A Catania si è discusso delle linee di indirizzo per il futuro
In un sistema di competizione globale giocato essenzialmente sul fattore tempo le linee di intervento sui sistemi portuali sono state individuate da tempo: razionalizzazione e potenziamento delle infrastrutture, riforme gestionali, definizione dei ruoli istituzionali con una più netta distinzione tra le funzioni delle Autorità portuali e quelle delle Autorità marittime e, infine, un’unica legge di riforma di porti e interporti. Ma come riuscire nell’intento? Come trasformare l’Italia in punto di sbarco delle merci provenienti dall’Asia nel Mediterraneo e in Europa?
Sono i temi discussi la scorsa settimana a Catania nella due giorni di studi “North South conference”, meeting internazionale promosso da EST, BIC e CISCO. Incapacità a fare “sistema”, disattenzione della politica, mancanza di visione strategica, sono le maggiori criticità da affrontare. “Non siamo rappresentati nei consessi internazionali, non siamo supportati a livello centrale da normative adeguate, chiediamo con forza al nuovo Governo un ministero della Marina Mercantile che rimetta in moto il meccanismo dell’intermodalità, l’unico in grado di garantire occupazione e crescita economica”, ha denunciato Giordano Bruno Guerrini, direttore generale di Cisco. “Potenziare la logistica non vuol dire costruire capannoni o tunnel – ha continuato – ma affiancare alla capacità strutturale di un territorio una strategia in grado di attirare merci e passeggeri. L’Italia non rappresenta attualmente una piattaforma, lo è solo sulla carta: occorre sviluppare gli interporti e le interconnessioni tra la gomma, il ferro e le navi, senza tradurre tutto questo in mera costruzione edilizia”.
Puntare dunque sulla logistica come risposta alla crisi del Paese colmando il gap competitivo con i porti del nord Europa. “Il 34% dei terminal marittimi internazionali sono legati all’Asia – ha spiegato Giuseppe Godano, direttore generale di Hamburg Sud – e dobbiamo scendere fino al trentesimo posto per trovare il primo porto container del Mediterraneo, ovvero Valencia. La Sicilia può diventare un hub per la sua strategica posizione geografica, ma questo di certo non basta. I grandi trasportatori scelgono le loro mete in base ad alcuni elementari parametri: infrastrutture, costi e volumi di carico, basta guardarsi intorno per comprendere che non siamo ancora competitivi per questi e molti altri motivi”.
Su una cosa si è registrato il consenso unanime: migliorare il sistema dei trasporti marittimi internazionali vuole dire anche abbattere le “barriere” normative e istituzionali che spesso rallentano le relazioni tra stakeholder e Governi. Da qui la necessità di un’attività legislativa parallela, “parlando tutti la stessa lingua, quella dell’intermodalità, della prospettiva, dell’investimento e della sinergia”.