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Intervento di Musolino al Forum online Green Logistics Intermodal

Padova, 12 novembre 2020 –  “Il Covid ha agito come elemento di forte accelerazione dei processi nel mondo della logistica e dei traffici portuali, acuendo le situazioni di crisi già presenti e imponendo un salto di qualità in termini di azione e di pensiero da parte degli operatori pubblici e privati. Dobbiamo finalmente cominciare ad agire come un Sistema Paese dove le 16 autorità di sistema portuale italiane non si muovono più secondo logiche di contrapposizione ma collaborano attivamente per competere nei mercati globali e dove porti e interporti, sempre di più, interagiscono per fluidificare la catena logistica”.

“Occorre fare in fretta per cogliere le opportunità offerte dallo scenario globale e dalla ritrovata centralità del Mediterraneo negli scambi internazionali. Al momento non ci stiamo riuscendo se pensiamo che delle oltre 450 milioni di tonnellate annue di merci che transitano per Suez solo 45 milioni sono intercettate dal nostro Paese, mentre le rimanenti vanno a finire in altri porti del sud Europa o addirittura nei porti del nord Europa. Una ritrovata competitività passa anche attraverso una relazione più stretta con i Paesi del Nord Africa. Ricordiamoci che l’Africa sarà, a detta di molti analisti, protagonista di una crescita repentina nei prossimi cento anni. Il nostro Paese ha molto da guadagnare da una relazione solida con il continente africano essendo detentore di un enorme know how industriale e i porti veneti potranno distinguersi su questo fronte essendo leader nel settore dei project cargo, ossia dei manufatti industriali ad altissimo valore aggiunto”.

“Allo stesso modo occorre adottare una visione olistica dello sviluppo infrastrutturale: le opere vanno realizzate quando servono e dove servono e i tempi di realizzazione, così anche per le manutenzioni, devono rispettare i programmi altrimenti ci muoveremo sempre nell’emergenza. D’altra parte, credo vada fatta una riflessione approfondita sullo scenario infrastrutturale esistente, ritengo infatti che mettendo a sistema le opere attualmente esistenti, migliorandole e adattandole, potremmo venire incontro a buona parte delle nostre esigenze senza doverne realizzare per forza di nuove, salvaguardando così risorse preziose e impendendo ulteriore consumo di suolo. Ad esempio, i porti lagunari sono gli unici a sud del Belgio e dell’Olanda che dispongono di una via di collegamento fluviale ma questa è utilizzabile solo in parte, perché andrebbero adeguati alcuni punti del percorso e alzato di qualche centimetro un ponte affinché fosse realmente competitiva e potesse diventare una valida alternativa al trasporto su gomma”.

“Nel nostro Paese si è spesso costruito senza calcolare le ricadute delle opere che venivano realizzate. Ne sanno qualcosa i porti di Venezia e Chioggia che, avendo alle spalle 1300 aziende insediate per oltre 21 mila addetti e con una produzione annua di 6,6 miliardi di euro e 21 miliardi considerato anche l’indotto, si trovano ora a fare i conti con una conca di navigazione che al momento non permette l’entrata delle navi superiori ai 200 metri quando le paratie del MoSE sono in funzione. E’ un’opera sbagliata nel progetto e sbagliata nella realizzazione che rischia di vanificare gli enormi sforzi compiuti negli ultimi tre anni per superare l’annoso problema degli escavi manutentivi”.