• 30 Dicembre 2024 18:23

Seareporter.it

Quotidiano specializzato in politica dei trasporti marittimi

Bunker marittimo, per gli armatori è l’ora di scegliere

Crisi del settore. Ritardi nel passaggio ai carburanti “green”

 

La domanda globale di bunker marittimo confermerà i livelli minimi dell’ultimo triennio almeno fino al 2014. È la previsione che viene da Singapore, il più grande scalo al mondo del settore, dove nel mese di settembre la vendita di carburante è scesa del 6%, raggiungendo il livello più basso dal dallo scorso febbraio.

A preoccupare i maggiori rappresentanti di quest’industria, riuniti nel Paese asiatico lo scorsa settimana, il rallentamento economico della Cina, i prezzi del greggio e, soprattutto, le misure di risparmio messe in campo dalle compagnie di navigazione, con la riduzione della velocità e l’uso di tecnologie sempre più avanzate che aumentano l’efficienza della navigazione.

Diminuire la velocità da 22 a 18 nodi, ad esempio, permette risparmi fino al 35% mentre una maggiore efficienza nella propulsione, campo che vede impegnati i maggiori gruppi ingegneristici a livello mondiale, abbatte ulteriormente i costi di almeno un altro 20%.

Una tendenza, nata come risposta all’eccesso di stiva ma destinata conoscere ulteriori sviluppi, che sta già incidendo in modo profondo sulle compagnie specializzate in questo tipo di trasporto. Giganti come Frontline, Berlian Laju Tanker e Sanko Steamship stanno andando incontro a dolorose ristrutturazioni mentre, per quanto riguarda l’Italia, è stata proprio la stagnazione dell’ultimo triennio a rendere insostenibile il bluff della Deiulemar.

Ma è dalle scelte che si faranno nell’ambito dei carburanti alternativi che dipenderà il futuro del settore. La decisione dell’Imo di abbattere il limite del tenore di zolfo dei carburanti marittimi chiama in causa direttamente le compagnie. “Più a lungo gli armatori aspetteranno – ha affermato Adam Ritchie, general manager di Shell Trading – più difficile sarà adeguarsi”. Qualora l’Imo decidesse un ulteriore giro di vite entro il 2020, “l’industria armatoriale – ha sottolineato – non riuscirebbe ad adeguarsi”. “E’ necessaria una scelta alternativa ora puntando su di essa con massicci  investimenti”, il messaggio conclusivo.