Franco Roberti, da due mesi alla guida dell’assessorato regionale, spiega obiettivi e strategia
Di Emilia Leonetti
L’intervista a Franco Roberti è un’occasione unica per un giornalista. La sua esperienza nella lotta al crimine organizzato, i ruoli che ha ricoperto nella sua carriera, partendo da Pubblico Ministero, nei primi anni ottanta del secolo scorso, nella Procura di Napoli nella sede, che a quell’epoca era il prestigioso Palazzo di Castel Capuano, rendono ogni incontro di grande interesse. Soprattutto spingono, come è avvenuto nel nostro caso, ad allargare il discorso. Perché Franco Roberti ha una conoscenza delle mafie approfondita. Sino a un anno fa, infatti, è stato Procuratore Nazionale Antimafia. Lo incontro nel suo ufficio di via Santa Lucia, sede della Giunta Regione della Campania.
• Il Presidente Vincenzo De Luca, nell’affidarle l’incarico di Assessore alla Sicurezza, ha affermato: ” Siamo in una grave emergenza. Dobbiamo definire un progetto educativo rivolto alle giovani generazioni, attuare misure di prevenzione, contrastare l’illegalità”. Da dove intende cominciare?
“Ho accettato la proposta del Presidente Vincenzo De Luca perché ritengo di poter dare, in questo scorcio di legislatura, un contributo di esperienza e di conoscenza in un settore così importante come la sicurezza e la legalità. Sono partito facendo una ricognizione della situazione della videosorveglianza, che è fondamentale nella prevenzione del crimine. Il mio è un assessorato trasversale. Sono in costante contatto con i colleghi, perché il tema sicurezza riguarda lavoro, scuola, sanità. Per capire dove intervenire, ritengo utile avere un dialogo costante con i miei colleghi di Giunta. Oggi, per esempio, abbiamo avviato, assieme all’Assessore all’Istruzione, una collaborazione con l’Autorità Giudiziaria minorile, per definire percorsi comuni di contrasto alle baby gang e in generale ai reati minorili. Mio compito è avviare un’attività di coordinamento finalizzato alla rieducazione. Quest’azione si concretizza con il sostegno finanziario alle comunità che sul territorio hanno già in carico i minori a rischio. Tengo molto al collegamento tra Autorità amministrativa ed Autorità giudiziaria.
Altro mio compito è il coordinamento delle Polizie Municipali, che hanno un ruolo centrale nel controllo del territorio. La carenza di forze di polizia municipale è all’origine di crimini anche rilevanti di questi ultimi anni (esempio emblematico è stato l’omicidio del Sindaco Vassallo). Per questo vogliamo sostenere la formazione e l’aggiornamento professionale, rafforzando la struttura a questo dedicata, che ha base a Benevento. Lo scopo è migliorare il servizio sul territorio regionale.
Riassumendo, in due mesi di lavoro, ho indirizzato l’attività del mio assessorato su: videosorveglianza dove abbiamo investito ingenti risorse in tutta la Regione, collaborazione con Autorità Giudiziaria per migliorare percorsi rieducativi dei minori a rischio. Nello specifico per Napoli abbiamo siglato un protocollo con il Ministero dell’Interno per il quartiere “Sanità” assieme al Comune, alla Regione e all’Ufficio Scolastico per la Regione Campania, per l’apertura delle scuole nel pomeriggio al fine di combattere la dispersione scolastica. Questo modello intendo portarlo anche negli altri quartieri.”
• Assessore alla Sicurezza, per la prima volta, viene istituito un assessorato del genere. Quali sono le condizioni irrinunciabili per rendere operativo il suo incarico?
“Le condizioni sono avere un quadro chiaro dei problemi, che viene anche da chi lavora da tempo in Regione e dal rapporto con le associazioni che hanno un ruolo sul territorio. Il confronto serve per scegliere le strategie più idonee per affrontare i problemi. Bisognerebbe poi semplificare i percorsi burocratici e decisionali. Agire sulla semplificazione e sulla trasparenza delle procedure amministrative è fondamentale per dare concretezza al lavoro del mio assessorato.”
• Lei è stato per diversi anni al centro di importanti indagini di camorra e poi nell’ultimo periodo, come Procuratore Nazionale Antimafia, al centro di rapporti internazionali per la lotta al crimine organizzato. Qual è la situazione della diffusione criminale in Campania e in che modo pensa la questione “sicurezza“ di cui Lei è il titolare, sia connessa alla più ampia e pervasiva questione “camorra”
“La questione “camorra “ è un aspetto della questione “sicurezza” . Gli altri aspetti sono legati all’economia criminale, e sono terrorismo, fenomeni migratori, reati ambientali, reati informatici. Questi sono quelli che considero tante facce della grande questione “sicurezza” sulla quale stiamo portando l’attenzione anche con percorsi di studio che culmineranno con un convegno internazionale che terremo in autunno. Servirà a stabilire quello che sino ad ora è stato realizzato e ciò che è necessario fare. Faremo il punto della situazione e, contemporaneamente, fisseremo gli obiettivi da raggiungere, definendo gli strumenti normativi e organizzativi per perseguirli. Il mio intento è individuare all’interno della problematica sicurezza tutte le azioni che la Regione può mettere in campo per migliorare, in generale, i livelli di sicurezza. Vorrei, però, precisare che i cittadini dovrebbero comprendere che l’economia criminale è il vero punto centrale della criminalità organizzata. L’economia criminale distrugge l’economia legale e sino a quando l’economia criminale avrà spazi all’interno delle dinamiche di economia legale non vi sarà nessun vero sviluppo né per questa Regione, né per il nostro Paese. Perché l’economia criminale scoraggia gli investimenti, distoglie gli imprenditori onesti, inquina i mercati finanziari con i proventi delle attività criminali. Frena lo sviluppo, e dunque l’occupazione.”
• Tornando all’attività del suo assessorato. Ha già pianificato un programma di lavoro, un metodo, degli obiettivi?
“Il lavoro dell’assessorato è legato anche ad una serie di priorità. Ad esempio la legge regionale su “ Gestione e destinazione dei Beni Confiscati alle Mafie” del 2013, aggiornata nel 2017, che ora, a seguito anche di alcune osservazioni della Corte Costituzionale, dovrebbe essere approvata dal Consiglio Regionale, è centrale per la lotta alla criminalità. I beni confiscati devono diventare una risorsa per l’economia legale. Sino ad ora la gestione dei beni confiscati è stata considerata un peso, soprattutto per i Comuni. Deve diventare un’opportunità. Per fare questo salto di qualità bisogna avere gli strumenti e saper gestire i beni in attesa della loro destinazione ad uso pubblico. Serve un’Agenzia Nazionale forte e attrezzata, come prevede il vigente codice antimafia. Un’Agenzia che abbia gli strumenti anche finanziari per gestire immobili e aziende produttive. E’, poi, indispensabile che i beni siano oggetto di una strategia di reimpiego che venga incontro alle esigenze del territorio. Non basta destinare i “beni” ai Comuni, bisogna saperne coordinare l’attività di gestione. Occorre coordinamento e visione più ampia. Ad esempio, l’assegnazione di un immobile di Casal di Principe ad un associazione che si occupa di ragazzi autistici si è dimostrata un’ottima scelta perché la struttura funziona molto bene, come ho potuto constatare io stesso durante una visita alcuni giorni fa. E’ questo il lavoro che il mio assessorato svolgerà e che la legge, cui facevo riferimento poc’anzi, prevede. Aggiungo che la legge regionale prevede appositi strumenti per la valorizzazione dei beni confiscati (piano, programma, osservatorio) che fanno capo alla Regione e che consentiranno a quest’ultima di esercitare una funzione strategica in tale settore.”
• L’AdSP del Mar Tirreno Centrale è promotrice del così detto “rating di legalità” e per questo ha già tenuto, con un’associazione a questo dedicata, diversi incontri con imprenditori portuali. Lo scopo è sensibilizzare chi fa impresa sui vantaggi fiscali legati ai percorsi “virtuosi” sul piano del rispetto delle leggi, insieme a modelli lavorativi attenti al capitale “umano”. Cosa ne pensa? Può essere uno strumento per indirizzare le imprese verso una maggiore trasparenza e rispetto delle leggi?
“E’ uno strumento importante, e anzi intendo approfondire la conoscenza dello strumento in collaborazione con l’Autorità Portuale con cui sono in contatto. D’intesa con il Presidente Spirito desidero approfondire e sviluppare la tematica. Cosa che farò nelle prossime settimane.”
• In base alla sua esperienza quanto pesa la diffusa presenza della criminalità organizzata sull’economia del territorio? Mi riferisco a Napoli e alla Campania.
“La questione del contrasto all’economia criminale deve esse portata a tutto campo, ad un livello anche internazionale. Sa perché? Perché nell’era della globalizzazione le imprese criminali si muovono a livello nazionale e transnazionale andando a collocare i loro proventi nei Paesi in cui non c’è un contrasto efficace al riciclaggio. I capitali, una volta “ripuliti”, vengono usati per attività economiche anche nel nostro Paese. L’economia legale viene inquinata dai capitali “sporchi” che vengono nascosti all’estero e che continuano ad alimentare le attività economiche delle organizzazioni criminali all’estero e in Italia. Da qui la necessità di una forte cooperazione internazionale per contrastare il riciclaggio e in generale le attività economiche criminali. Il ruolo fondamentale in questo lo hanno le procure antimafia e la Procura Nazionale Antimafia.”
• La Campania, è notizia recente, è al primo posto in Italia per i reati ambientali. La metà, secondo i dati forniti da Legambiente, dei reati contro l’ambiente ( il 44%) avviene nelle Regioni meridionali, Campania, Calabria, Sicilia Puglia. Esiste una legge, la n. 68 sugli ecoreati. E’ sufficiente? La Regione Campania dovrebbe intervenire sul piano legislativo? Come?
“La legge n. 68 è un’ottima legge. Fortemente voluta e sostenuta dalla Procura Nazionale Antimafia, quando ricoprivo il ruolo di Procuratore a Roma. E’ una legge che va applicata e per questo servono le forze in campo. Occorre organizzazione, professionalità, serve crederci. Noi confidiamo nel Ministro Costa che è un grande esperto di reati ambientali e che è stato Generale dei Carabinieri forestali. Il Ministro Costa ha gli strumenti di conoscenza, di esperienza e capacità per dare un indirizzo alla corretta e compiuta applicazione della Legge n.68 del 2015. Per quanto riguarda la Regione Campania, come Lei sottolinea, se sarà necessario lo faremo, ma allo stato è prioritario dare applicazione alla legge in vigore.”