L’Espo contesta il meccanismo finanziario in discussione il 26 marzo
Da una parte la necessità di regolare il settore delle demolizioni navali, al fine di evitare il traffico crescente di unità in disuso sulle spiagge del sud est asiatico; dall’altra il timore di perdere traffico. Il meccanismo finanziario predisposto da Bruxelles per supportare lo smaltimento compatibile delle navi non piace ai porti europei. L’incentivazione a pratiche industriali in linea con le norme su salute, sicurezza e ambiente sarà discussa il prossimo 26 marzo dal Parlamento europeo. Una proposta di compromesso che prevede la costituzione di un fondo pagato dagli armatori per rendere meno appetibili i profitti delle demolizioni “a basso costo”.
L’introduzione di una tassa di 0,05 euro per tonnellata (la proposta iniziale del relatore Carl Schlyter, verdi svedesi, era di 0,03 euro) però non convince l’Espo. Il prelievo, da applicare ad ogni nave indipendentemente dalla bandiera di appartenenza, rischierebbe, secondo l’associazione che riunisce i principali porti del continente, di far aumentare le tasse portuali dal 25% al 50%. “La possibilità di perdere traffico – spiega Patrick Verhoeven, segretario dell’associazione – è reale, soprattutto nel Mediterraneo, nel Mar Nero e nel Baltico. La proposta, inoltre, potrebbe stravolgere modelli consolidati provocando uno spostamento verso modalità di trasporto meno efficienti”.
La partita sulle nuove norme in materia si è aperta l’anno scorso e punta ad applicare la convenzione IMO di Hong Kong del 2009 in anticipo sulla sua ratifica. Il pacchetto prevede un sistema integrato di controlli, autorizzazioni, e certificazioni in grado di coprire il ciclo di vita (dalla costruzione al riciclaggio) di ogni unità battente bandiera di uno stato membro. Inizialmente messo da parte per la forte opposizione di Germania, Grecia e Cipro, il fondo per lo smaltimento sostenibile è stato reintrodotto sulla base di uno studio secondo cui le tasse portuali rappresenterebbero solo una spesa marginale nella gestione di una nave. Conclusione “sorprendente” per Verhoeven che paventa un altro rischio. Quello di trasformare le Ap in “esattori delle tasse” con un “significativo aggravio amministrativo e tecnico per gli enti”. “Il Parlamento europeo – ha concluso – deve capire che queste conseguenze superano chiaramente i benefici auspicati”.
Come che sia rimane in problema costituito dalle navi europee contenenti materiali tossici che prendono la via dell’Asia per aggirare le norme sullo smantellamento in impianti conformi. Secondo uno studio recente nel 2012 il numero di unità sulle spiagge di India, Bangladesh e Pakistan è aumentato del 75%. A guidare la classifica dei “dumper” la Grecia con 167 navi (quasi la metà del totale), Germania (48 navi) e Regno Unito (30). Poca gloria anche per l’Italia che ha addirittura triplicato i 9 casi registrati nel 2011.
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