• 23 Novembre 2024 05:14

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Porto di Ancona, la proposta di Unicredit e Istao

Canepa possibilista: “ma ultimare le infrastrutture

 

Unicredit, con la collaborazione con l’Istao, ha voluto sviluppare una proposta per lo scalo anconetano che coinvolge l’intera piattaforma logistica marchigiana, delineando anche il possibile intervento di un pool di soggetti finanziatori per attuare strategie e azioni.

I risultati del lavoro sono stati presentati ad Ancona nelle sede dell’Istituto Adriano Olivetti dalla responsabile del progetto Ida Simonella, alla presenza del presidente dell’Autorità Portuale di Ancona Luciano Canepa e del Resp. Unicredit Centro Nord Luca Lorenzi. Intervenuti anche il presidente Consiglio Territoriale Unicredit Giampaolo Giampaoli e il direttore scientifico di Istao Valeriano Balloni. Secondo la curatrice del progetto Ida Simonella di Istao: “Si tratta di stimolare l’interesse ad investire nell’operazione da parte di un soggetto che diventi poi il potenziale concessionario, in grado di svolgere, secondo i criteri di mercato, l’attività di terminalista e nel contempo abbia la capacità di attrarre nuovi traffici. E’ auspicabile una partnership tra operatori locali e un soggetto armatoriale forte, in grado di portare traffici sullo scalo”. Naturalmente “un pool di finanziatori deve entrare nell’iniziativa e finanziare parte del fabbisogno necessario a completare l’operazione”. “Il ruolo della banca – ricorda il resp. Area Centro Nord Unicredit Luca Lorenzi – vuole essere quello di fornire un contributo concreto, di tipo conoscitivo, per favorire lo sviluppo del porto di Ancona ritenendolo un’importante infrastruttura in Adriatico, sia sul fronte merci che su quello passeggeri”. Il tema del porto e della relativa piattaforma logistica è “per noi è assai importante. Tanto è vero che abbiamo aumentato la nostra partecipazione azionaria nella società Interporto”.

L’eventuale emergere di un progetto concreto, che coinvolga tutti gli attori del territorio, “ci vedrà senz’altro parte attiva”. E’ possibilista su ogni ipotesi di sviluppo il presidente dell’Autorità Portuale di Ancona Luciano Canepa per quanto “rimangano evidenti i limiti infrastrutturali dello scalo oltre ai ritardi nell’ultimazione delle infrastrutture necessarie all’intero contesto logistico”. E’ auspicabile l’interesse di armatori provenienti dall’esterno ma Canepa si augura “un interessamento diretto di istituti dell’importanza e del peso di Unicredit”.

L’ANALISI E LA DIAGNOSI Nel mercato delle merci Ancona ha negli anni drasticamente ridotto i propri traffici, in particolare nel segmento delle rinfuse secche. Anche nel traffico containerizzato ha visto progressivamente deteriorare la propria quota di mercato in Adriatico. La crescita dei volumi è stata contenuta nel tempo, per effetto di un bacino di mercato circoscritto alla regione, di gap evidenti in termini di spazi per la movimentazione e per la carente accessibilità viaria. Tra le ragioni di una crescita asfittica negli ultimi anni anche il mancato l’interesse ad investire nello scalo da parte degli attori principali dello shipping internazionale, ovvero carrier e terminalisti di livello europeo o mondiale.

Non mancano peraltro elementi su cui puntare per lo sviluppo: • lo scalo dorico ha asset migliori rispetto ai suoi diretti concorrenti relativamente all’accessibilità via mare, • ha una buona dotazione ferroviaria in corso di potenziamento, che lascia presagire buoni spazi per lo sviluppo del traffico intermodale, • si inserisce in un contesto infrastrutturale favorevole, vista la presenza in un raggio di pochi chilometri di interporto e aeroporto, • potrebbe beneficiare del complessivo potenziamento delle infrastrutture viarie delle Marche (terza corsia dell’Autostrada, opere della Quadrilatero) prossime alla completa realizzazione. • Il porto è oggi inserito nel core network europeo.

IL DISEGNO STRATEGICO PER RECUPERARE COMPETITIVITA’ Appare fondamentale perseguire il disegno di riconfigurare l’intero assetto del porto più coerente con le necessità del mercato e più sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale. E’ un percorso già avviato in Autorità Portuale, di concerto con gli enti locali competenti, che prevede lo spostamento verso mare di tutte le attività mercantili recuperando spazi per l’attracco di navi container e ro-pax. Purtuttavia, resta fondamentale nel segmento merci, riposizionare fin da subito il porto di Ancona su un mercato, lato terra e lato mare, più ampio e più ricco di quello attuale.

Ciò è possibile se si perseguono congiuntamente i seguenti obiettivi: • adeguare il livello di spazi, impianti e attrezzature, adibiti alla movimentazione e alla logistica delle merci; recuperare rispetto agli altri porti Adriatici (sebbene essi stessi piccoli) è condizione essenziale per trovare uno spazio di mercato più rilevante in Adriatico. • garantire tempi di evacuazione dal porto certi con adeguati collegamenti con i mercati di origine/destinazione delle merci e con infrastrutture terrestri lineari e puntuali; solo in questo modo si può avere un rapido accesso a bacini di mercato più ricchi di quello regionale. • garantire tempi sufficientemente compressi e costi congrui per le operazioni di imbarco/ sbarco delle navi, per il trasferimento dei carichi sui camion o carri ferroviari, per l’espletamento delle pratiche commerciali; in sintesi un’elevata professionalità e produttività su terminal. L’operazione di completamento della Banchina Marche è condizione essenziale perché si recuperi competitività sul fronte degli spazi dedicati alla movimentazione dei container. Ma non basta: occorre al tempo stesso risolvere il problema dell’accesso e, in attesa della realizzazione della cosiddetta Uscita a Ovest (i cui tempi di costruzione appaiono incerti), occorre stimolare lo sviluppo dell’intermodalità. E’ necessario soprattutto incentivare l’interesse di operatori internazionali a investire e lavorare sul porto, in collaborazione con i soggetti locali.

LE AZIONI DA METTERE IN CAMPO In mancanza di tutte le risorse pubbliche necessarie a completare l’operazione infrastrutturale, il lavoro ha analizzato una soluzione in cui vengono coinvolti contestualmente soggetti pubblici e operatori privati. Naturalmente, una volta individuati soggetti interessati, sarà necessario l’apporto di un pool finanziatori per completare l’operazione. Non va dimenticato il ruolo dei soggetti istituzionali, in particolare la Regione Marche, cruciale per sostenere la soluzione intermodale favorendo l’accesso a lunghe percorrenze, e al tempo stesso garantendo la sostenibilità ambientale dell’operazione. Nel lavoro è stato sviluppato un modello di analisi per determinare le risorse che debbono essere messe in campo, e le condizioni economiche e finanziarie che renderebbero sostenibile l’iniziativa. Oggi, grazie al decreto sulle liberalizzazioni, è possibile pensare di reperire risorse per un progetto di partenariato pubblico-privato nei porti con una quota del cosiddetto extragettito IVA, derivante dai maggiori traffici, che si realizzerebbero per effetto della presenza dell’infrastruttura. Manca tuttavia ancora un regolamento attuativo che stabilisca gli esatti meccanismi per effettuare l’operazione. Il lavoro ha analizzato le condizioni affinché l’operazione di completamento della banchina, ad opera di un soggetto privato, possa considerarsi sostenibile dal punto di vista economico e finanziario, prescindendo da questa nuova opportunità che può tuttavia rappresentare soltanto una condizione migliorativa del modello. In questa analisi di prefattibilità , gli spazi di realizzazione dell’operazione appaiono possibili, e vanno condivisi affinché incontrino i favori dei soggetti chiamati a decidere il da farsi.

IL PRIMO PASSO PER IL PORTO DEL FUTURO Il completamento della Banchina Marche, rappresenta sicuramente l’occasione per un rilancio dei traffici mercantili del porto di Ancona, su una scala differente da quella attuale. Va però ribadita la consapevolezza che tale operazione deve costituire un punto di partenza per ripensare l’assetto del porto e delle banchine nel suo complesso in modo da rafforzare il traffico merci, la leadership nei traffici traghetti, sviluppare il traffico crocieristico, e al tempo stesso garantire il ritorno alla città di uno spazio, anche ricco di valore storico e monumentale.