Alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo illegale dei rifiuti, chiediamo di riaprire l’indagine sui roghi sospetti negli impianti di gestione e stoccaggio”
“Ancora non ci siamo. In nome del popolo inquinato, chiediamo che nella terra dei fuochi venga fatta davvero ecogiustizia e che vengano adottate soluzioni serie e concrete, a partire da maggiori controlli su tutto il territorio e non solo nelle aree degli impianti, per contrastare il fenomeno degli incendi di rifiuti produttivi all’aria aperta che, nella provincia di Napoli e Caserta, provocano danni all’ambiente e alla salute dei cittadini come denunciammo la prima volta nel rapporto Ecomafia 2003. Senza dimenticare che i cittadini stanno ancora aspettando le bonifiche dei territori, ad oggi in fortissimo ritardo, e stanno pagando l’assenza di una politica trasversale. Se si vuole davvero aiutare la Campania è ora di passare dalle parole ai fatti attraverso uno sforzo straordinario e comune, smettendola con i teatrini politici. Le azioni previste dal protocollo firmato oggi a Caserta, come ad esempio la militarizzazione dei siti di stoccaggio o l’utilizzo dei droni, non sono sufficienti. Per altro si tratta di misure non nuove, già adottate in precedenza come nel caso del presidio militare al centro, in passato, di roventi polemiche. Occorre in primis intensificare le attività di intelligence e di controllo in tutta la Terra dei fuochi anche per fermare questa escalation di roghi sospetti negli impianti e pensare al risanamento ambientale di questo territorio, utilizzando i delitti ambientali della legge 68/2015. Alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, chiediamo di riaprire l’indagine sugli incendi degli impianti di gestione rifiuti dietro ai quali, soprattutto in alcune zone calde della Penisola, si potrebbe nascondere ancora una volta la mano delle ecomafie”, così Stefano Ciafani e Maria Teresa Imparato, rispettivamente Presidente nazionale di Legambiente e Presidente di Legambiente Campania, commentano la firma del protocollo d’intesa Terra dei Fuochi arrivata oggi a Caserta nel corso del Consiglio dei ministri straordinario. E a Caserta, davanti alla prefettura, Legambiente oggi pomeriggio ha manifestato per chiedere “ecogiustizia subito” e azioni concrete per la Campania, vittima delle illegalità ambientali e degli ecomafiosi.
Per raccontare con i numeri l’ecocidio in atto nella Terra dei fuochi, dal 1991 al 2013 Legambiente ha censito ben 82 le inchieste per traffico di rifiuti che hanno incanalato veleni da ogni parte d’Italia per seppellirli direttamente nelle discariche legali e illegali della Terra dei fuochi, gestite della criminalità organizzata casertana e napoletana; inchieste concluse con 915 ordinanze di custodia cautelare, 1.806 denunce, coinvolgendo ben 443 aziende: la stragrande maggioranza di queste ultime con sede sociale al centro e al nord Italia. Una vera invasione di veleni dal centro-nord alla Terra dei Fuochi, assegnando alla Campania , un tempo Felix, il ruolo, certo non voluto, di «pattumiera d’Italia». In questo ventennio , lungo le rotte dei traffici illeciti, è viaggiato di tutto: scorie derivanti dalla metallurgia termica dell’alluminio, polveri di abbattimento fumi, morchia di verniciatura, reflui liquidi contaminati da metalli pesanti, amianto, terre inquinate provenienti da attività di bonifica. E ancora rifiuti prodotti da società o impianti, noti nel panorama nazionale, come quelli di petrolchimici storici del nostro Paese: i veleni dell’Acna di Cengio, i residui dell’ex Enichem di Priolo, i fanghi conciari della zona di Santa Croce.