Porterà i ricercatori fino a mille metri di profondità e sarà a disposizione di tutta la comunità scientifica
Napoli – A oltre un secolo di distanza, le idee visionarie di Anton Dohrn vedono la luce: arriva a Napoli il Triton 3300/3 MKII, il moderno batiscafo della Stazione Zoologica Anton Dohrn destinato alle esplorazioni nelle profondità del Mar Mediterraneo. Questo sofisticato veicolo, costato oltre 5 milioni di euro è stato acquistato grazie ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e svolgerà un ruolo fondamentale nell’ambito del progetto EMBRC-UP – coordinato da Massimo Cavaliere, direttore generale della stazione Anton Dohrn- che ha per scopo il rafforzamento delle infrastrutture di ricerca esistenti e la creazione di nuovi strumenti per la ricerca scientifica in Europa. Questo programma contribuirà a fare di SZN un hub di eccellenza.
Il nuovo batiscafo arriva da Orlando, negli Stati Uniti, ed è capace di ospitare un pilota e due ricercatori e portarli fino ad una profondità di 1000 metri. Lungo 4 metri, largo 3 e alto 2,6, può lavorare per 12 ore alla massima profondità e fino a 96 ore più in superficie. Le dotazioni tecnologiche includono tutti i sistemi di sicurezza e di osservazione più avanzati: sonar, manipolatori robotici, videocamere 6K e altri sistemi di monitoraggio ambientale. Servirà a condurre esplorazioni e osservazioni in ambienti profondi, con la possibilità di effettuare esperimenti manipolativi.
“Con l’arrivo del Triton 3300/3 MKII – spiega il Presidente SZN Roberto Bassi – la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli si conferma come un’eccellenza nel panorama scientifico internazionale. Questo straordinario strumento rappresenta una rivoluzione per la ricerca marina nel mediterraneo, permettendoci di raggiungere ripetutamente e operativamente profondità che fino a pochi anni fa sono state accessibili solo episodicamente e con tecnologie estremamente costose. Ora, per la prima volta in Italia, possiamo portare i nostri scienziati fino a mille metri sotto la superficie marina, consentendo loro di osservare con i propri occhi, ecosistemi e processi che costituiscono il cuore pulsante della vita sul nostro pianeta. E’ certo una conquista. Allo stesso tempo è una forte responsabilità finanziaria che faremo il possibile per fronteggiare in un periodo di ristrettezze di fondi destinati alla ricerca.”
Gli fa da eco il Direttore SZN Massimo Cavaliere, che afferma: “Questo traguardo non riguarda solo la Stazione Zoologica, ma tutta la comunità scientifica nazionale e internazionale, nell’ambito della rete internazionale EMBRC-UP. Il Triton 3300/3 MKII sarà una risorsa condivisa, al servizio della conoscenza, pronta a rispondere a grandi domande sulla biodiversità, sul cambiamento climatico e sull’equilibrio degli ecosistemi marini”.
Il Triton 3300/3 MKII per la Stazione Zoologica di Napoli rappresenta una tappa importante per la propria storia: oltre un secolo fa’ Anton Dohrn, mente visionaria oltre che brillante studioso, aveva già intuito, le potenzialità nascoste nei fondali marini del Mediterraneo ed enunciato la necessità di studiare il mare andando in profondità, lontano dalla costa.
All’inizio del Novecento queste idee si complementarono perfettamente con quelle di Alfred Krupp, industriale tedesco trasferitosi a Capri per motivi terapeutici e appassionato di biologia marina, che propose al fondatore della Stazione Zoologica di Napoli di intraprendere una campagna di ricerche, da lui finanziata, per esplorare i fondali. Le sue esplorazioni portarono alla scoperta di diverse specie marine sconosciute agli studiosi della fauna ittica del Mediterraneo.
Una volta ultimate le fasi di preparazione, il batiscafo sarà pronto per essere utilizzato. “Riteniamo – commenta Simonepietro Canese, Primo Tecnologo Dipartimento Infrastrutture di ricerca per le risorse biologiche marine dell’Istituto di Ricerca, che ha curato la procedura di acquisizione del batiscafo – che sarà pronto per la prossima primavera. Siamo entusiasti del fatto di essere riusciti a portare questo tipo di batiscafo in Italia: ora ci vorrà uno sforzo enorme per farlo funzionare come si deve, ma questo ci rende orgogliosi. E’ una tappa di un lungo percorso di esplorazione dei fondali marini, iniziato nel nostro Paese circa 20 anni fa e che ci porta oggi a procedere verso nuove frontiere”.