Legora: “un balzo indietro sugli obiettivi di sviluppo sostenibile e che non tiene conto del valore strategico del trasporto marittimo”
Roma –“Una dichiarazione sconcertante che, se corrisponde all’effettivo intendimento dell’UE rappresenterebbe un balzo indietro rispetto agli obiettivi di sviluppo sostenibile e l’incapacità di cogliere il valore strategico del trasporto marittimo e della logistica per lo sviluppo dell’Europa e ancor più dell’Italia, del Mezzogiorno e di una Regione, la Calabria, che sul suo più grande porto (Gioia Tauro) può far leva per la crescita economica ed occupazionale “.
Con queste parole Pasquale Legora de Feo – Presidente di UNIPORT, l’associazione che rappresenta la grande maggioranza dei terminal portuali operanti nel segmento di traffico dei contenitori – ha commentato la notizia apparsa sulla stampa secondo cui Bruxelles non intenderebbe rivedere il cosiddetto ETS, nei fatti una tassazione aggiuntiva a carico delle navi che fanno scalo nei porti europei che dovrebbe indurre all’utilizzo di carburanti per le navi alimentate da combustibili non inquinanti.
“Una misura che, spostando il traffico di trasbordo interamente verso porti del nord Africa, deprimerà anche i volumi dei traffici aventi l’Italia e l’Europa come destinazione finale, non apporterà alcun beneficio ambientale nell’area mediterranea, ma avrà come effetto una perdita di traffici e di occupazione. Per Gioia Tauro – ha aggiunto Legora – il solo traffico di trasbordo proveniente da porti extra UE trasbordato in destinazione anch’essa extra UE rappresenta oltre il 40% dei containers gestiti.
La misura ETS inciderebbe anche sugli altri segmenti di traffico depotenziando la propensione all’investimento delle imprese, mettendo in dubbio la possibilità di ammortizzare i rilevanti investimenti fin qui fatti e gli equilibri delle stesse imprese, generando impatti sui livelli dell’occupazione. Ad oggi – ha continuato il Presidente di UNIPORT – il terminal container di Gioia è la maggiore realtà occupazionale della Regione Calabria: circa 1800 unità di lavoro dirette e oltre 3500 nell’indotto. L’Italia può permettersi il rischio di gettare sul lastrico la gran parte di tante famiglie che nelle attività portuali hanno l’unica fonte di reddito?”.
“Chiediamo a tutte le forze politiche rappresentate a Bruxelles ma anche all’intero mondo della logistica italiano di attivarsi immediatamente, anche in sinergia con gli altri Stati dell’UE (Spagna, Grecia, Portogallo) che più di ogni altro rischiano di pagare una misura irragionevole perché non attentamente e compiutamente meditata nelle modalità e tempistiche di applicazione e non condivisa con gli Stati extra UE del Mediterraneo, di attivarsi affinché si trovino subito le necessarie ed opportune misure intese a garantire le condizioni di equilibrio concorrenziale alle imprese italiane e, in particolare al Governo evidenziamo come questo problema costituisce una priorità dell’intero sistema logistico.
Le imprese terminalistiche e gli operatori dei nostri porti – ha concluso Legora – non sono insensibili alla tutela dell’ambiente. Tutt’altro; i fenomeni metereologici estremi che sempre più ci affliggono in conseguenza dell’inquinamento costituiscono un problema importante anche per le nostre imprese, forse più di altre in quanto operanti al limite tra terra e mare, ma siamo anche convinti che se non affrontiamo le emergenze certamente con urgenza ma secondo il principio della sostenibilità, ovvero dell’equilibrio tra tutela bilanciata dell’ambiente e dello sviluppo economico e sociale rischiamo di fare danni ancora più grandi”.