• 22 Novembre 2024 09:33

Seareporter.it

Quotidiano specializzato in politica dei trasporti marittimi

Restore Italy, WWF: 30 anni di interventi nelle Oasi che hanno rigenerato la natura d’Italia

Il 5 e il 6 giugno tornano le giornate delle Oasi

Oggi e domani si festeggia la natura con le giornate delle Oasi WWF 2021, un’edizione speciale che, attraverso il messaggio “Back to Nature”, è dedicata all’attesissimo ritorno alla natura: adulti, ragazzi, bambini e famiglie potranno godere della bellezza e del fascino delle aree protette dal WWF in una giornata di riconquistata libertà. Dalla sua nascita il Sistema Oasi del WWF Italia è cresciuto fino a comprendere 100 aree protette, che tutelano oltre 30.000 ettari di ambienti ad alto valore naturalistico, inclusi numerosi habitat e specie di interesse comunitario.

Le Oasi WWF non solo rappresentano un importante contributo alla conservazione della natura italiana, ma sono anche modelli di gestione di aree protette, laboratori all’aperto dove si fa ricerca, aree di sensibilizzazione del pubblico con attività di educazione ambientale. Tra le tante azioni di gestione, un ruolo importante è rappresentato dagli interventi di miglioramento e ripristino ambientale: molte aree sono state strappate al degrado e il monitoraggio “Restore Italy” del WWF documenta quanto fatto all’interno del sistema Oasi negli ultimi 30 anni, con l’auspicio che tutto il nostro Paese diventi teatro di una grande opera di restoration, per il benessere dell’uomo e della natura.

Delle 34 aree che hanno partecipato al monitoraggio, ben 30 (91%) hanno realizzato qualche tipo di intervento di restoration, tema della Giornata Mondiale dell’Ambiente 2021. La maggior parte delle azioni (nel 70% delle Oasi) è stata di riqualificazione degli habitat, come il ripristino di zone umide o di dune, o di riforestazione. Nell’ Oasi Lago di Alviano in Umbria, ad esempio, fra i vari interventi sono stati realizzati stagni, acquitrini e prati umidi, con particolare attenzione ad anfibi e rettili e anche la Laguna di Orbetello, l’Oasi di Policoro e l’Oasi emiliana dei Ghirardi sono state fra le aree protagoniste di importanti riqualificazioni. Nell’ Oasi di Valle Averto sono stati realizzati interventi finanziati dal Programma LIFE dell’Unione Europea e finalizzati al recupero e la conservazione di due habitat prioritari, le Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae e le Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Progetto LIFE FORESTALL).

Nel 57% delle Oasi sono stati fatti interventi di manutenzione straordinaria, come il mantenimento di spazi aperti e prati ricchi di specie (nel Bosco di Frasassi nelle Marche e a Valpredina nelle Prealpi bergamasche), mentre un’Oasi su due ha realizzato interventi di recupero di aree per consentire attività di educazione ambientale.
Altre tipologie di intervento hanno riguardato il controllo di specie alloctone invasive (43%), come è accaduto a Valle Averto, a le Cesine, al Bosco San Silvestro e in Sicilia a Lago Preola e Gorghi Tondi; ma anche il miglioramento della biodiversità in agroecosistemi (40%, quali realizzazione di siepi, muretti a secco, alberi isolati), azioni per migliorare la connettività ecologica (23%) e di mitigazione degli impatti da inquinamento, dissesto idrogeologico e cambiamenti climatici (20%). Nell’Oasi Ripa Bianca di Jesi (nelle Marche), ad esempio, il consolidamento di alcuni tratti di sponde fluviali in frana e la realizzazione di aree di laminazione fluviali hanno permesso di mitigare il rischio idrogeologico, insieme alla riqualificazione naturalistica di aree agricole. Sono inoltre stati fatti interventi di mitigazione del rischio di collisione dell’avifauna con i cavi elettrici.

In quasi la metà delle Oasi esaminate le azioni sono state rivolte inoltre alla migliore gestione e tutela di particolari habitat e specie che rappresentano, in molti casi, il valore intrinseco dell’area. Molti di questi sono di interesse comunitario, ovvero elencati delle Direttive Europee Habitat (92/43 CEE) e Uccelli (79/409 CEE) e per le quali sono necessarie specifiche azioni di conservazione. L’habitat maggiormente interessato è stato quello prioritario “Stagni temporanei mediterranei”, ambienti temporanei di acque poco profonde presenti soprattutto nel periodo autunnale e primaverile, con distribuzione prevalentemente nelle aree costiere e sub-costiere.
Altri habitat oggetto di numerosi interventi sono state le “Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior”, anch’esso considerato prioritario dalla direttiva europea: trattasi di foreste alluvionali, paludose e ripariali lungo i corsi d’acqua montani e collinari, ma anche planiziali.

Interventi di ripristino ambientale sono fondamentali per ridare spazio alla natura che abbiamo distrutto e degradato, dentro e fuori dalle aree protette, a garanzia della biodiversità e dei servizi essenziali che ci fornisce ogni giorno. Ma bisogna ricordare che anche l’assenza di interventi è spesso dovuta a una scelta gestionale mirata, poiché esistono specie e habitat ad alta naturalità, che dunque necessitano solo di assenza di interferenze.

L’attività di monitoraggio fin qui svolta è necessaria per proseguire nelle attività di gestione, ma anche per migliorare. Molti gli interventi da realizzare nei prossimi anni, con particolare attenzione alle aree più sensibili in cui vivono specie di particolare interesse, per continuare nell’opera di rigenerazione della natura d’Italia così come immaginato dalla campagna ReNature Italy: proteggere efficacemente il 30% del territorio italiano, connettere tra loro le aree protette e rigenerare la natura laddove distrutta o degradata, a beneficio della biodiversità e degli innumerevoli servizi essenziali che essa garantisce alla nostra esistenza.