Cesare Guidi, presidente Angopi: “La prevista inalienabilità, incommerciabilità e inespropriabilità delle aree demaniali portuali rappresenterà uno strumento di tutela degli interessi nazionali”
Il tradizionale appuntamento che l’Angopi, l’associazione nazionale ormeggiatori e barcaioli italiani, è solita organizzare fra le rappresentanze politiche, l’Amministrazione e i soggetti che a vario titolo operano in ambito portuale, si è tenuto oggi, 15 giugno, a Castel dell’Ovo a Napoli. Tema del confronto è stato quello del controllo pubblico e sulla snellezza operativa come obiettivi di un sistema, quello portuale, in cui il fattore umano è centrale e determinante per garantire la sicurezza, l’organizzazione e la possibilità per i porti italiani di offrire un servizio adeguato alle esigenze degli utenti.
Nella sua relazione il presidente di Angopi, Cesare Guidi, ha sottolineato che “quanto mai attuale appare la disciplina codicistica degli ‘usi pubblici’ del mare, meritoriamente tenuto in considerazione dal legislatore, che con la legge di riforma portuale (legge 84/94) ha, fra l’altro, attribuito alle Autorità Portuali compiti di indirizzo, programmazione, coordinamento, promozione e controllo delle operazione portuali, prevedendo un regime concessorio per l’affidamento delle aree demaniali necessarie allo svolgimento delle medesime operazioni portuali”. Questo impianto normativo ha spiegato il presidente di Angopi “appare oggi più che mai funzionale alla tutela dell’interesse nazionale, soprattutto in un momento caratterizzato dalla prospettiva di ingenti investimenti derivanti da un ormai avviato progetto di costituzione di un nuovo aggregato geografico euro asiatico”. Per Guidi “la prevista inalienabilità, incommerciabilità e inespropriabilità delle aree demaniali portuali e la conseguente possibilità di attribuire ai privati diritti di godimento sulle stesse solo attraverso atti di concessione “rappresenterà uno strumento di tutela degli interessi nazionali, nonché di controllo della catena logistica, garantendo che soggetti privati possano gestire quelle aree solo svolgendo effettivamente un’attività che guardi agli interessi del porto e del sistema economico che su quel porto insiste”.
Controllo pubblico e snellezza operativa, De Falco (M5S): “Occorre assicurare un controllo pubblico sulla possibile integrazione verticale fra le attività economiche svolte in ambito portuale e quelle relative al sistema logistico con il quale l’Autorità di sistema portuale tende ad integrarsi”.
Il convegno organizzato oggi dall’Angopi a Napoli, nella splendida cornice di Castel dell’Ovo, ha visto la presenza, tra gli altri del senatore del M5S Gregorio De Falco, di Mario Mattioli, presidente di Confitarma, del segretario generale di Assoporti, Francesco Mariani, dell’Ammiraglio Giovanni Pettorino, capo delle Capitanerie di Porto. Nel suo intervento il senatore del M5S De Falco, ha ribadito l’importanza che sia confermata la natura di Ente pubblico delle Autorità di Sistema Portuale. Il parlamentare ha insisto nel suo intervento sul principio della separazione tra regolazione e attività di impresa nei porti italiani. Peraltro, ha spiegato, anche l’evoluzione del sistema portuale – da semplice luogo di rifugio a snodo logistico della catena dei trasporti, passando per luogo di deposito delle merci e di trasformazione di materie prime – spinge nella direzione di “un controllo pubblico per vigilare sul fatto che le peculiarità del porto siano adeguatamente tenute in considerazione”. I compiti di promozione e coordinamento di forme di raccordo con i sistemi logistici portuali e interportuali per il senatore del M5S dovrebbero essere meglio specificati, “attribuendo alle medesime Autorità un ruolo di garante dell’omogeneità della disciplina del lavoro fra l’ambito portuale e i sistemi logistici”. In altri termini occorre assicurare un “controllo pubblico sulla possibile integrazione verticale fra le attività economiche svolte in ambito portuale e quelle relative al sistema logistico con il quale l’AdSP tende ad integrarsi. Si tratta – ha concluso De Falco – di un controllo assolutamente necessario a evitare forme di dumping sociale”.
Anche Mario Mattioli, presidente di Confitarma, ha detto che la sua associazione “è assolutamente d’accordo con Angopi che sia ribadita la gestione pubblicistica dei porti. E’ questa una garanzia per tutto l’armamento e per lo sviluppo complessiva della portualità. I nostri porti però – ha aggiunto – devono essere sempre più competitivi e andare con decisione verso una semplificazione amministrativa”. E anche la natura del servizio di ormeggio come operatore interno alla pubblica amministrazione è per Mattioli un “passaggio fondamentale per tenere assieme competitività e sicurezza”. Il presidente di Confitarma ha infine sottolineato che la sicurezza in ambito portuale “è un bene prezioso e importante, però sulla sicurezza non bisogna fare barriere, ma costruire senza pregiudiziali”. Il segretario generale di Assoporti, Francesco Mariani, dal canto suo ha sostenuto che “i porti sono già liberalizzati. Ci sono porti, come quello di Genova, ad esempio, che sono totalmente terminalizzati”. Mariani ha infine dedicato un passaggio al contratto unico dei lavoratori dei porti, “che va assolutamente salvaguardato”.
Peraltro, un significativo esempio di come il controllo pubblico si possa conciliare con l’attività imprenditoriale è stato portato dal Presidente della SAPIR, Riccardo Sabadini, che ha ripercorso la storia del terminal di Ravenna, felice testimonianza di convivenza fra pubblico e privato.
“Senza sicurezza non può esservi sviluppo duraturo”: questo il messaggio che l’Ammiraglio Giovanni Pettorino, a capo delle Capitanerie di Porto ha lanciato dal palco del convegno. Pettorino ha concluso con un passaggio sull’emergenza migranti. “il nostro Paese negli ultimi 4 anni ha coordinato oltre 4000 soccorsi portando al salvataggio di 600mila persone. Su questi temi non prendiamo lezioni da nessuno”.