Minacciato lo sciopero generale, primo stop per il piano di ammodernamento
Niente privati sulle banchine brasiliane. Il piano da 27 miliardi di dollari lanciato da Dilma Rousseff per la modernizzazione dei porti del Paese conosce il primo stop. Nello scalo di Santos – riferisce Reuters – i lavoratori hanno “occupato” la nave cinese Zhen Hua 10 che trasporta le gru destinate al terminal container Embraport di proprietà di Odebrecht, conglomerato partecipato, tra gli altri, da DP World (Emirati Arabi).
La clamorosa protesta nasce dalla volontà dei sindacati di contrastare la misura 595. Il quadro normativo introdotto dal governo per attrarre gli investimenti privati necessari all’espansione di un sistema portuale che in molte realtà, come il sud-est del paese, già lavora al limite della sue capacità. Un’altra riforma del settore, dopo il precedente tentativo fallito dal presidente Lula, che prevede nuovi meccanismi nelle concessioni, da assegnare agli operatori che garantiscono più traffici.
La nuova organizzazione, denunciano i sindacati, porterebbe a un inevitabile taglio degli stipendi e alla riduzione delle tutele legali. Tra le altre novità introdotte, infatti, la possibilità per i terminalisti come Embraport di assumere in proprio la forza lavoro. Bypassando, di fatto, l’obbligo finora vigente di attingere all’agenzia centralizzata OGMO, accusata dai fautori della privatizzazione di essere all’origine di costi per il lavoro portuale fra i più alti al mondo.
Mentre le autorità portuali tacciono (poiché Embraport è un terminal privato – questa posizione – si tratta di problematiche esterne alle competenze sullo scalo) i sindacati hanno chiesto la mediazione del governo centrale. Altrimenti, sciopero generale in tutti i porti il prossimo 18 marzo.