Genova, 14 agosto 2021 – Il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini ha partecipato all’evento in ricordo delle vittime del Ponte Morandi. A tre anni dalla tragedia, durante la cerimonia, dopo la deposizione delle corone della Presidenza della Repubblica, del Governo e dei familiari delle vittime, ha avuto luogo la cerimonia di commemorazione.
Queste le sue dichiarazioni:
Il 14 agosto è una data che riporta tutti noi a un ricordo straziante, a un disastro incomprensibile e inaccettabile per un Paese moderno.
Quella mattina del 14 agosto di tre anni fa è impressa ormai in modo indelebile nelle menti e nei cuori dei familiari delle vittime, dei cittadini di Genova e della Liguria, di tutti gli italiani. Ricordo di aver appreso la notizia mentre guidavo nel centro di Roma e ricordo perfettamente il profondo turbamento che provai nel guardare le drammatiche immagini del crollo del ponte, sul quale io stesso ero passato tante volte. Ma fu l’Italia intera a restare con lo sguardo fisso su quel vuoto lasciato tra i lembi del ponte crollato chiedendosi come fosse possibile.
Oggi commemoriamo le vite spezzate di 43 persone, 43 volti di tante nazionalità. 43 persone che erano padri, madri, giovani, giovanissimi, perfino un bambino di 8 anni. Sottolineando che per accertare le responsabilità dell’evento e le circostanze che lo hanno causato è necessario ogni impegno possibile, oggi siamo qui per “ricordare con”, come ci dice l’etimologia della parola “commemorare”. Ricordare con i parenti, con gli abitanti di una città colpita così duramente, con l’intera comunità nazionale.
Ma, come spesso ci ricorda il Presidente Mattarella, ricordare e fare memoria non basta. La memoria deve essere accompagnata dall’impegno a cambiare, alla luce del dramma vissuto. La costruzione del Ponte S. Giorgio ha ricucito il vuoto della materia crollata, ma non potrà risanare il dolore. Ha tuttavia mostrato la capacità di Genova, delle istituzioni cittadine, regionali e nazionali, delle imprese, delle lavoratrici e dei lavoratori, di realizzare un’opera all’avanguardia nel panorama internazionale. E di questo vorrei rendere merito a tutti coloro i quali, in tempi record, sono stati capaci di costruirla.
Ma in Italia ci sono tanti altri ponti, viadotti, gallerie e opere infrastrutturali costruite molti anni fa da mettere in sicurezza, da manutenere, in alcuni casi da smantellare e ricostruire. E i liguri lo sanno meglio di tutti, visti i disagi che devono fronteggiare ogni giorno proprio a causa del rafforzamento delle norme di sicurezza e dell’obbligo imposto ai concessionari autostradali, e non solo, di effettuare controlli accurati e interventi per la messa in sicurezza delle infrastrutture.
Dal 14 agosto di tre anni fa è cambiato il modo di guardare la situazione infrastrutturale del nostro Paese, con un maggiore impegno per la sicurezza. La nuova stagione di investimenti che si sta aprendo grazie al Next Generation EU sarà diretta anche all’adeguamento del patrimonio infrastrutturale esistente per metterlo in sicurezza. Sarà un’opera lunga e costosa, ma assolutamente doverosa. Per questo nei mesi trascorsi il Governo ha deciso di impegnarsi al massimo in questa direzione, non solo nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ma anche ricorrendo ad altri fondi e rendendo pienamente operativa l’Agenzia per la sicurezza delle ferrovie, delle strade e delle autostrade nata dopo il crollo del Ponte Morandi.
Mia madre era nata a Genova e ciò mi porta spontaneamente a essere molto vicino a questo territorio e ai suoi abitanti. Era una donna forte e tenace, qualità che, come tutti sanno, caratterizzano le cittadine e i cittadini liguri.
Non ci sono leggi, risorse, aiuti che possano da sole consentire. dopo una tragedia di questo genere, di rialzarsi in così poco tempo come è riuscita a fare la città di Genova. Le istituzioni hanno potuto agire con efficacia anche perché c’era e c’è una comunità locale virtuosa, un corpo sociale laborioso dotato di energie straordinarie.
Oggi è stata posta la prima pietra per il Parco della Memoria, un progetto ambizioso, che unisce il ricordo delle vittime con l’investimento sul futuro nell’ottica della sostenibilità. Quando il Sindaco Bucci mi ha proposto di finanziare il progetto ho immediatamente acconsentito. Così come, senza esitare, ha fatto il Presidente Draghi. E sono particolarmente lieto che il progetto, che oggi diventa operativo anche grazie al finanziamento del ministero, sia diretto da Stefano Boeri, uno dei migliori architetti a livello internazionale e una persona con cui tante volte mi sono confrontato proprio sul tema della sostenibilità.
Questo è il momento del raccoglimento per non dimenticare chi ha perso la vita a causa del crollo del ponte e per essere vicini ai loro cari. Ma anche per ricordare quei valori, l’impegno, la responsabilità, la pazienza, la vitalità, che il nostro Paese ha dimostrato durante questi 18 mesi di una pandemia che ha strappato ai loro cari migliaia e migliaia di persone. Come ha fatto Genova, il Paese si sta gradualmente risollevando da un evento imprevisto e drammatico. Anche se siamo ancora lontani dalla situazione ante-crisi, la ripresa economica è in corso, l’occupazione in aumento, la vita sociale più intensa. Ma la cultura della sicurezza che ho citato con riferimento alle infrastrutture è la stessa che va resa prassi corrente sui luoghi di lavoro, dove tante persone perdono la vita, ed è la stessa che deve guidare anche i comportamenti di tutti noi per ridurre al minimo i rischi di contagio al fine di accelerare lo sviluppo del Paese e proteggere i più fragili.
Impegnarsi ma non dimenticare, impegnarsi a ricostruire, impegnarsi per evitare drammi evitabili, impegnarsi per un futuro più sicuro e sereno, per tutti. Ecco l’impegno che oggi dobbiamo assumere, ognuno per la sua parte.