Un falconetto veneziano in bronzo il reperto più prezioso
Nel corso degli ultimi dragaggi nel Porto di Genova sono stati rinvenuti diversi cannoni e ancore di particolare interesse per la storia della città di Genova. Gli inediti manufatti storici, studiati dalle Soprintendenze e da esperti del NavLab (Laboratorio di Storia Marittima e Navale dell’Università di Genova), attualmente sottoposti a un processo di desalinizzazione, in un’area protetta di Calata Bettolo, saranno restaurati e offerti alla cittadinanza in esposizione pubblica permanente. Le ancore e i cannoni testimoniano l’attività del porto di Genova tra il XVI e il XX secolo e presentano numerosi riferimenti ai contatti con altre marinerie. «Il valore dei reperti trovati e la loro perfetta conservazione dopo il dragaggio dimostrano la cura e la prudenza delle imprese coinvolte nel cantiere: l’area a mare e a terra sono state oggetto di attenzione da parte di tutti i soggetti coinvolti,» ha commentato il presidente dell’Ap Luigi Merlo. «La quantità di materiale trovato – ha continuato – certifica la portata storica dell’opera di dragaggio, che restituisce a Genova piccoli grandi pezzi della sua storia più antica e più recente. Lo sforzo che ora resta da fare è quello di restituire a nostra volta questo materiale ai cittadini tutti». Da questo punto di vista il Ministero dei Beni Culturali, in collaborazione con l’Autorità portuale, sta studiando un progetto di esposizione e illustrazione tecnico-storica, anche al fine di valutare e reperire le necessarie coperture economiche eventualmente rivolgendosi a soggetti finanziatori privati.
Durante gli stessi dragaggi sono stati recuperati venti ordigni bellici, attualmente tutti disinnescati e portati in aree sicure: ultimo episodio l’ordigno da 500 libbre trattato la settimana scorsa.
I dragaggi
Il Porto di Genova dal luglio del 2009 è soggetto alla più grande opera di dragaggio mai avvenuta nella sua millenaria storia. Durante le operazioni, interamente finanziate dall’Autorità portuale con 68 milioni di euro e con un cantiere che è previsto in chiusura nel dicembre 2015, sono stati smaltiti (e, una volta monitorati, utilizzati per i riempimenti di Calata Bettolo) oltre 3 milioni e mezzo di metri cubi di materiale. I fondali verranno portati a quote compatibili alla navigazione di navi mercantili di elevato tonnellaggio e all’attracco delle più moderne navi da crociera. Le aree interessate dai dragaggi sono state: il canale di Sampierdarena, l’area del super bacino, calata Sanità, i bacini di carenaggio, il bacino di evoluzione, il Porto Antico, calata Massaua, calata Inglese, calata Giaccone, il Porto petroli, la vasca di decantazione del torrente Polcevera, la zona tra Ponte Ronco ponente e la banchina Italsider di levante, l’imboccatura di ponente del bacino di evoluzione e il canale di calma antistante la banchina Italsider sud.
I cannoni
Sono stati rinvenuti:
• cinque cannoni secenteschi ad avancarica in ferro colato, lunghi quasi tre metri e del peso di circa una tonnellata, di probabile produzione inglese;
• due cannoni leggeri a retrocarica in ferro fucinato, brandeggiabili a mano da una sola persona, lunghi un metro e mezzo e pesanti meno di un quintale, databili tra la fine del Cinquecento e la metà del Seicento;
• un falconetto in bronzo lungo circa due metri e pesante circa due quintali, che presenta il marchio della famiglia Alberghetti, fonditori veneziani attivi nella seconda metà del Cinquecento: di questa bocca da fuoco è noto un esemplare gemello, proveniente dal porto di Genova ed esposto al Galata Museo del Mare.
Le ancore
Realizzate in ferro, nella quasi totalità dei casi forgiato, le ancore offrono un interessante spaccato sull’evoluzione subita negli ultimi tre-quattro secoli.
Questi gli oggetti più significativi:
• esemplare sei-settecentesco di fattura locale
• Rodger’s Small Palms, una delle prime oggetto di brevetto (1832)
• esemplari tipo Ammiragliato Britannico (1841);
• diverse ancore a ceppo mobile di ferro;
• un raro esempio a ceppo fisso di legno, di dimensioni e peso imponenti (cinque metri e quattro tonnellate), l’unico finora rinvenuto in acque italiane;
• esemplari più recenti a marre mobili, simili a quelli in uso ai giorni nostri.