Un infortunio con lievi conseguenze ogni 10 quasi incidenti, un infortunio grave ogni 50 quasi incidenti, un infortunio mortale ogni 500 quasi incidenti.
Si tratta di stime, in parte ben note, basate su statistiche globali, e sul concetto del near miss, ovvero il quasi incidente che altro non è che il campanello di allarme che più di frequente tende a squillare all’interno delle imprese; un campanello di allarme spesso inascoltato ancorché prodromo di incidenti sul lavoro con numeri di mortalità che, dopo la tregua attribuibile dal Covid e allo smart working, nel 2022 in Italia sono tornati a crescere sopra quota mille.
“La segnalazione, l’analisi e il trattamento dei near miss, pur non essendo un obbligo di legge costituiscono un potente strumento a disposizione delle aziende che vogliono garantire condizioni di sicurezza” chiarisce Diego D’Amato, Presidente e Amministratore Delegato di Bureau Veritas Italia. “A prima vista può sembrare paradossale, ma un aumento delle segnalazioni di near miss è un segnale positivo: significa che è maturata la capacità di lettura di anomalie e comportamenti pericolosi, e quindi la cultura della sicurezza”.
A fronte di un dato nazionale di 652.000 incidenti sul lavoro, Bureau Veritas Italia, la multinazionale della certificazione e dei controlli, ha lanciato il suo guanto di sfida, sottolineando l’urgenza di applicare un metodo scientifico di prevenzione, basato sulla segnalazione, l’analisi e il trattamento dei near miss.
Si definisce near miss o quasi incidente qualsiasi evento, correlato al lavoro, che avrebbe potuto causare un infortunio o danno alla salute (malattia),morte o danno ambientale, che, solo per una fortunata serie di eventi, non lo ha prodotto: un evento negativo quindi che ha in sé la potenzialità di produrre un infortunio, un incidente ambientale o anche “solo” un danno economico significativo.
Fanno parte di tale categoria anche quegli infortuni che restano fuori dall’obbligo legislativo di registrazione, cioè quegli eventi infortunistici lievi che non portano a giorni di assenza da lavoro, oltre quello in cui si è verificato l’evento.
“Segnalare un’anomalia, riconoscere un comportamento pericoloso o registrare un quasi infortunio, non deve comportare in alcun modo una controproducente e disincentivante «caccia al colpevole» – prosegue D’Amato – ma deve essere inteso come un atto di responsabilità finalizzato alla crescita della consapevolezza del personale e del livello di sicurezza aziendale”.
Le anomalie sono spesso rilevabili attraverso ispezioni e controlli mediante l’impiego di check list e possono essere risolte attraverso manutenzioni, ripristini, e sostituzioni di componenti o apparecchiature, ma possono essere rilevati anche nella quotidianità lavorativa di ciascuno di noi. Al loro studio e analisi Bureau Veritas applica poi due metodi che consentono una oggettivazione dell’approccio: il Metodo dei cinque perché e il Metodo Ishikawa. Lo scopo non è solo quello di agire sui sintomi e sugli effetti del problema ma attivare azioni sulle cause radice che lo hanno generato o lo possono generare.
Metodi che Bureau Veritas applica da tempo all’interno della propria organizzazione, con un sistema di gestione della sicurezza certificato ai sensi della best practice internazionale ISO 45001, appuntamenti mensili dedicati alla cultura della sicurezza e 12 Safety Ambassador che testimoniano ai colleghi la cultura della prevenzione.
Dal 2018 una app accessibile a tutti i profili aziendali permette un’agevole e diffusa segnalazione delle situazioni di pericolo. La sensibilità delle persone nell’identificare situazioni di pericolo e attivare azioni preventive è cresciuta nel tempo ed è tenuta in considerazione nel processo di valutazione delle performance del personale, in particolare di quello ispettivo e tecnico.
La logica che sottende a tutto ciò è potentissima: agire sulle cause degli infortuni prima che gli stessi si verifichino. La strada principale verso un lavoro “Zero Infortuni”.