Necessario risolvere la questione dei nastri trasportatori
Tre mesi per una proposta operativa in grado di collocare Manfredonia nel contesto del sistema portuale regionale. È quanto emerso da una contrastata riunione convocata, su richiesta del presidente dell’ASI Foggia, Franco Mastroluca, dall’assessore alle Opere pubbliche Fabiano Amati.
Al centro della discussione il collaudo e la possibile utilizzazione dei nastri trasportatori del porto Alti fondali di Manfredonia, opera ventennale che, nelle sue contraddizioni, sembra racchiudere il destino di uno scalo incapace di trovare una collocazione nel territorio.
Cominciata negli anni ottanta con un progetto finanziato dalla Cassa del Mezzogiorno, proseguita nei decenni successivi, l’opera che doveva costituire un impianto di eccellenza – in grado di dare senso ad un porto isola collegato a terra ad un pontile di tre chilometri – si sta rivelando una minaccia in grado di compromettere l’intera struttura.
Giunta a conclusione, infatti, l’infrastruttura non è stata ancora collaudata (fase necessaria per metterla in funzione) a causa di un contenzioso tra l’Asi e l’impresa.
Non aiuta, in questo stato di impasse, la posizione della Regione, non disposta ad alcun impegno economico per sbloccare la situazione. “Eredito un argomento – ha spiegato Amati – che si presenta al mio lavoro in tutta la sua criticità: siamo chiamati a capire se l’opera potrà essere utilizzata o se, a differenza, dobbiamo richiedere la restituzione dell’ingente somma di denaro investito, anche a prescindere dalle attività tecniche ancora in corso. Non siamo disponibili a spendere nemmeno un euro ulteriore se non vi è la certezza che poi l’opera serva a qualcosa”.
Un atteggiamento che ha suscitato forti contestazioni da parte di varie rappresentanze territoriali, a cominciare dal sindaco della città, chiamate, entro novanta giorni, a sbrogliare le matassa.