• 23 Novembre 2024 01:07

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Assemblea Pubblica: Giampieri, “i porti non si fermano”

La situazione in atto mette in evidenza come i porti e la logistica siano in grado di adattarsi velocemente al mondo che cambia e agli eventi che stravolgono gli scenari finora conosciuti e che credevamo, illudendoci, fossero immutabili.  

I porti non si fermano, è così che abbiamo voluto aprire la nostra assemblea perché la filiera porti-logistica si è dimostrata resiliente e organizzata. Sempre pronta ad affrontare gli imprevisti. Sempre al lavoro, grazie alle donne e agli uomini che ci operano. Basata su un’organizzazione che si è rivelata pienamente efficace ed efficiente, con ruoli ben definiti e regole certe. Sicuro, ci sarà bisogno di modernizzare, ma il format funziona.

Il commercio internazionale ha mostrato un notevole grado di resilienza tanto che nel 2021 erano stati superati gli scambi di merci del 2019. Ora, però, nella competizione entrano prepotentemente altri attori: costosi noli marittimi, aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime che hanno portato a un’inflazione più elevata e più ampia del previsto e, non ultime, le tensioni politiche, che determinano instabilità diffusa che travalica i confini nazionali. La portualità italiana ha registrato un incremento dei traffici nel 2021, e nel 2022 il primo trimestre ha mostrato un dato in stabile crescita, anche se gli effetti complessivi della guerra Russia-Ucraina iniziamo ora a contabilizzarli con la variabile della grande incertezza determinata dalla durata effettiva che questo conflitto avrà.

Certo è che ci siamo trovati di fronte ad una realtà che probabilmente era stata sottovalutata – la delocalizzazione delle attività ha creato, nei momenti più intensi e difficili, problemi nell’approvvigionamento di alcune materie prime e ciò ha portato le imprese alla rivalutazione delle scelte commerciali precedenti, creando il fenomeno che chiamiamo near-shoring e re-shoring (preferisco dire; l’accorciamento della catena logistica).

Il Mediterraneo è tornato al centro delle rotte e, in quest’ottica, l’Italia diventa strategica, sia per destino geografico che per capacità di reazione. Per questo motivo, oggi serve più che mai visione e coraggio nelle scelte da effettuare per sfruttare le opportunità che si stanno creando.  È giunto il momento di agire tutti insieme e di farlo in maniera razionale e intelligente.

Mai come adesso, con la trasformazione del mondo, guidata da due grandi obiettivi economici e sociali: la transizione ecologica e la transizione digitale è necessario essere ancora più compatti e fare sintesi anche delle diverse posizioni presenti tra i player del comparto. Per tale motivo, come Assoporti in rappresentanza di tutte le Autorità di Sistema Portuale, ci poniamo come coordinatori delle azioni da mettere in campo e interlocutori leali delle istituzioni, non sottolineando soltanto quello che manca, troppo facile, ma proponendo anche quello che serve.

Ogni giorno le AdSP sono in prima linea, in un’amministrazione attiva, operativa in un mondo in profondo e veloce cambiamento. Dobbiamo dare risposte, facilitare relazioni e investimenti e applicare le norme, tutto con l’obiettivo di creare le migliori condizioni per la crescita economica del Paese. Ed è per questo che sarebbe opportuno riscoprire un valore fondamentale, principio fondante delle Autorità Portuali prima, delle AdSP adesso: maggiore autonomia amministrativa e maggiore autonomia finanziaria per dare risposte veloci alle necessità delle imprese.

Vorrei anche aprire uno dei temi a me più cari, l’importanza che ha l’attività lavorativa, e il valore dell’occupazione stabile. L’ho detto in premessa, i porti sono stati e sono sempre operativi grazie alle lavoratrici e ai lavoratori. Ci stiamo impegnando concretamente sul tema della sicurezza con le parti sociali e con il cluster per trovare soluzioni, fare approfondimenti, aumentare la consapevolezza, stimolare la formazione, fare tutto quello che possiamo in un mondo del lavoro in profonda trasformazione. Una grande assunzione di responsabilità personale e collettiva.

E, se vogliamo essere protagonisti del nuovo mondo, che coinvolge anche tutte le lavoratrici e i lavoratori, dobbiamo partecipare ai processi di rinnovamento. Un rinnovamento che passa dalla transizione ecologica e digitale, ma non solo. Le nuove modalità di espletamento delle operazioni portuali hanno cambiato il sistema che si conosceva in passato.

E, sempre più, con l’innovazione digitale e tecnologica ci troviamo di fronte a professioni, quelle del lavoro portuale e della logistica avanzata, di altissimo livello che si aprono con decisione all’impiego di giovani e alla parità di genere. Ma questo è soltanto un primo passo che ogni AdSP sta portando avanti con i territori e con gli operatori portuali. Non basta scrivere un documento, dobbiamo iniziare a vedere il cambiamento intorno a noi.

Per fare questo, dobbiamo avviare un forte dialogo e una forte campagna di informazione. Senz’altro, le previsioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza vanno in questa direzione.

Infatti, gli obiettivi del PNRR e del Fondo Complementare sono di ampio respiro e vanno nella direzione della modernizzazione del Paese, passando attraverso riforme vere che segneranno il futuro di tutti. I grandi temi affrontati, le notevoli risorse stanziate vanno verso tre grandi direttrici: infrastrutture, info-strutture (digitalizzazione) e sostenibilità non solo ambientale ma anche economica e sociale (in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite).  Il PNRR è un’opportunità da cogliere.

Tutto questo ci fa ben sperare perché vediamo questi investimenti e gli obiettivi che ne fanno parte come un lascito (legacy direbbero gli inglesi ) per le generazioni future. Potremmo dire che il leitmotiv è proprio un futuro sostenibile e inclusivo.

Tuttavia, dobbiamo essere realisti, senza una semplificazione robusta, razionale e intelligente questi obiettivi ambiziosi avranno difficoltà ad essere realizzati. La semplificazione è necessaria per garantire l’apertura dei cantieri e realizzare le opere previste dalle diverse fonti di finanziamento.

Vogliamo lavorare bene e nel pieno rispetto delle norme in vigore, ma chiediamo che queste norme siano fluide e che ci sia un unico ente di indirizzo, di regolazione e di vigilanza. Da sottolineare, comunque, che è iniziato un serio percorso di semplificazione da parte del Governo che però deve essere rafforzato, migliorato e accelerato. Abbiamo scadenze improrogabili dietro l’angolo.

Se vogliamo essere come i paesi del nord Europa, molto spesso evocati, dobbiamo arrivare anche ai tempi di attuazione delle opere del Nord Europa. Questa è semplificazione razionale, e non fuga da controlli e responsabilità.

È anche importante che ci sia un dialogo nei e con i territori, vorrei ricordare che Porti e città, soprattutto nel contesto italiano, non possono che procedere insieme nella transizione ecologica e nello sviluppo. Mai come adesso vi è la necessità di un forte dialogo con i territori, perché è impensabile che un porto possa svilupparsi in contrasto con le comunità circostanti e l’ecosistema portuale.

E ritengo che in questo contesto anche il segmento di traffico delle crociere possa svolgere un ruolo centrale e innovativo. È anche questo un nuovo ruolo dei porti: generatori di movimento immediato (crocieristi) e di ritorno delle persone, come turisti, (poderoso marketing territoriale).

Occorre comunicare con coloro che vivono nei territori intorno ai porti, adattando talvolta le scelte commerciali ai territori di riferimento.

Concludendo, la globalizzazione (spostamento merci da un continente all’altro) è avvenuta e avviene attraverso il mare (sopra le navi e sbarca sui territori attraverso i porti) e sarà sempre il mare a trasportare innovazione e sviluppo, merci e persone. Soltanto questo basterebbe per definire l’importanza assoluta della portualità per il nostro Paese, finalmente riconosciuta come strategica. La crescita è sinonimo di investimento, ricerca, conoscenza, studio e formazione del capitale umano. La crescita per essere equilibrata e giusta deve essere economica, scientifica e anche etica.

È il momento ideale per uscire dalla sottocultura del vittimismo, dalle logiche localistiche, per entrare nella grande dimensione del futuro, investendo anche sul capitale fiduciario (cioè su maggiore fiducia sociale).