Cesare Guidi, presidente Angopi: Il Regolamento europeo sancisce definitivamente il legame del servizio di ormeggio con la sicurezza. E sul salvataggio a mare dei migranti avverte: «Vedo un clima che mi preoccupa. La legge del mare prescrive che chi è in mare ed è in pericolo va salvato».
Aprendo i lavori del convegno “Il servizio di ormeggio dopo il Reg. Ue 2017/352. Esperienze a confronto”, che si è svolto oggi a Trieste alla Stazione Marittima, il presidente dell’ANGOPI, l’associazione nazionale ormeggiatori e barcaioli dei porti italiani, Cesare Guidi ha ricordato come, l’originaria formulazione del Regolamento, che era «tutta centrata sull’idea, sbagliata, che solo con la liberalizzazione dei servizi portuali, si potesse compiutamente ottimizzare le potenzialità di sviluppo dei porti europei, è stata sensibilmente ridimensionata». Contrariamente all’indirizzo seguito nel passato dalla Commissione, ha affermato Guidi, con il Regolamento anche al servizio di ormeggio viene riconosciuto in sede europea «il legame con la sicurezza della navigazione in ambito portuale e dell’approdo, uniformando, di fatto, la relativa funzione a quella dei servizi di pilotaggio e di rimorchio». Il numero uno degli ormeggiatori italiani ha sottolineato che un contributo determinante in questa direzione è «derivato da quanto definito nell’aprile del 2016 in ambito IMO, attraverso le linee guide sulla formazione e l’istruzione minima per gli ormeggiatori». L’ultimo tassello che manca per dare armonia al quadro normativo e rafforzare il nesso tra il servizio di ormeggio e la sicurezza è la modifica – «speriamo imminente», ha precisato Guidi – del Regolamento per l’Esecuzione del Codice della Navigazione che individuerà «un percorso formativo obbligatorio per conseguire uno specifico Certificato di competenza, necessario per potere accedere e svolgere il nostro servizio».
Nella sua relazione Guidi – che ha insistito tra l’altro sulla centralità dell’uomo nella vita dei porti (argomento ripreso in larga parte degli interventi che si sono succeduti nel corso dell’assise) – ha dedicato passaggio anche al modello organizzativo previsto dal Regolamento 352: «l’Amministrazione ha ritenuto di scegliere lo strumento associativo di tipo cooperativo inquadrandolo e qualificandolo come operatore interno, essendo tale modello il più idoneo per lo svolgimento dei compiti istituzionali assegnati agli ormeggiatori nell’ordinamento italiano e attese le caratteristiche dei nostri porti e quelle del traffico che li scalano».
Guidi si è detto poi fortemente critico sull’autoproduzione dei servizi portuali: In ogni caso – ha aggiunto – chiunque voglia autoprodursi il servizio deve rispettare tutte le norme relative alle modalità di erogazione del servizio stesso e garantire direttamente o indirettamente l’effettiva e integrale funzione e presenza dei servizi in esame che siano autoprodotti».
Il presidente Angopi ha esortato i futuri europarlamentari a tenere nella debita considerazione nell’ambito della loro futura attività le vicende che hanno accompagnato il Regolamento 2017/352, anche al fine di recuperare un rapporto certamente non facile fra i cittadini dell’Unione e gli organi di governo e deliberativi della stessa, con l’obiettivo di ridare slancio ad un progetto europeo, solidale con i principi alla base della sua costruzione».
Il presidente Agopi ha concluso, infine, con un riferimento a salvataggio a mare dei migranti: “Vedo un clima che mi preoccupa. La legge del mare prescrive che chi è in mare ed è in pericolo va salvato”.
L’ammiraglio Giovanni Pettorino: «c’è un equilibro tra il comandante del porto e i Stn . Il rischio è che questo equilibro venga messo in difficoltà da soggetti terzi. Guai a toccare il quadro normativo». Cristiano Aliperta, ex rappresentante italiano all’IMO: «abbiamo sbagliato a chiudere il ministero della Marina mercantile».
Nel suo intervento al convegno Angopi “Il servizio di ormeggio dopo il Reg. Ue 2017/352”, che si è svolto oggi a Trieste alla Stazione Marittima, il Comandante generale del Corpo delle Capitanerie di Porto l’ammiraglio Giovanni Pettorino ha spiegato che «c’è un equilibro tra il comandante del porto e i Stn . Il rischio è che questo equilibro venga messo in difficoltà da soggetti terzi. Guai – ha avvertito – a toccare il quadro normativo». Zeno D’Agostino, vice presidente Espo, ha detto, dal canto suo, che «i porti sono luoghi delicatissimi. L’Europa si trova in un contesto di rilevanti cambiamenti geopolitici, nell’ambito dei quali il ruolo dei servizi tecnico nautici diventa delicato, atteso anche il loro coinvolgimento in materia di security. E’ quindi necessario che la Ue si raccordi su queste questioni cruciali nei tempi in cui viviamo».
Per Victor Schoenmakers, dell Autorità portuale di Rotterdam, il «Regolamento europeo è una forma bilanciata di legislazione che tiene conto delle caratteristiche dei singoli paesi europei». Mentre l’Ammiraglio Cristiano Aliperta, ex rappresentante italiano all’IMO, nel suo intervento ha evidenziato che «abbiamo sbagliato a chiudere il ministero della Marina mercantile, un ministero che funzionava. Spero che questa scelta sia ripensata».
Sergio Maria Carbone, professore emerito del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Genova, ricordando che «l’ormeggio è funzionale alla navigazione e non alle attività portuali» ha poi spiegato che «se il servizio di ormeggio non fosse erogato in regime di monopolio vi sarebbe una moltiplicazione dei costi». Conclusione del professore: «Il modello italiano è il più coerente rispetto alla soddisfazione dell’esigenza pubblicistica insita in questo servizio»; peraltro, anche sotto il profilo tariffario il professore ha evidenziato «come il modello italiano, coerente ai principi dell’Unione, ha consentito di definire tariffe ritenute soddisfacenti dagli utenti». Considerazioni sono anche state fatte sul ruolo pubblico del porto, «fondamentale per consentire un controllo pubblico nell’ambito degli avviati processi di integrazione verticale e orizzontale che stanno interessando il settore marittimo».
Presenti ai lavori dell’Angopi anche l’europarlamentari Isabella De Monte, del Pd, e Marco Zullo (M5). La De Monte si è detta convinta che l’idea di una funzione pubblica del servizio di ormeggio e la centralità della sicurezza siano elementi imprescindibili e ha aggiunto: «sono fiera del fatto che il modello italiano di ormeggio ha fatto scuola e sono contenta che sia stato tenuto in considerazione a livello europeo». Mentre Marco Zullo, europarlamentare M5S, ha sostenuto di aver apprezzato del Regolamento 352 «che abbia sancito il ruolo pubblico nel settore portuale. Se si mette al centro la persona – ha concluso – è possibile costruire una Europa diversa».
Ha concluso i lavori il rappresentante della DG Move, il quale ha, in particolare, evidenziato l’intendimento della Commissione di non procedere con nuove proposte normative per il settore, essendo ora la richiamata DG attenta a «valutare le eventuali criticità che dovessero sorgere dalla pratica applicazione del Regolamento».