le organizzazioni sindacali (CGIL, CISL, UIL e UGL) e le maggiori associazioni ambientaliste (Amici della Terra, Italia Nostra, Legambiente, Marevivo e WWF Italia). “L’accordo – spiega il WWF – prevedeva un articolato programma di interventi concreti finalizzati a prevenire i rischi connessi al trasporto marittimo di sostanze pericolose, innanzitutto mediante la più rapida messa al bando dalle nostre acque delle navi petroliere monoscafo, oltre ad altre misure per evitare il lavaggio delle cisterne in mare, per una più calibrata formazione professionale degli equipaggi, per la rapida ratifica della Convenzione internazionale “bunker oil”, per la tutela di particolari aree quali le bocche di Bonifacio e la laguna di Venezia”.
Secondo il WWF non solo è fondamentale avere a 10 anni di distanza un bilancio condiviso, ma anche rilanciare su altri settori quali ad esempio lo stato di applicazione della Bunker Oil Convention in vigore dal novembre 2008. Inoltre, l’associazione chiede per questo settore una particolarissima attenzione anche al cosiddetto doppio bunker per i serbatoi delle navi da crociera che, come la vicenda della Costa Concordia dimostra, potenzialmente possono creare elevate criticità ambientali per le grandi quantità di combustibile trasportate.
Su questa questione, in particolare, il ministro Corrado Clini ha già avanzato una prima proposta. Un contributo di solidarietà sul petrolio movimentato per mare, 125 milioni di tonnellate l’anno, e sul traffico passeggeri: un fondo per la protezione del mare e delle coste, da utilizzare per eventuali criticità. “Dobbiamo definire gli strumenti più idonei perché non si ripetano più situazioni del genere. Questi sono condomini galleggianti – spiega – e non possono muoversi come fossero vaporetti”. Il ministro ha anche annunciato la volontà di sentire al più presto Confitarma “per promuovere insieme un turismo intelligente che difenda l’ambiente” e annunciato la messa a punto di “percorsi alternativi” in zone particolarmente critiche come la laguna di Venezia.
Sulle coste del Mediterraneo – rilevano gli ambientalisti – non solo insistono 750 porti turistici e 286 porti commerciali, ma anche 13 impianti di produzione di gas e 180 centrali termoelettriche. Questo sistema interessa la movimentazione di oltre 2000 traghetti, 1500 cargo, 300 navi cisterna, centinaia di imbarcazioni commerciali; stime delle Nazioni Unite attestano che il Mediterraneo ogni anno è attraversato da oltre 200.000 transiti. “La sicurezza nasce dunque non solo dal fissare regole, ma anche dal farle rispettare garantendo i necessari controlli”.