Assemblea Generale dell’associazione dei porti italiani
Si è chiusa oggi all’Assemblea Generale di Assoporti il lungo regno di Francesco Nerli sulla portualità italiana. Un’esperienza duratura, caratterizzata negli ultimi anni da feroci polemiche e contestazioni, che cede il passo alla nuova presidenza di Luigi Merlo (Ap di Genova), affiancato, come da laboriosi accordi intercorsi tra le diverse anime dell’associazione, da Pasqualino Monti (Ap di Civitavecchia).
Il passaggio di consegne giunge, come affermato da Nerli nella sua relazione, in un momento in cui “la crisi sta provocando una modifica degli assetti e degli equilibri a livello mondiale, con ripercussioni drammatiche anche per l’Europa”.
“Guardando ai container – ha confermato – sono previsti tassi di crescita tra il 7% e l’8% nei prossimi 3-4 anni”.
In un quadro, però, dove la concorrenza dei porti della sponda sud del Mediterraneo e le strategie delle grandi compagnie, “fatte di accordi di cooperazione e fusione, riassetti delle linee e rallentamento delle velocità delle navi”, fa prevedere per il 2012 “una situazione caratterizzata da risultati di segno diverso nei singoli porti nazionali”.
Autonomia finanziaria, valorizzazione delle aree costiere a partire da quella mediterranea all’interno della politica dei trasporti dell’Unione europea, riconoscimento alle Autorità Portuali di un ruolo esteso di promotori di sistemi logistici, connessione “corretta” dei porti con la piattaforma infotelematica per la gestione della rete logistica. Il tutto tenendo ben ferma l’autonomia e il ruolo delle Autorità Portuali.
Sono queste per Nerli le linee guida su cui reagire per il futuro. Senza dimenticare l’atavica assenza “di un disegno di sviluppo del sistema e di un chiaro piano strategico per la portualità”.
A fronte di critiche rivolte alle Autorità Portuali per aver “elaborato pianificazioni sovradimensionate rispetto a scenari futuri credibili” – ha sottolineato Nerli – “si dà credito ad indicazioni programmatiche e di priorità frutto di studi di Fondazioni autorevoli, che però hanno il limite della carenza di confronto con gli enti del territorio e in primis le Autorità Portuali”.
Nel denunciare la tendenza ad accreditare “disegni astratti”, Nerli ha sottolineato invece la carenza di fondi per i porti e l’esiguità della quota di 70 milioni all’anno garantita da una autonomia finanziaria marginale. “Se effettivamente il Governo crede che i sacrifici e gli sforzi che sta facendo il Paese sono il punto di partenza di un processo di riavvio della crescita – ha ribadito – è indispensabile che si tracci un percorso graduale, ma realistico, di realizzazione di autonomia finanziaria. Non invece redistribuendo risorse che non si sono potute spendere per l’inestricabile matassa di norme e procedure che vanno semplificate”.
Tre i temi di scottante e rischiosa attualità sui cui porre l’attenzione: l’imminente scadenza di molte fra le maggiori concessioni portuali, scadenza che potrebbe postulare – secondo Nerli – “una privatizzazione del bene porto, con esclusione dai porti italiani dei grandi operatori internazionali”; posizione della Ue contraria sempre e comunque al finanziamento pubblico di infrastrutture portuali, finanziamento equiparato agli aiuti di Stato; infine, le conseguenze del decreto legge sulla spending review, e la recente sentenza del Tar Lazio che equipara i dipendenti delle Autorità Portuali a dipendenti pubblici con il rischio di trasformare le Autorità “in mere strutture di amministrazione e di conservazione del bene porto”.