Palermo, 14 febbraio 2020 – I lavori della seconda giornata del “MedCom Forum Trasporti 2020”, nella sala dei Baroni di Palazzo Chiaramonte Steri sede del Rettorato dell’Università degli Studi di Palermo, sono stati aperti da Paolo Costa, professore di Economia dei Trasporti Università Ca’ Foscari di Venezia che ha fatto un’analisi attenta e precisa della situazione dell’intermodalità del Mediterraneo ma anche dell’Europa in generale. “Le relazioni commerciali con l’Estremo oriente – ha detto – sono destinate a crescere ulteriormente nei prossimi anni. La nuova geografia della produzione del consumo chiede rimedi alla obsolescenza geografica delle reti di trasporto ereditate dal passato, alla quale si sta provvedendo con adattamenti risentono dell’evoluzione tecnologica e di quella regolamentare. L’adattamento interessa tanto le reti terrestri quanto le reti aeree e marittime ed è frutto tanto dell’estensione ad est delle reti Ten T europee quanto dell’estensione ad ovest delle reti asiatiche dominata dalle iniziative cinesi della BRI. Nel gioco a tre Cina, Europa e gruppi integrati delle maggiori shipping, l’Unione Europea rischia di essere l’anello debole per il ritardo con il quale si sta muovendo partendo da una politica tutta orientata all’integrazione nel mercato interno per arrivare ad una politica di integrazione dell’Europa nei mercati mondiali. Lo dimostrano la sottovalutazione dell’adeguamento dei porti europei in sede di attuazione degli orientamenti Ten T definiti nel 2013 e la tiepidezza con la quale si sta avviando su questo tema anche la revisione Ten T da concludere entro il 2023”.
Nella prima sessione del giorno, moderata dal giornalista Roberto Nanfitò, sono intervenuti Alessandro Albanese, Presidente Sicindustria Palermo che ha affermato: “Non possiamo parlare di sviluppo e di infrastrutture in Sicilia se non affrontiamo prima di tutto la madre di tutti i problemi: i ritardi. Solo quando avremo un sistema di collegamenti efficiente ed efficace nell’isola allora sì che potremmo veramente guardare al futuro in un’ottica di sviluppo dell’economia e del territorio.”; Antonello Biriaco, Presidente Confindustria Catania che ha detto: “Un’efficace politica di rilancio degli investimenti in Sicilia non può prescindere da un sistema dei trasporti efficiente. La carenza infrastrutturale e l’arretratezza logistica del nostro territorio, oggi più che mai, ci allontanano dai mercati e ci fanno perdere terreno sul fronte della competitività. E’ mancata finora una strategia d’insieme che potesse disegnare obiettivi e percorsi utili a dare alla nostra terra una dote di collegamenti adeguati alle sfide della crescita. Per la nostra Isola serve un’azione di sistema che metta in campo risorse e strategie con una visione di lungo periodo. Se vogliamo che la Sicilia abbia una chance per diventare Hub del Mediterraneo, dobbiamo cambiare prospettiva, puntando ad uno sforzo corale della politica, della burocrazia, della classe dirigente.”; Matteo Catani, Membro Board Assarmatori e CEO GNV ha posto l’accento sulle autostrade del mare che “sono una scommessa vincente: lo sono dal punto di vista ambientale ma lo sono in particolare dal punto di vista economico oltre ad essere un ottimo veicolo per persone e merci. Uno strumento che genera una ricaduta molto positiva sul territorio e quindi sulla sua economia. Una risposta importante alla domanda di fondo che questo convegno ha posto”; Renato Coroneo, International Propeller Clubs di Palermo: “La politica in questi ultimi anni non è stata molto attenta nei confronti dei trasporti marittimi. C’è un traffico marittimo internazionale che transita nel Mediterraneo che non siamo in grado di attrarre. Eppure ci sono imprenditori virtuosi che hanno investito e adesso sono competitivi sul mercato. Bisogna eliminare le criticità che per la maggior parte risiedono nelle lungaggini burocratiche a partire dal codice degli appalti, che è una norma che appesantisce tutti i procedimenti. Il sistema autorizzatorio è complesso e lento. E’ giusto che tutti i procedimenti amministrativi seguano la legalità ma in queste condizioni gli operatori hanno grandi difficoltà. Bisogna intervenire immediatamente”; Salvatore Gangi, Presidente Regionale della Piccola Industria di Confindustria in Sicilia che ha affermato che “Per lo sviluppo dell’economia siciliana serve un sistema infrastrutturale che funzioni a 360 gradi. Il sistema viario, faccio l’esempio della Catania-Ragusa, è assolutamente pietoso. Ma al di là dei collegamenti tradizionali, anche i collegamenti telematici sono assolutamente carenti: quando si percorre la Palermo-Catania qualsiasi telefonata si interrompe continuamente perché cade la linea. Per risolvere questi problemi bisogna pensare e attivare un progetto paese o un progetto regione condiviso, possibilmente con la costituzione di una cabina di regia con componenti rappresentativi e seri.”
Nella seconda sessione della mattina, moderata dal giornalista Manlio Viola sono intervenuti Mario Paolo Mega, Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale dello Stretto (Messina-Gioia Tauro) “Fare sistema è assolutamente indispensabile. Il livello regionale non è più un perimetro accettabile. Fare rete diventa essenziale perché così si riesce ad incidere su una territorialità più ampia. Invece, spesso, purtroppo abbiamo la sensazione di essere soli. Come mezzogiorno occorrerebbe una maggiore attenzione da parte della politica nazionale. Il gap economico tra Nord e Sud aumenta sempre di più anche per il diverso sviluppo del sistema infrastrutturale. Nel corso degli anni il piano di sviluppo infrastrutturale per il Sud si è riempito solo di parole ma non di fatti concreti e di risorse economiche”; Pasqualino Monti, Presidente Autorità del Sistema Portuale del mare di Sicilia Occidentale (Palermo) ha detto che: “Purtroppo a livello nazionale non si ha ancora un’idea precisa di come agire nei confronti di un sistema in continua crescita. Ad esempio, si fa riferimento ad un codice degli appalti buono per gli anni passati, lungaggini e complicanze eccessive per qualsiasi autorizzazione. Bisogna trovare un metodo per dare risposte immediate a tutte le procedure necessarie allo sviluppo”; Pietro Spirito, Presidente Autorità del Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale (Napoli) ha precisato che “Il futuro è la creazione di un sistema di reti nel senso più ampio del termine, cioè non solo i trasporti ma tutto quello che riguarda i collegamenti, a partire dai cablaggi per le linee Internet. Altri lo stanno rapidamente facendo. Noi siamo molto indietro. Inoltre, come fattori negativi ci sono poca industria e scarsa internazionalizzazione. Questo comporta movimenti molto piccoli. Gli investimenti che dobbiamo fare non devono essere sbagliati, frammentati e tardivi. Il campanilismo è uno dei mali da cui dobbiamo guarire. Dobbiamo mettere le risorse dove è necessario. Inoltre è fondamentale la semplificazione amministrativa. Per quel che riguarda le Zes, ad esempio, che aveva come compito dal un lato quello di dare incentivi agli imprenditori e dall’altro semplificare, prevede 32 procedure per completare l’iter. In Europa ne occorre una sola”; Andrea Annunziata, Presidente Autorità del Sistema Portuale del mare di Sicilia Orientale (Catania – Augusta): “Se avviamo le infrastrutture adeguate, se le Zes portano avanti l’obiettivo per cui sono nate, siamo in grado di essere utili all’economia della nostra Regione. Se mettiamo in azione le nostre potenzialità, noi voliamo”;
Roberto Isidori, Direttore Marittimo della Sicilia Occidentale e Comandante della Capitaneria di Porto di Palermo ha posto l’accento sul fatto che “La nave è il perno principale della Blue Economy che equivale a ben 2 punti percentuali del Pil nazionale. Tutti i parametri del trasporto marittimo sono in continua crescita. Esiste un sistema Paese che riguarda i porti anche se i problemi ci sono com’è naturale che sia. E il porto si deve connettere per rendere fluido il traffico di persone e di merci. Le Capitanerie sono parte attiva di questo sistema. Fare sistema significa farlo anche attraverso sistemi normativi in particolare anche con strumenti telematici che consentono una forte riduzione dei tempi”.
Al termine della seconda sessione è intervenuto l’assessore regionale ai Trasporti Marco Falcone che, dopo avere portato i saluti del Presidente Nello Musumeci, assente “per impegni istituzionali già programmati”, ha detto: “L’economia passa dalle infrastrutture. Quelle marittime rappresentano una grande occasione di sviluppo economico. Oggi abbiamo un’esigenza, indirizzare le risorse in maniera intelligente perché le autostrade del mare possono essere uno strumento funzionale all’economia, dall’altro possono contribuire alla sicurezza e al rispetto dell’ambiente riducendo il traffico stradale. Le autorità portuali possono svolgere una grande funzione ma se riusciremo a creare una rete adeguata potranno realmente strumenti di crescita economia. Lo stesso deve accadere con gli aeroporti”.
Nel pomeriggio, moderati dal giornalista Nino Amadore, ci sono stati gli interventi di Rodolfo De Dominicis, Presidente Uirnet: “Il tema dei grandi corridoi ferroviari europei legati all’Italia è importante. Se colleghiamo due porti con un corridoio, anche se lontani tra loro, ad esempio Palermo e Genova, facciamo scattare importanti sinergie. Se questo non si fa questo tipo di collegamento il Nord andrà sempre meglio, attraendo investitori, e il Sud sempre peggio, perché non sarà attrattivo di alcun investimento.”; Filippo Palazzo, Responsabile Progetti Palermo della Direzione Investimenti RFI: “Lo sviluppo delle reti ferroviarie rappresenta un fattore strategico per una mobilità integrata e sostenibile, e ne è prova il Piano Industriale elaborato dal Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane per il 2019-2023. Tra gli obiettivi di Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS Italiane) c’è anche quello di integrare il ferro con le altre modalità di trasporto, e rendere le stazioni hub della mobilità e dei servizi, in connessione con porti e aeroporti. In questo scenario, la rete ferroviaria rappresenta la spina dorsale del sistema di mobilità integrata del futuro”; Enrico Maria Pujia, Direttore Generale per il Trasporto e le Infrastrutture Ferroviarie: E’mancata una pianificazione dei trasporti, in particolare nel Sud. Gioia Tauro aveva grosse chances ma non ha potuto usufruire di strutture di contorno adeguate. E’ necessario pensare ad una nuova strategia che, in previsione dell’apertura dei corridoi europei, ripensi completamente ad un sistema dei trasporti integrato in cui la logistica assuma un ruolo primario.; Francesco Russo, Ordinario di ingegneria e economia dei trasporti presso l’Università degli Studi di Reggio Calabria “Va innanzitutto richiamata una forte attenzione sulla situazione attuale della rete trans-europea dei trasporti (TEN) e della rete trans-mediterranea dei trasporti (TMN) notando come sia stata avviata in questi giorni la revisione della TEN, anticipando di 2 anni quanto programmato. Bisogna notare come sia in ritardo lo sviluppo della TEN sia come dibattito a livello di Paese per quanto riguarda le sue componenti e le relative priorità – valga ad esempio l’assenza di una proposta reale per l’AV nel Mezzogiorno- sia per la mancata definizione dei punti di connessione della TEN con la TMN. Stante il ruolo centrale di cerniera tra i due sistemi che gioca l’Italia il ritardo si evidenzia anche nella assoluta mancanza di spinta propulsiva di Roma nelle sedi decisionali europee. Bisogna, andando ad un maggior dettaglio, esaminare il ruolo della rete ferroviaria italiana per il trasporto delle merci nell’ambito dei corridoi europei della TEN, e in particolare del corridoio Scan-Med. È evidente l’importanza che la rete ferroviaria ha per raggiungere i mercati economici più importanti dell’UE. Si rileva che confrontando tempi e costi per arrivare nel centro Europa dai porti del Nord (Rotterdam, Antwerp) o dai porti italiani del Sud (Augusta, Gioia Tauro, Bari, Salerno) emerge un forte vantaggio per i porti del Sud. Questo vantaggio viene ad essere cancellato per due ordini di motivi: mancanza di connessioni ferroviarie di ultimo miglio tra porti e rete ferroviaria, sagome limitate e lunghezza treno ridotta rispetto agli standard europei, nello specifico a quelli francesi e tedeschi che si avviano ad operare treni da 1000 metri. Bisogna infine porre l’attenzione sul ruolo centrale che i porti svolgono come testate dei corridoi multimodali e come a fronte di una riforma della portualità particolarmente avanzata, fatta nel 2016, che ha dato la possibilità di competere con i grandi sistemi portuali internazionali si sia negli ultimi anni rallentato il passo per vari ordini di motivi. Credo che le Regioni del Sud debbano trovare forme di coordinamento proponendo azioni comuni per il superamento, almeno, dei problemi prima accennati. È utile richiamare che la condivisione tra le Regioni del Sud ha portato oggi a risultati importanti. Penso alla ciclovia della Magna Grecia, promossa dalla Regione Calabria e poi estesa alla Sicilia ed alla Basilicata, oggi in fase di progettazione, o alla ciclovia dell’Acquedotto Pugliese che mette assieme Campania, Puglia e Basilicata. Penso alla attivazione delle Zone Economiche Speciali (ZES) proposta con una legge del 2015 dalla Regione Calabria e poi estesa a tutte le regioni del Mezzogiorno. Il 2020 sarà un anno particolarmente importante perché si assumeranno decisioni cruciali per le reti europee TEN, solo una partecipazione coordinata e decisa delle Regioni del Sud potrà imporre a Roma ed a Bruxelles la soluzione di problemi cruciali del corridoio a partire dalla sagoma, dall’ultimo miglio, dalla lunghezza treno. La soluzione è importante sia per lo sviluppo del Mezzogiorno, sia per il potenziamento delle relazioni economiche con i Paesi della sponda Sud per fare diventare il Mediterraneo un mare di pace”; Ennio Cascetta, Amministratore Unico di RAM Logistica, Infrastrutture e Trasporti, Società in house del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che ha affermato: “Rilanciare le regioni del Sud in un quadro di sviluppo è possibile solo attraverso un forte miglioramento dei collegamenti che passa in primo luogo attraverso il monitoraggio ‘feroce’ della spesa e il tiraggio delle stazioni appaltanti per le infrastrutture strategiche del Mezzogiorno. In pratica si tratta di fare in modo che i finanziamenti notevoli che già ci sono si trasformino rapidamente in cantieri. Si parla di circa 60 miliardi di euro che significa mettere in campo lavoro per oltre centoventimila persone in dieci anni, sarebbe come riuscire a dare lavoro a dieci ILVA, o più di quattro FCA. Gli investimenti già finanziati riguardano tutti i settori strategici per la crescita. In primo luogo le ferrovie con la Napoli Bari, Catania Palermo, e i corridoi ferroviari a standard europei (TEM) fino a Taranto e Gioia Tauro, strade e autostrade con la SS 106 Jonica, la Salerno-Potenza-Matera-Bari, la A19 Palermo Catania, l’autostrada Ragusa Catania oltre le necessarie opere di manutenzione straordinarie oggi carenti. I porti con la Porta Ovest di Salerno, la piastra portuale di Taranto e Waterfront e nuovo terminal passeggeri del Molo Beverello a Napoli; gli aeroporti con l’allungamento della pista di Catania e l’integrazione con Napoli Capodichino e di Salerno-Pontecagnano. Infine trasporti urbani e metropolitani essenziali per lo sviluppo e per migliorare la qualità della vita dei cittadini e la attrattività economica e turistica delle città. In secondo luogo provvedere ad accelerare i progetti che ancora mancano come la Alata Velocità di Rete (AVR) Salerno Reggio Calabria, l’attraversamento dello stretto di Messina e la Battipaglia-Potenza-Metaponto per esempio ma anche il potenziamento della SS 106 con la project review oltre al raccordo ferroviario del porto di Napoli. Inoltre per colmare più rapidamente i ritardi infrastrutturali che comunque richiederanno tempi di realizzazione medio lunghi è necessario confermare e migliorare la politica degli incentivi ai servizi di trasporto viaggiatori e merci come il ferrobonus e il marebonus. Una proposta innovativa è di avviare immediatamente i servizi ferroviari con standard AV per unire le città senza alta velocità (che soffrono in un deficit di PIL molto significativo) a quelle che la possiedono. Si può fare con un AV Bonus sulla scorta de ferrobonus. Poi è necessario migliorare l’efficienza e l’efficacia del trasporto pubblico locale che al sud sono generalmente insufficienti, come quelle di alcune gestioni aereoportuali, con una maggiore apertura al mercato. Infine ma non certo da ultimo ci vogliono politiche industriali collegate alle infrastrutture intermodali ma che siano collegate alle potenzialità del mezzogiorno. Il progetto delle ZES non riesce a decollare e forse dopo tre anni ha perso l’inerzia necessaria”.
Al termine della seconda sessione sono stati proiettati due video con i messaggi dei sindaci di Bari, Antonio Decaro, e di Taranto, Rinaldo Melucci.
A seguire un dibattito, moderato, sollecitato e provocato dal giornalista Gaetano Pedullà, che ha visto come protagonisti il sindaco di Palermo Leoluca Orlando e il vicepresidente della Regione siciliana e assessore al Bilancio Gaetano Armao. Dibattito durante il quale sono stati affrontati i temi generali dell’economia siciliana e quelli più specifici legati ai trasporti.
Nello specifico, Orlando ha ribadito il cambiamento culturale avvenuto in Sicilia dicendo inoltre: “Quando sento parlare di strumenti come il Patto per il Sud mi preoccupo perché accade fin troppo spesso che quello che viene stanziato alla fine non viene speso. Noi dobbiamo dare incentivi a chi esiste già, dobbiamo darli a chi vuole cominciare un’attività da noi. Per quel che riguarda i porti di Palermo abbiamo risolto una serie di problemi con degli accordi specifici. Abbiamo fatto tutte le opere necessarie. Per lavorare meglio sarebbe il caso di eliminare l’Autonomia che alla fine è diventata una sorta di gabbia che impedisce alla Sicilia di muoversi al meglio. Torniamo ad essere normali.”.
Rispondendo ad una precisa domanda del giornalista, il sindaco Orlando ha detto: “Un progetto di rete dei porti siciliani è credibile solo di fronte ad un cambio culturale. Il punto è avere la capacità di intercettare quello che transita nel Mediterraneo. Ma questo lo devono fare Siracusa e Augusta. Ma la cosa può funzionare solo se si crea un buon collegamento ferroviario tra quest’area e Palermo. Tutto ciò deve stare dentro un sistema serio ed efficiente. Il tema di fondo della dimensione sistemica è poter dialogare con tutti gli attori del settore. Purtroppo fino a pochi anni era impossibile aprire un dialogo costruttivo e, di conseguenza, ragionare sulle cose da fare.”
Armao, dal canto suo, ha affermato che “Lo sviluppo sociale ed economico della Sicilia è purtroppo ancor oggi condizionato dall’insularità e dalla posizione periferica rispetto alle aree centrali del Continente europeo. Tale condizione di insularità, peraltro esplicitata nel dettato dell’art. 174 del TFUE, alla quale, per primo lo Stato non ha posto rimedio mediante forme di compensazione e riequilibrio è causa dell’appesantimento dei costi di trasporto relativi a persone e merci nell’Unione Europea, in particolare da e verso la stessa penisola, dove l’assenza di politiche di continuità territoriale, diminuiscono la competitività delle attività produttive siciliane rispetto alle controparti del nord e complicano la vita ai cittadini negli spostamenti all’interno dello stesso stato. Ma più in generale refluisce sulla competitività dei territori, delle imprese e sulla stessa fruizione dei diritti sociali. Abbiamo richiesto al Governo statale di superare le inerzie che anche l’Unione europea ha contestato e di riconoscere alle isole misure di sostegno finanziario al fine di mitigare lo svantaggio competitivo derivante dai maggior costi delle esportazioni e del reperimento delle materie prime. E’ altresì richiesto all’Europa di riconoscere gli svantaggi strutturali che derivano dalla loro condizione, in termini di mobilità, infrastrutture stradali e ferroviarie e di sostegno alle imprese. Soltanto attraverso la compiuta affermazione delle misure di riequilibrio, la Sicilia, come le altre isole europee, potranno rilanciare le proprie prospettive di crescita. E in questo senso occorre fare sistema non solo per la continuità territoriale, ma anche per la fiscalità di sviluppo.”
Sulle Zes, Armao ha affermato che “Utilizzando l’Autonomia speciale, stiamo azzerando il gettito fiscale diretto verso la Regione per agevolare una serie di importanti vantaggi fiscali che ricadano sul territorio. In questo modo possiamo stimolare la nascita di start up, imprese di giovani e tutto giorno che è innovativo. Avevamo predisposto come Regione di consentire il mantenimento nelle Zes siciliane il vantaggio doganale ma poche ora fa questo progetto è tramontato”.