Ap di Venezia: “Impossibile in uno scalo lagunare”
Autorità portuali e Capitanerie di porto nel mirino del Codacons. L’associazione sta predisponendo un esposto a varie procure per accertare i comportamenti relativi alla pratica “dell’inchino” e ai provvedimenti “adottati in passato per garantire la sicurezza nei mari italiani”.
In particolare, il Codacons chiede alla magistratura di sequestrare le scatole nere delle navi da crociera che negli ultimi 2 anni hanno solcato le acque dell’Isola del Giglio e quelle delle più importanti località turistiche come Capri o Venezia, allo scopo di verificare le rotte seguite dalle imbarcazioni e il rispetto delle distanze minime dalle coste.
Sulla questione, intanto, Venezia smentisce le “inesattezze” circolate negli ultimi giorni. La città, alle prese da sempre con un difficile rapporto con i giganti delle crociere (periodicamente s’infiamma la polemica sulla possibilità di vietare l’ingresso nello scalo), spiega, tramite Capitaneria e Autorità portuale che il porto, per sua natura, “permette alle navi solo un passaggio obbligato lungo specifiche rotte che non ammettono deviazioni. Le navi da crociera non hanno (e non possono avere) libertà di navigazione sull’intero specchio acqueo della laguna”.
Il loro passaggio (nel bacino di San Marco, nel canale della Giudecca) avviene seguendo una sorta di “corridoio” che impedisce fisicamente, anche in relazione ai fondali e al pescaggio delle navi, di avvicinarsi – volontariamente o involontariamente – alle rive. “Le rigide norme di sicurezza, dettate dalla Capitaneria di Porto con specifiche ordinanze, prevedono che le navi siano accompagnate da 2 rimorchiatori. Inoltre, 2 piloti affiancano il Comandante della nave ancor prima che le navi da crociera entrino dalla Bocca di porto di Lido e lo assistono nelle manovre fino all’ormeggio in Marittima (San Basilio)”.
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