La Campania è al quarto posto in Italia per numero di vendite giudiziarie
Sono 78.477 le unità immobiliari oggetto di asta in Italia nel 2024 (con un controvalore di base d’asta complessivo pari a 10.887.445.116,31 euro e offerte minime per 7.422.657.128,83) con un decremento di circa il 12% rispetto all’anno precedente (quando si sono registrate 88.174 unità in asta).
Con riguardo alla distribuzione territoriale dei lotti in vendita, a livello regionale la Lombardia si conferma al primo posto con 10.439 unità staggite, pari al 13,30% del totale, seguita da Sicilia con 9.454 (12,05%) che conferma il secondo posto del 2023, Lazio con 7.625 (9.72%), Campania con 5.655 (7,21%) e Marche con 5.618 (7,16%), che sale in 5° posizione al posto della Toscana che scende invece al 6° posto con 5.524 unità (7,04%).
Lo rende noto il Centro studi RINA Prime nel suo “Report Aste 2024”.
Nel 2024 la Campania si colloca al quarto posto nella classifica delle regioni con maggior numero di aste, con 471 aste al mese (7,21% delle vendite giudiziarie in Italia). Anche nel 2023 e 2022 la Regione si collocava al quarto posto, rispettivamente con 6.681 e 7.956 aste immobiliari, ovvero il 7,58% e il 7,04% del numero totale di aste in Italia.
Secondo Biagio Iavarone, collaboratore RE Solutions Agency Campania: “Nel mercato campano le categorie A/10 (uffici e studi privati) risultano le più colpite dalle aste giudiziarie, mentre si registra una forte domanda per le categorie D/1 e D/8, che comprendono capannoni industriali e grandi strutture commerciali. La partecipazione alle aste è in aumento, con una prevalenza di cittadini privati interessati principalmente al settore residenziale.
Le zone centrali delle città sono particolarmente richieste, grazie a una crescente domanda per asset che possono essere convertiti in attività come B&B o alloggi per studenti. Al contrario, le province con una densità di popolazione più bassa mostrano un interesse minore, rispecchiando una domanda disomogenea sul territorio.
Nel residenziale, le prime case rappresentano la tipologia di immobile più frequentemente soggetta a esecuzione, un dato che evidenzia le difficoltà economiche di molte famiglie. Per quanto riguarda il settore produttivo, le aree ASI (Aree di Sviluppo Industriale) sono le più colpite, riflettendo le sfide economiche del comparto industriale.
Un segmento in crescita è rappresentato dagli alberghi e dai grandi asset immobiliari, che suscitano interesse soprattutto per la loro adattabilità a essere trasformati in B&B o studentati. Questo trend è particolarmente rilevante nei centri urbani, dove la domanda per tali conversioni è in costante aumento. Tuttavia, una delle principali criticità del mercato delle aste rimane l’occupazione degli immobili, spesso da parte dei debitori originali (borrower), un fattore che può rappresentare un ostacolo per i potenziali acquirenti”.
SITUAZIONE NAZIONALE
Sono 78.477 le unità immobiliari oggetto di asta in Italia nel 2024 (con un controvalore di base d’asta complessivo pari a 10.887.445.116,31 euro e offerte minime per 7.422.657.128,83) con un decremento di circa il 12% rispetto all’anno precedente (quando si sono registrate 88.174 unità in asta).
Con riguardo alla distribuzione territoriale dei lotti in vendita, a livello regionale la Lombardia si conferma al primo posto con 10.439 unità staggite, pari al 13,3% del totale, seguita da Sicilia con 9.454 immobili (12,05%) Lazio con 7.625 (9,72%), Campania con 5.655 (7,21%) e Marche con 5.618 (7,16%), mantenendo le posizioni quasi invariate rispetto al 2023, quando al quinto posto figurava però la Toscana, che ora è invece al sesto posto.
Dei 78.477 immobili in asta, oltre il 32,42% ricade nelle regioni del Nord Italia, anche se la loro distribuzione territoriale risulta frammentata. Al centro il 31,15%, al Sud il 20,05% e nelle Isole il 16,37%.
Sono 15 le province che, da sole, controllano circa il 36% dei lotti su base nazionale.
Nel 2024 la provincia di Roma supera nuovamente quella di Milano, che scende invece al 5° posto, superata da Perugia, Cosenza e Catania, anche se lo scostamento è lieve (Roma 4947, Perugia 2034, Cosenza 2031, Catania 2024, Milano 2021)
Il 53,99% delle unità immobiliari all’asta è riconducibile alla categoria “residenziale” ed è costituita da appartamenti, monolocali, mansarde, attici, ville e villette, nella maggior parte dei casi tutti abbinati ad autorimesse e/o cantine. A questi si somma un 11,19% di posti auto e autorimesse in vendita in lotti autonomi.
“Il comparto residenziale in genere costituisce non solo la porzione più consistente del mercato ma anche quella più attiva, avendo a oggetto beni più fruibili e raggiungendo quindi una platea più ampia di potenziali acquirenti. Negli ultimi anni, grazie anche al diffondersi di agenzie di consulenza per la compravendita di abitazioni all’asta, sono numerosi i soggetti che optano per l’acquisto di una casa nell’ambito di procedure giudiziarie, intravedendo maggiori opportunità di risparmio. L’aumento delle partecipazioni ha avuto come conseguenza l’accrescere dei prezzi, che in alcune zone, quali ad esempio Milano, hanno equiparato quelli del mercato libero, favorendo così i creditori” ha dichiarato Massimiliano Morana, amministratore delegato di RINA Prime Credit Asset Management.
La percentuale di negozi, uffici e locali adibiti a uso commerciale in vendita ha un leggero rialzo che si attesta al 11,33% rispetto al 9% del 2023. Resta invariata la percentuale, 3,06%, dei capannoni industriali, commerciali e artigianali, opifici, mentre aumenta ancora lievemente il numero dei magazzini che passano dal 4,26% al 4,58%. A differenza del settore residenziale, la specifica destinazione d’uso di questi immobili comporta un ridotto parterre di potenziali acquirenti. Spesso, specie con riguardo ai cespiti industriali, l’impossibilità di adibire la struttura a impieghi diversi, circoscrive significativamente il numero degli interessati causando un susseguirsi di esperimenti deserti a perdita del valore dei beni e, quindi, a uno svantaggio delle parti coinvolte.
Una fetta importante del mercato, pari al 12,99% in rialzo ulteriore rispetto all’11,34% del 2023, è costituita dai terreni, sia agricoli che edificabili. In questi casi l’interesse all’acquisto può risultare ulteriormente ridotto, specie per gli edificabili che richiedono una certa progettualità.
Resta invariata rispetto al 2023 la percentuale di cantieri, che occupano ancora lo 0,8% del mercato. La categoria include cantieri finiti, semifiniti, abbandonati o parzialmente realizzati. “Una partecipazione attiva da parte di investitori qualificati sarebbe, specie in caso di cantieri in stato di abbandono, auspicabile al fine di evitare uno spreco di risorse, riqualificare zone altrimenti esposte al degrado e mettere in sicurezza edifici suscettibili di occupazione abusiva” specifica Morana.
Cala drasticamente la categoria dell’hospitality, che scende allo 0,03%, mentre la tipologia che si compone di strutture che vanno dal «piccolo» albergo a conduzione famigliare a grandi resort arricchiti da SPA, impianti sportivi e di vario intrattenimento, si assesta allo 0,7%.