• 23 Novembre 2024 01:01

Seareporter.it

Quotidiano specializzato in politica dei trasporti marittimi

La pirateria somala è costata 7 miliardi di dollari

Calcolato l’ammontare del fenomeno sull’economia mondiale

 

Quasi sette miliardi di dollari. A tanto ammontano i costi della pirateria somala sull’economia mondiale. Un vero e proprio salasso, calcolato dalla fondazione americana One Earth Future, per l’80% a carico dell’industria marittima e per il restante 20% dei governi impegnati nella repressione del fenomeno.

Il report, giunto alla seconda edizione, registra una diminuzione degli attacchi portati con successo nella seconda metà del 2011, a causa della presenza in aumento di guardie armate a bordo delle navi. Nel contempo, “forte preoccupazione” suscitano i “costi umani” con un numero (24) significativo di decessi, di ostaggi e marittimi “soggetti a traumatici attacchi armati”.

Lo studio è incentrato attorno a 9 punti che vivisezionano il fenomeno.

Aumento della velocità. I dati dimostrano che nessuna unità è mai stata abbordata ad una velocità superiore ai 18 nodi. L’aumento della velocità di crociera nelle zone a rischio (tra l’altro in espansione) comportano un maggior consumo di carburante con costi aggiuntivi per circa 2,7 miliardi di dollari.

Operazioni militari. È il costo che grava maggiormente sulle casse dei governi. Attualmente più di trenta Paesi contribuiscono al controllo militare delle aree a rischio. Le missioni in ambito Nato, Ue e quelle portate avanti indipendentemente da singoli Paesi costano circa 1,27 miliardi di dollari.

Security. La presenza a bordo di guardie private è aumentata rapidamente nel 2011 (+25%) per un costo pari a 530 milioni di dollari. A questi vanno aggiunte le tecnologie di “difesa passiva” realizzate dalle società armatrici a bordo delle unità per un costo che oscilla tra i 534 e i 629 milioni di dollari.

Re-routing. È la modifica delle rotte per bypassare le zone maggiormente a rischio. I costi, principalmente in carburante, variano da 486 a 680 milioni di dollari.

Assicurazioni. L’espansione delle zone soggette al fenomeno pirateria comportano un aumento delle rate assicurative. Nel 2011 il costo è stato di 635 milioni di dollari.

Costo del lavoro. Maggiore rischio, maggiori compensi. Nel 2011, 1.118 marittimi sono caduti in ostaggi e 24 sono stati uccisi. Raddoppiare il compenso per viaggi nelle zone calde è costato 195 milioni di dollari.

Riscatti. Il motivo principale del fenomeno. Nel 2011 sono stati pagati (ufficialmente) 31 riscatti con un aumento medio dai 4 milioni del 2010 ai 5 milioni dell’anno scorso: 160 milioni in totale. Secondo i dati dello studio per le unità italiane Rosali D’Amato e Savina Caylin sarebbero stati pagati, rispettivamente, 6 e 11,5 milioni di dollari.

Organizzazioni. Sono 11 le organizzazioni internazionali che analizzano il fenomeno. Costo. 21,3 milioni di dollari.

Detenzione pirati. I Paesi che sono riusciti a catturare pirati sono una ventina. I costi per detenzione e processi: 16,4 milioni.

Il rapporto ha anche studiato gli effetti della pirateria sulle attività dei Paesi circostanti. Le attività turistiche del Kenya, ad esempio, sono state danneggiate per una cifra che oscilla tra 129 e 795 milioni di dollari.