Termini di utilizzo irrilevanti, indispensabile nuovo modello di protezione dei dati personali e monetizzazione degli stessi
12 luglio 2021 – Una iniziativa sterile che non risolve il problema della privacy e non affronta il cuore della questione relativa all’utilizzo che App e social network fanno dei dati personali degli utenti. Lo afferma Consumerismo No profit, criticando la denuncia contro WhatsApp presentata alla Commissione europea dall’Organizzazione europea dei consumatori Beuc.
“Premesso che le stesse associazioni usano i dati dei consumatori per campagne di direct marketing al pari degli operatori digitali, la denuncia sui termini di utilizzo di WhatsApp è solo fumo negli occhi e non affronta realmente il problema – spiega il presidente di Consumerismo, Luigi Gabriele – La soluzione per proteggere seriamente i dati personali degli utenti non risiede certo nei più chiari termini di utilizzo, ma in un nuovo modello di protezione che si basi sul diritto di valorizzazione e monetizzazione delle informazioni che il cittadino consapevolmente cede, attraverso il ricorso alla Blockchain che permetta di avere certezza in qualsiasi momento circa chi fa uso dei dati e a quale finalità”.
Serve quindi una DOP europea (Data ownership platform) che garantisca massima trasparenza ai consumatori circa l’uso delle loro informazioni da parte di App e social network, riconosca un controvalore agli utenti per i dati ceduti, e permetta in ogni momento al cittadino di revocare l’autorizzazione all’utilizzo delle proprie informazioni personali – conclude Consumerismo No Profit.