• 23 Novembre 2024 01:51

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Svimez. Filiere Territoriali Logistiche per rilanciare il Mezzogiorno

Retroporti, inland terminal, infrastrutture, produzione d’eccellenza

 

Sistemi logistici integrati nell’area mediterranea. La sfida del futuro per il Mezzogiorno passa innanzitutto da una distribuzione “a servizio non solo del sistema endogeno meridionale ed italiano” ma principalmente come funzione di “concentrazione e smistamento di traffico lungo le direttrici Asia-Europa e Asia-Medio Oriente-Nord-Africa”.

È una delle ricette illustrate dallo Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno) in un’audizione alla V Commissione Bilancio della Camera, nell’ambito dell’indagine conoscitiva preliminare all’esame della Comunicazione della Commissione europea “Analisi della crescita per il 2012”.

Con un Pil nazionale che nel 2012 dovrebbe registrare un calo del 1,5%, il 2% per il Sud Italia, Svimez ha sottolineato l’importanza strategica degli interventi di “completamento della grande accessibilità transeuropea”  come l’autostrada Salerno-Reggio Calabria, la SS 106 Ionica, il sistema autostradale siciliano, l’Alta velocità/capacità Napoli-Bari, l’adeguamento dell’asse ferroviario Napoli-Reggio Calabria-Palermo/Catania facente parte del Corridoio I-TEN-T.

“Il settore del trasporto marittimo e della logistica portuale – spiega l’associazione – necessita in particolare di efficaci interventi di potenziamento della capacità competitiva del territorio e delle imprese fondati su moderni driver di sviluppo dell’economia globale che orientino e indirizzino i flussi in entrata ed in uscita verso gli sbocchi e le porte marittime dell’Italia meridionale sottoposte negli ultimi anni alla forte pressione competitiva esercitata dai porti del Nord-Africa”.

In questo quadro risulterebbe essenziale l’offerta di servizi logistici avanzati ed efficienti all’interno di filiere logistiche parallele a quelle produttive e mercantili: la cosiddetta Filiera Territoriale Logistica (FTL), nella definizione dello Svimez, “un’Area Vasta che disponga di un porto commerciale, di spazi retroportuali e di attività economiche che presentino un forte orientamento alle esportazioni”.  “Le attività presenti nell’Area – secondo una ricerca – potrebbero godere di notevoli vantaggi qualora le aree prossime ai porti fossero idoneizzate “a retroporti”, cioè ambiti attrezzati dal punto di vista infrastrutturale e collegati alle attività economiche presenti nell’area”.

A tal fine, aggiunge Svimez, “una condizione strutturale dovrebbe essere la istituzione di apposite zone defiscalizzate soprattutto in presenza di modelli IM-RIEM, cioè attività che importano via mare materie prime, semilavorati e prodotti intermedi, per una successiva sequenza logistica a valore e quindi riesportazione via mare di prodotti finiti e intermedi che presentano un incremento di valore dovuto alle attività logistiche (assemblaggio, consolidamento, etichettamento, confezionamento)”.

L’associazione, in particolare, ha individuato all’interno del territorio meridionale, sette Aree vaste, che mostrano “potenzialità di sviluppo come Filiere Territoriali Logistiche rivolte all’internazionalizzazione delle produzioni e alla maggiore apertura ai mercati esteri”: Abruzzo meridionale (Pescara, Ortona, Vasto, Termoli); basso Lazio e alto casertano (Gaeta, Napoli); Area Torrese-Stabiese (Torre Annunziata, Napoli, Salerno); Bari-Taranto-Brindisi; piana di Sibari (Corigliano, Gioia Tauro); Area catanese (Sicilia orientale); Sardegna settentrionale (Olbia, Porto Torres, Golfo Aranci, Oristano). Tutte accomunate da elementi come  “presenza di porti, anche minori e meno congestionati, di aree retroportuali e di inland terminal; sufficiente dotazione infrastrutturale di trasporto multimodale terrestre; buona accessibilità interna e possibilità di inserimento in reti di trasporto internazionale (principalmente marittime); presenza di filiere produttive di eccellenza orientate all’esportazione; possibilità di fruire di agevolazioni speciali ed incentivi per l’insediamento di attività logistiche (Zone Franche Urbane, Programmazione negoziata, Fondi strutturali europei, Contratti di Sviluppo e di Rete, Progetti di filiera, ecc.); esistenza di contesti deindustrializzati da riqualificare (aree dismesse) in senso produttivo per incrementare l’occupazione”.

“Le iniziative di realizzazione delle Filiere Territoriali Logistiche – si conclude  – potrebbero inoltre rappresentare una valida opportunità di recupero di vaste aree industriali dismesse presenti nei principali porti del Mezzogiorno da destinare ad aree retroportuali di insediamento di imprese ed attività del settore della logistica prevalentemente rivolta all’import-export”.

G.Grande