Fatemi iniziare sottolineando come sia particolarmente orgoglioso della solida e continua collaborazione tra Assologistica e l’Osservatorio Contract Logistics, un centro d’eccellenza dedicato a un amico cui vorrei prima di tutto richiamare il nostro ricordo commosso.
Questa dicevo è una collaborazione strategica per la nostra Associazione
Noi siamo la casa della logistica e in questa casa i logistici sanno di essere in un buon posto, un posto dove – anche attraverso questa collaborazione – possono maturare quei contenuti che stanno alla base dell’attività della nostra Associazione. Sono presidente di Assologistica da qualche mese e le idee, le sensazioni e le opinioni che avevo in precedenza grazie a questa fantastica esperienza non solo hanno avuto conferma ma si stanno evolvendo in suggestioni, spunti, progetti.
La logistica ha bisogno di luoghi e spazi, luoghi e spazi di pensiero che possano consentire alla logistica stessa di riconoscere la propria identità.
E’ stato fatto un lavoro enorme in questi anni da chi ci ha preceduto, un lavoro di sostegno per le attività delle aziende della logistica conto terzi; ma tutto questo sarebbe vano se noi oggi non ci concentrassimo sull’obiettivo cui tutte le nostre azioni, specifiche, precipue, legate ad esigenze puntuali delle nostre aziende, debbono comunque essere orientate e cioè dare un’identità a questo mondo, a questa filiera, a questa rete di competenze che altrimenti sarebbe semplicemente appiattita – non avendo coscienza di se stessa – in una rincorsa alle esigenze del cliente, mutando e sacrificando sé stessa troppo spesso in una mera e sfibrante logica del servizio al ribasso.
Questo atteggiamento ha prodotto un risultato che era facilmente immaginabile: la fatica che tanti di noi si sono trovati a fare sulla pressante richiesta di contrarre i costi e ridurre i tempi ha generato inefficienze, disservizi ma soprattutto e peggio, una svalutazione del concetto stesso di logistica.
Bene io mi pongo questa domanda: è questo quello che vogliamo essere? questo quello che sappiamo essere? è questo quello che possiamo essere? Eesecutori in perenne affanno per un rinnovo contrattuale a scapito della qualità, a scapito del valore, a scapito delle competenze, a scapito del giusto riconoscimento della professionalità nostra e dei nostri collaboratori?
Io credo di no!
Almeno io non ho minimamente intenzione di rappresentare questo tipo di logica che sia essa di mercato, che sia industriale, che sia soprattutto visione della propria esistenza professionale e sociale. Ho assistito e partecipato a decine di convegni in cui i logistici sostanzialmente facevano un elenco dei problemi, qualche volta – ma non sempre – auspicando delle soluzioni, ma di fatto prendendo atto amaramente dello status quo.
Siccome bisogna essere pragmatici nella vita, mi chiedo se questo modus operandi, quel tipo di atteggiamento sia valso a qualcosa; forse no. E allora come spesso mi capita di dire, noi, prima di cambiare i nostri listini dobbiamo cambiare i nostri approcci; dobbiamo comprendere che prima delle procedure vengono gli atteggiamenti mentali, l’identità, la coscienza di sé.
Tutti i settori, tutti i comparti dell’attività economica nella storia hanno segnato dei progressi quando hanno preso coscienza di se stessi e del proprio valore. Dopo la rivoluzione industriale i lavoratori hanno preso coscienza del proprio valore ed è nata la coscienza del lavoratore.
Ma le stesse imprese hanno fatto percorsi simili; pensiamo ad esempio all’edilizia: la continua rincorsa ad abbassare il prezzo degli anni 70, 80 portava – ve li ricordate… insomma chi ha più o meno la mia età – cantieri edili dove su tubi innocenti ( e di innocenti avevano solo il richiamo al produttore del periodo bellico) arrugginiti e su assi traballanti si costruiva in canotta e calzoncini). L’introduzione della cultura della sicurezza non hai impedito che si continuasse a lavorare e che si continuasse a costruire; anzi ciò è avvenuto migliorando le condizioni, efficientando e portando la sicurezza, portando la formazione come dati acquisiti.
Sicuramente quella è stata una strada intrapresa non in ottica di riduzione dei costi ma è stato un percorso condiviso con la committenza e con sistema delle regole.
E ancora…. Pensiamo agli enormi progressi compiuti nella sicurezza degli impianti industriali, nella chimica…tutti interventi che hanno alzato l’efficienza…tramite un approccio diametralmente opposto a quello del risparmio e della riduzione dei prezzi
Ricordate poi nell’enologia.
La continua rincorsa ad abbassare il prezzo del vino portò allo scandalo del metanolo: il vino italiano ti uccideva se lo bevevi. Oggi il vino italiano è cultura, cultura che anche i giovani condividono, cultura del gusto, cultura della qualità, cultura del territorio e soprattutto mercato.
Introdurre la qualità nel vino, introdurre la comunicazione, introdurre lo storytelling, introdurre i territori, introdurre le professionalità non ha distrutto il mercato ma l’ha creato, l’ha ingigantito.
Allora ecco il significato dell’approccio: noi dobbiamo avere coscienza di quello che siamo, di quello che vogliamo diventare, di quello che rappresentiamo nell’economia.
Con una nuova stagione di rapporti con la committenza e col sistema delle regole, dobbiamo portare il nostro settore a poter rivendicare la qualità che siamo in grado di offrire, l’efficienza che siamo in grado di garantire. Di più possiamo collaborare a disegnare percorsi, strategie per rafforzare il sistema paese, in ottica di digitalizzazione dei processi, di sostenibilità sociale, ambientale ed economica, in piena sincronicità con le strategie industriali, anzi come attori di tali scelte
Questo non potrà avvenire rincorrendo la chimera del numerino, dello zero virgola, a piè di lista: abbandonate i vostri file Excel, bruciate tutti i vostri PowerPoint
La stagione dei noli e delle materie prime alle stelle….dove ha fatto finire tutti i forecast?
Parlate con i vostri dirigenti con i vostri quadri con i vostri dipendenti con i vostri clienti con i vostri fornitori. Create reti, relazioni.
Una catena ha la forza che deriva dall’equipollenza di ciascun anello
Un’industria forte e una distribuzione forte e un commercio forte non potranno mai esistere con una logistica debole.
E la debolezza non sta solo nelle inefficienze del sistema, ci sono anche i livelli troppo bassi; non si vincerà mai la sfida della qualità con la logica del tender al ribasso. Occorre investire nei collaboratori, nei livelli del servizio, non pensando che questo sia negativo per la nostra capacità di fare business ma perché questa è la chiave per fare business
Dando quindi a questo incremento qualitativo il valore strategico ed essenziale che deve e può avere.
Verranno presentati dei dati; su ciascuno di questi indicatori Assologistica sta portando avanti delle proposte
Abbiamo avviato una stagione di confronti.
Coi sindacati che hanno sottoscritto il CCNL affinché si possano intraprendere percorsi innovativi, come la modernizzazione del contratto su cui puntiamo con decisione o l’internalizzazione cui guardiamo con grande interesse.
Attenzione a proposito di modernizzazione: l’accellerazione che il nostro mondo ha registrato ha ulteriormente ampliato lo scollamento già esistente tra lavoro e sistema regolatorio. In questo spazio può inserirsi di tutto. E’ nostro dovere, nostro e dei sindacati, ridurre se non colmare tale forbice a beneficio di imprese e lavoratori
Con le nostre confederazioni, con le associazioni con cui condividiamo obiettivi e ambiti. Vogliamo strutturare collaborazioni e condivisioni su specifici temi: contratto, formazione, regole, innovazione. Ma anche e soprattutto ci siederemo – come abbiamo chiesto ed ottenuto al Mise – ad un tavolo con la committenza dove disegnare percorsi di condivisione e di crescita al di fuori dalla logica del “fammi un preventivo”.
Siamo già andati a parlare con il Ministro del lavoro, siamo andati a parlare col Ministero della sanità, con il Ministro dello sviluppo economico, con il ministero del trasporto; abbiamo avviato interlocuzioni con tutto il panorama politico per far comprendere che la logistica non è una declinazione del trasporto; E’ attività indispensabile che merita una adeguata collocazione anche civilistica, la logistica è fattore chiave dello sviluppo economico del paese
Per questo riteniamo che il Mise possa essere e debba essere un interlocutore così come può e deve esserlo il ministero della transizione ecologica così come il Ministero del Lavoro con cui abbiamo iniziato un percorso virtuoso sulla certificazione preventiva dei soggetti con cui le nostre aziende siglano contatti di fornitura. Nessuno può pretendere che noi si faccia anche – a tempo perso – i detective…strutturiamo assieme un sistema di controlli che consentano di operare con contezza del pieno rispetto delle regole. Attenzione non si parla di legalità, perchè la legalità non è mai in discussione, si parla di regole. L’incontro di oggi fornirà indicazioni molto preziose per questo lavoro in corso.
Ma quando noi arriviamo a parlare di tutto questo che coscienza c’è di quello che siamo?
Poca, bassa, talvolta bassissima
Ma io sono abituato a farmi delle domande, a chiedere perché. Deriva dalla mia formazione
il perché, la ragione, è sempre colpa degli altri?
No. Siamo stati noi a non dire, a non comunicare. Perché non l’abbiamo fatto?
Temo perché noi per primi non sappiamo cosa siamo e cosa rappresentiamo
Quando si guarda il nostro contratto collettivo di lavoro che è appena stato firmato e vediamo che è stato firmato da 24 sigle qualche domanda ce la dobbiamo fare
ma non tanto sulla nostra capacità o meno di essere categoria o filiera; sappiamo benissimo che c’è una crisi della rappresentanza e non saremo certo noi oggi qui a risolverla
ma 7 e più punti di Pil in un paese, il secondo contratto nazionale per numero di dipendenti, una catena di approvigionamento che è stata l’unica cosa che funzionava in un paese agglutinato dalla paura, significa essere protagonisti della vita economica e sociale della nazione
tuttavia quando ci troviamo a dover parlare col Governo andiamo con 24 sigle
ecco la vera sfida è questa
se non prendiamo coscienza di quello che siamo di quello che possiamo rappresentare, di quello che valiamo, non ce lo riconoscerà mai nessuno…se non lo riconosciamo per primi noi a noi stessi
un logistico ovunque sieda, nell’ufficio di un’azienda produttiva, in un 3pl, MTO, ma anche mi spingo oltre, sia anche in un fondo che costruisce immobili o realizza software, o che cerchi dipendenti per la logistica, se non si rende conto di qual è il suo contesto, di qual è la sua storia, di quali sono i suoi valori, quali sono i suoi principi, farà sicuramente bene il suo lavoro – senza dubbio – ma non fare del bene al suo lavoro.
Io sono convinto che come diceva Bergonzoni citato da un filosofo come Donti, noi dobbiamo fare voto di vastità
Dobbiamo essere capaci di guardare oltre i confini perché questo è tipico della logistica
noi siamo coloro che sanno gestire la complessità
noi guardiamo e conosciamo il sistema più di altri e quindi siamo noi quelli che hanno la capacità di vedere oltre il limite dello sguardo, oltre il limite dei cancelli, delle confederazioni, delle preclusioni aprioristiche
lo dimostrano i dati raccolti da questo studio
guardiamo l’orizzonte e traguardiamo gli orizzonti