L’Italia segna il passo. Fercargo e terminalisti: “liberalizzare”
Il riequilibrio modale necessario al sistema logistico italiano è sempre più un miraggio. E se Rotterdam dispone si una linea ferroviaria esclusivamente dedicata alle merci che lo collega direttamente alla Germania (la Betuwe Route, lunga 160 km) l’Italia rimane al passo, invischiata in una crisi all’apparenza senza uscita.
Anche nel 2011, a conferma del trend negativo degli ultimi 5 anni, il trasporto su rotaia ha infatti perso il 5-6% di quota traffico, a fronte del record mondiale di densità della rete stradale, rilevato in un recente studio di Confcommercio.
La denuncia arriva da Giacomo Di Patrizi, presidente di Fercargo, che indica le azioni utili per un rilancio complessivo del comparto: “occorre immediatamente rilanciare il trasporto ferroviario merci, da troppo tempo penalizzato, attraverso mirate forme di sostegno; basterebbe anche la riattivazione del Ferrobonus, rivisto nella sua struttura rispetto alla precedente versione, con l’utilizzo di risorse già destinate al comparto, che risultano accantonate per il sostengo alla logistica ferroviaria presso il MIT, che possono essere sbloccate subito”.
Di Patrizi, che plaude ai recenti interventi normativi in materia logistico-ferroviaria e all’istituzione di un’Authority dei Trasporti (purchè “indipendente”), insiste anche sul tema della liberalizzazione sottolineando la necessità di “migliorare e facilitare l’accesso e l’utilizzo dell’infrastruttura ferroviaria, utilizzando una logica di sistema e di mercato lontana da quella del monopolista”.
Una posizione condivisa, sul versante dei porti, anche da Nereo Paolo Marcucci, Ad Pianificazione e Sviluppo Gruppo Contship Italia. In un intervento contenuto nell’ultimo numero del Dossier Unione Europea di Srm – Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, Marcucci auspica “un’ulteriore liberalizzazione del settore, contando sull’effettiva separazione tra gestione della rete e gestione del servizio di trasporto”.
Considerato una chiave di svolta per evitare la marginalizzazione dei porti italiani, anche per le merci dirette al mercato nazionale, il sistema logistico “lato terra”, secondo il dossier, dovrebbe “allineare i tempi ed i sistemi lato nave (che lavorano h24 e 365 giorni l’anno)” rinunciando agli attuali “schemi organizzativi poco flessibili” che producono inefficienze e che “dovranno essere rivisti”.