Dichiarazioni del Presidente dell’Unione Piloti CLC Vincenzo Bellomo
Taranto, 21 dicembre, 2021 – Rivolgo, anche a nome di tutti i piloti iscritti all’UPI, le più sincere felicitazioni per le prestigiosa nomina di Marco Bertorello a Presidente dell’Associazione nazionale degli ormeggiatori e barcaioli dei porti italiani e le sentite congratulazioni per la riconferma alla carica di Vicepresidente a Paolo Podestà, Marco Gorin e Giovanni D’Angelo.
All’amico Presidente uscente, auguriamo un sereno e prospero avvenire, esprimendogli la nostra profonda stima per tutto ci che ha fatto per la portualità italiana. Mi sia consentito rilevare che per sostituire un Cesare è stato necessario addirittura un quadrunvirato a cui formuliamo i migliori auguri per un fruttuoso mandato.
Le dichiarazioni apparse sulla stampa di settore (ndr: Shipping Italy), però, oltre a risultare alquanto ambigue, sembrano poco adeguate al ruolo svolto dai Piloti e nei confronti dell’Ente “Corporazione”.
Le affermazioni di Bertorello “Sento tutto il peso di questo momento; la prima cosa da fare è capire che cosa sta succedendo” e “la sfida di questo incarico corrisponde alla sfida della categoria, alle sue sorti in qualche modo”, dimostrano la presa d’atto di una situazione che è diametralmente opposta a quella che – fino ad oggi – veniva rappresentata dall’Angopi. Sovviene alla mente un dubbio esternato dall’amico Cesare GUIDI: “mi viene da pensare che evidentemente i piloti, che pure dicono di essere una associazione di categoria, non si sono mai peritati di leggere con attenzione il provvedimento unionale (Regolamento 2017/352)” Oggi, sulla base dei timori rappresentati dall’Angopi, tale affermazione sembra essere rispedita al mittente.
L’UPI ha incominciato a gridare i propri timori e le sue preoccupazioni più di due anni fa durante la sua assemblea a Trapani senza essere ascoltata. Anzi! Nel corso dell’Assemblea generale Angopi, il presidente uscente fieramente dichiarava “Arginato anche questo attacco (l’autoproduzione in un porto ndr), resta, comunque, l’esigenza di farsi sempre trovare pronti per fronteggiare qualunque iniziativa, tesa a mettere in discussione i lusinghieri risultati fin qui raggiunti. Anche perché gli attacchi arrivano pure da fronti che meno ti aspetteresti. Ci troviamo dinnanzi ad una gravissima scorrettezza dell’UP che si permette di intervenire su un tema che non la riguarda e non gli compete. Insomma, un gratuito attacco agli ormeggiatori, peraltro in un contesto che certamente non lo richiedeva.”
Aver voluto costantemente puntualizzare le differenze tra le personalità giuridiche dei servizi tecnico nautici – le quali sono e rimangono profondamente differenti con tutto ciò che ne consegue – è stato motivo di dileggio. Esprimere i nostri timori non era un attacco gratuito, bensì il prendere coscienza dei cambiamenti imposti dal Regolamento europeo 352/2017. Invece, le nostre azioni a difesa del modello corporativo ed esternate agli organismi ministeriali, sono state viste, in modo del tutto pretestuoso, come un’intollerabile invasione di campo e una notevole mancanza di stile, in quanto l’UPI avrebbe avanzato anche assurde e insensate considerazioni sul servizio reso dagli ormeggiatori. Purtroppo, per gli amici dell’Angopi, i fatti ci danno ragione.
Il neo Presidente ha ben riassunto la condizione che al momento vivono gli ormeggiatori, parlando di “processi di decostruzione che iniziano anche a sfiorarci e li vediamo sempre più vicini. Penso all’acquisto del servizio di rimorchio a Gioia Tauro da parte di una multinazionale (Msc, ndr) che ha fatto filotto: terminal, compagnia di navigazione e servizio di rimorchio. Preoccupante come passaggio. Penso anche a gruppi armatoriali che costituiscono società di rimorchio in Europa, penso a società armatoriali che costituiscono società di ormeggiatori in Spagna”. Oggi anche la categoria degli ormeggiatori comincia ad intravedere che è “in corso una forte concentrazione in grossi soggetti imprenditoriali, un fenomeno globale, che assorbe anche il settore della logistica e dello shipping. C’è una concentrazione a mare (alleanze fra vettori marittimi nei container) e a terra (nel terminalismo portuale anche a livello locale). Siamo di fronte a processi di integrazione verticale e orizzontale”. Ben si comprendono, quindi, le legittime apprensioni degli ormeggiatori sul loro futuro. E’ comprensibile che essere una società di diritto privato inserita in un contesto di libero mercato non è rasserenante ed il riconoscimento dei soggetti esterni di un maggiore peso politico potrebbe non bastare.
Qualora il neo Presidente Bertorello considerasse – nel rispetto dei distinti ruoli e pari dignità tra pilotaggio ed ormeggio – opportuno instaurare un nuovo percorso di piena collaborazione con l’Unione Piloti, per il mantenimento delle condizioni attuali per gli ormeggiatori, non ha che da chiederlo. Il sostegno richiesto, però, deve essere esplicito e privo di qualsiasi pregiudizio. Rattrista l’equivoco generato dall’associazione dei piloti numericamente più rappresentativa che ha consentito di supporre la necessità di avere un Cesare che li Guidi. Nel contempo, vorrei rassicurare gli amici ormeggiatori sul nostro stato di salute che non ci vede affatto in affanno. Per cui, essere l’unica categoria, nel settore marittimo-portuale a parlare con una voce soltanto non giustifica l’autoinvestitura dell’Angopi ad ergersi paladina ed arrogarsi il compito di rilanciare anche il ruolo dei servizi tecnico-nautici, arrivando addirittura a scuotere i rimorchiatori e i piloti per riprendere in mano una situazione che è condivisa. Nemmeno può essere tollerata l’accondiscendenza accordata ai ‘cugini’ piloti i quali sono un po’ in affanno e fanno fatica a trovare una propria identità. Come, del resto, è inaccettabile lo spauracchio, peraltro privo di qualsiasi fondamento, “Se i piloti vanno a fondo, il rischio è che poi li seguiamo anche noi” (ormeggiatori ndr).
La preoccupazione paventata sui piloti i quali, dilatando la loro concezione di professionisti autonomi, potrebbero essere comprati e utilizzati direttamente da alcuni soggetti armatoriali deriva da un punto di vista che non ha alcun fondamento e fornisce l’occasione per rivolgere l’invito agli amici ormeggiatori di porre maggiore attenzione alle lezioni dell’eminente giurista a cui si rivolgono per le consulenze. La fattispecie rappresentata nell’intervento del neo presidente risulta strampalata, fuorviante e non aderente alla realtà. L’ipotesi di una “corporazione di 10 piloti dove si utilizzano solo 4 e l’armatore costruisce un rapporto commerciale solo con quelli” non regge e dimostra poca conoscenza dello status giuridico di una corporazione dei piloti. La volontà di far diventare la Corporazione dei Piloti una cooperativa, certamente non appartiene all’Unione Piloti ed è un passaggio che non c’è e non ci sarà mai. Tali paure si adattano meglio ad una società di diritto privato come quella degli ormeggiatori in quanto il servizio di pilotaggio, a differenza di quello di ormeggio, proprio per le prescrizioni del Regolamento dell’Unione Europea è esente da concorrenza e, dunque, l’unico servizio portuale a non essere interessato dal fenomeno descritto.
Infine, vorrei rasserenare gli amici ormeggiatori sul fatto che i piloti non sono novelli Diogene. La nostra identità ha antiche origini che risalgono almeno al XVIII secolo a.C. ossia da quando sono state rinvenute tracce nel codice di Hammurabi che ne ha disciplinato per la prima volta il servizio. Le nostre radici consentono di poter andare fieri della nostra professione, orgoglio condiviso con tutti i colleghi di cui sono certo che nemmeno uno non affermi con fierezza: “Se torno a nascere voglio fare il Pilota!”
Nel rinnovare al neo Presidente Bertorello le mie felicitazioni per il prestigioso incarico colgo l’occasione per augurare a tutti gli amici ormeggiatori un sereno Natale e un radioso 2022.