Diciannove anni di reclusione per il capo e 16 ai suoi sette sottoposti. È quanto stabilito dalla III Corte d’assise di Roma nel processo contro i pirati somali che sequestrarono nell’ottobre 2011 la nave “Montecristo” al largo del Golfo di Aden. Agli imputati non è stata riconosciuta l’aggravante terroristica, cui invece sono stati contestati i reati di estorsione, detenzione di armi da guerra e danneggiamento.
La dinamica del sequestro della Montecristo fu quella tipica della pirateria somala: da una piccola e veloce imbarcazione (skiff), calata da una nave madre, i pirati effettuarono l’abbordaggio dopo aver esploso colpi nei confronti dell’equipaggio. Solo un successivo blitz delle forze inglesi permise la liberazione delle nave e l’arresto dei pirati, trasferiti in Italia.