• 23 Novembre 2024 08:23

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Angopi, si è chiuso a Venezia il convegno “Quali funzioni e beni pubblici”

Marco Bertorello
Il presidente dell’Associazione degli ormeggiatori e barcaioli italiani, Marco Bertorello: le banchine devono rimanere spazi demaniali. Alla mano invisibile del mercato rispondiamo con la mano visibile dello Stato

Venezia, 17 giugno 2022 – “Veniamo da tempi difficili e complicati. I nostri problemi iniziano con la crisi finanziaria del 2008-2012 che non è stata risolta nelle sue ragioni di fondo. La globalizzazione conosce, potremmo dire, una crisi da successo. Ha prodotto vantaggi ma anche forti squilibri”. Lo ha sostenuto nel suo intervento al Convegno Angopi, “Porti: quali funzioni e beni pubblici?”, il presidente dell’associazione degli ormeggiatori e barcaioli italiani, Marco Bertorello, secondo il quale alla “mano invisibile” del mercato, per citare Adam Smith, va affiancata, come progetto strategico, la “mano visibile dello Stato”.

Bertorello si è chiesto e ha chiesto ai numerosi interlocutori presenti al convegno – rappresentanti della politica, del Comando generale delle Capitanerie di Porto, del cluster marittimo, del sindacato, dell’università – quale funzione la sfera pubblica “deve mantenere, in particolare in relazione ai problemi di sovranità che guerra, crisi climatica ed energetica sollevano”.

Il ruolo pubblico dei porti non è stato messo in discussione, ma anzi accettato in maniera generalizzata da tutti gli interventi e da tutti i punti di vista che si sono succeduti nel corso della discussione. In particolare, la terzietà rispetto agli utenti è stata riconosciuta come caratteristica peculiare dei servizi tecnico nautici.

È emersa, però, l’esigenza di rendere più efficiente la parte pubblicistica, anche attraverso processi di pianificazione e finanziamenti, strumenti questi considerati da tutti essenziali, a patto che la pianificazione avvenga a livello centrale.

Circa l’impiego degli spazi portuali, tra conservazione e sviluppo, l’invito emerso dal confronto è quello di cercare di perseguire lo sviluppo, attraverso modelli che si lasciano dietro le spalle tutta una serie di incrostazioni, spesso dogmatiche, che dovrebbero essere abbandonate.