• 22 Novembre 2024 14:36

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A Livorno il workshop del progetto Agriport

 

Sfruttare le piante adatte all’ambiente salino, insieme ai microrganismi della loro rizosfera, per rimuovere o trasformare i contaminanti presenti nei sedimenti di dragaggio. Desanilizzare poi la matrice e trasformarla in un “tecno-suolo” con caratteristiche proprie di un terreno fertile e quindi riutilizzabile.

Detto così sembra complicato ma potrebbe rappresentare la soluzione perfetta ad uno dei problemi principali dei porti commerciali: i sedimenti contaminati dei dragaggi che non possono essere ricollocati in mare.

Il loro trattamento ambientale è l’obiettivo primario di Agriport, un progetto co-finanziato dalla Commissione Europea e dal ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare quale parte del programma Eco-Innovation, iniziativa europea finalizzata a sostenere il percorso dalla ricerca al mercato di prodotti, processi e tecnologie innovative miranti alla protezione dell’ambiente, all’ecosostenibilità e all’uso razionale delle risorse naturali.

La fito-tecnologia adottata da Agriport sarà presentata, in particolare, il prossimo 31 maggio a Livorno alla Fortezza Vecchia nell’ambito del workshop “I sedimenti dei porti sono una risorsa”.

Nel corso dell’incontro saranno illustrati i risultati del progetto, condotto nei siti pilota del porto di Livorno, del Canale dei Navicelli di Pisa e dei porti di Haifa ed Ashdod in Israele, dove la contaminazione dei metalli pesanti e da idrocarburi sono stati ridotti rispettivamente del 20 e 60%.

Inoltre il sedimento trattato, grazie alla riduzione del suo contenuto salino, presenta caratteristiche confrontabili a quelle di un terreno fertile. Il costo complessivo in Italia è di circa 35 euro al metro cubo e la fattibilità in termini economicamente competitivi è confermata in 20 casi studio condotti nel Mediterraneo.