Il ruolo del trasporto marittimo “è essenziale per lo sviluppo dell’economia globale– ha affermato il Presidente di Confitarma – basti pensare che sono “più di 100 mila le navi su cui sono imbarcati oltre un milione e mezzo di marittimi e che il 90% del commercio mondiale viaggia su navi petroliere, portarinfuse per materie prime secche, navi porta-container, traghetti e porta-auto. E anche nel trasporto passeggeri sono le navi ad assicurare la continuità territoriale con le isole e a costituire un forte volano turistico attraverso le crociere”.
Riguardo il grave fenomeno della pirateria, Emanuele Grimaldi ha ricordato che Confitarma ha condiviso con i Ministeri della Difesa, degli Esteri, dell’Interno e dei Trasporti, la Guardia Costiera e il RINA l’intenso lavoro preparatorio del corpus normativo che nel 2011 ha creato il cosiddetto modello “duale” di difesa attiva pubblica e privata, consentendo, nelle aree a rischio, l’impiego di personale di scorta a bordo delle navi italiane.
Il Presidente di Confitarma ha poi rivolto un particolare ringraziamento a Roberta Pinotti, Ministro della Difesa, per la recente emanazione del decreto che consente di imbarcare team armati non solo nell’Oceano Indiano, ma in tutte le aree definite dell’IMO a rischio di pirateria, e cioè anche il Mare della Cina, lo Stretto di Malacca e l’Africa Occidentale.
Prendendo atto della decisione politica che ha sancito la fine dell’impiego di personale militare a bordo di navi mercantili nelle acque a rischio di pirateria, il Presidente Grimaldi ha ringraziato la Marina Militare, con tutti i suoi uomini, per quanto ha fatto e continua a fare a tutela dei traffici marittimi e nell’interesse strategico generale della collettività. “L’esperienza vissuta dai nostri equipaggi nei 350 viaggi protetti dai Nuclei Militari è stata straordinaria. Ai due Marò sotto inchiesta in India, l’augurio di una prossima soluzione della vicenda, grazie al buon esito del nuovo – e più corretto – approccio internazionale che il Tribunale del Diritto del Mare sta delineando”.
Riguardo alla crisi umanitaria del Mediterraneo, Emanuele Grimaldi ha ricordato che nell’ambito delle missioni Mare Nostrum e Triton, le navi mercantili hanno risposto alle chiamate di intervento per soccorrere i migranti in difficoltà o in pericolo di vita con più di 1.300 viaggi dirottati, contribuendo al salvataggio di oltre 42.000 persone, un quarto dei 166.000 migranti tratti in salvo nel 2014, e di altre 15.200 nei primi otto mesi del 2015. L’armamento italiano è stato il più coinvolto, con quasi 270 interventi nelle operazioni Search & Rescue tra gennaio 2014 e settembre 2015. “Con evidenti difficoltà e rischi, equipaggi e navi, nonostante dotazioni di bordo inadeguate al grande numero di naufraghi, hanno risposto con prontezza alla richiesta di salvare vite in pericolo”.
In merito alle problematiche ambientali, Emanuele Grimaldi ha ribadito che lo shipping sta da tempo facendo la sua parte per ridurre l’impatto della sua attività sull’ambiente, in particolare nell’ultimo decennio, contenendo le emissioni di Co2. “Infatti, nonostante l’aumento del commercio marittimo e nonostante le navi trasportino il 90% delle tonnellate miglia mondiali, dal 2007 lo shipping ha ridotto di oltre il 10% le emissioni Co2, che ora rappresentano solo il 2,2% del totale mondiale”. “Con navi più grandi, motori migliori e una differente gestione della velocità, lo shipping prevede che la riduzione di Co2 sarà pari al 50% entro il 2050, quando l’intera flotta mondiale sarà composta da super fuel-efficient ship e si diffonderà ancor di più l’utilizzo di combustibili alternativi”. “Lo shipping è un settore responsabile: sui 100 miliardi di dollari complessivi all’anno ipotizzati per tale fondo, il contributo degli armatori potrebbe essere di circa 2,5 miliardi, da versare attraverso l’IMO e destinati alle politiche climatiche per il mare. Il principio “chi inquina paga” – modo di dire generico e astratto – va quindi sostituito con “chi inquina paga e paga per quanto inquina”.
A preoccupare non è solo il costo crescente per gli investimenti necessari all’adeguamento alle norme internazionali, ma anche l’incertezza dovuta ad una proliferazione di regole – internazionali, europee, nazionali e regionali – che spesso si sovrappongono, sono differenti a seconda delle aree geografiche e di difficile applicazione.
In merito alla riforma portuale, Emanuele Grimaldi ha ricordto le proposte dell’armamento sottolineando peraltro come “l’indubbia importanza del settore portuale non debba far dimenticare la totalità della politica marittima e trasportistica del sistema Paese, del quale la portualità rappresenta un importante nodo infrastrutturale di un più ampio sistema logistico”.
Su cabotaggio e shortseashipping, oggetto di approfondimento nel pomeriggio, il Presidente Grimaldi ha chiesto conferma al Ministro Delrio delle indiscrezioni sull’introduzione del “Marebonus” nel disegno di legge di stabilità. “Questo strumento contribuirebbe a sviluppare ulteriormente le autostrade del mare, alleggerendo il trasporto su strada a favore della modalità marittima, con grandi risparmi in termini di costi esterni per la collettività”.
Riguardo alla situazione dell’industria armatoriale italiana il Presidente di Confitarma ha affermato che “il trasporto via mare di merci e passeggeri si conferma il comparto trainante del cluster marittimo italiano e uno dei settori economici più dinamici del Paese, importante fonte di reddito e occupazione: in totale, i posti di lavoro legati alle attività marittime sfiorano il mezzo milione. Grazie agli oltre 15 miliardi di euro investiti negli ultimi dieci anni per il rinnovo del naviglio, la flotta è cresciuta in quantità e migliorata in qualità, con il 60% delle navi di età inferiore ai 10 anni ed evidenti ricadute positive anche per l’occupazione.
Bisogna riconoscere l’importanza del sostegno costante che le nostre Istituzioni hanno assicurato negli anni, consentendo agli armatori italiani di raggiungere questi risultati. Mantenere la posizione della nostra flotta in questi anni non è stato facile, ma è stato possibile grazie al Registro Internazionale. “Oggi, la flotta mercantile italiana è più che raddoppiata rispetto alla fine degli anni ’90 e, nonostante le riduzioni registrate negli ultimi anni di lunga crisi, è ancora pari a circa 17 milioni di tonnellate di stazza. Nello stesso periodo, anche l’occupazione marittima è aumentata del 59%, dato ancor più rilevante se si pensa che gli occupati a livello nazionale sono aumentati solo del 5%. Dall’inizio della crisi del 2008 ad oggi l’occupazione marittima è aumentata del12,7% mentre l’occupazione in ambito nazionale è diminuita del 3,5%. Negli anni, il Registro Internazionale è stato migliorato, con misure che hanno consentito di equiparare i costi di esercizio delle navi italiane a quelli dei principali competitor stranieri, anche nei collegamenti di cabotaggio di lunga percorrenza e nelle crociere.
Ciò che realmente riteniamo necessario, pena la perdita dei tanti risultati positivi raggiunti, è da un lato salvaguardare l’integrità del Registro Internazionale e dall’altro intervenire con energia ai fini di un’ampia e concreta semplificazione normativa.
Ricordando che nel confronto con le altre bandiere europee, le navi italiane hanno un costo aggiuntivo derivante da procedure farraginose, che può superare i 100.000 dollari l’anno per nave, il Presidente Grimaldi ha chiesto con forza di valorizzare il ruolo dell’Amministrazione dedicata alle problematiche marittime “Il sistema delle regole deve essere semplice e chiaro, per consentirne all’Amministrazione una facile applicazione e alle imprese di competere efficacemente a livello internazionale. La scelta del Paese di registrazione di una nave si basa innanzitutto sui costi della bandiera. Purtroppo, i maggiori costi di quella italiana sono oggi da imputare alle stratificazione normativa, che rende spesso inefficace l’attività delle tante amministrazioni chiamate ad occuparsi del nostro settore”.
Senza ignorare “best practice” come la collaborazione tra Ministeri degli Esteri e dei Trasporti e del Corpo delle Capitanerie di porto in materia di assistenza alle navi italiane all’estero: è un esempio efficace, pur in assenza di idonei strumenti normativi, il Presidente di Confitarma ha ribadito l’esigenza di adottare alcune norme di riordino che non comportano oneri a carico dello Stato e sono già state individuate in dettaglio da anni e di colmare al più presto il gap informatico del Paese, “che fatalmente tocca anche la nostra Pubblica Amministrazione”.
Infine, Emanuele Grimaldi, ha affermato che parte essenziale della cura dell’acqua, annunciata di recente dal Ministro Delrio per rilanciare la politica dei trasporti in Italia “sono proprio le navi”.
“Da anni sosteniamo l’importanza del ruolo della flotta per il Paese e quindi la necessità di mantenere l’impianto che, sia nelle autostrade del mare sia nei traffici internazionali, consente alla nostra flotta di crescere e di restare competitiva. La novità è che, per questo obiettivo, il Registro internazionale italiano è condizione necessaria ma, da solo, non è più sufficiente”.
“Signor Ministro –ha concluso Emanuele Grimaldi, presidente di Confitarma – la “cura dell’acqua” per avere successo ha bisogno di un’Italia “shipping friendly”.
ME