Ma non tiene conto della posizione di Clini
Anche la Campania si siede (o cerca di farlo) al banchetto della Concordia. Lo smantellamento della nave naufragata al Giglio fa gola. E l’interesse manifestato fin dall’inizio dai porti di Piombino, Livorno e Civitavecchia conferma un semplice fatto: la “commessa”, per quantità e qualità degli interventi, è in grado di rilanciare l’economia di un territorio. In questa contesa – con tanto di polemiche per i finanziamenti concessi in extremis allo scalo di Piombino per adeguare le sue infrastrutture e con i dubbi di avere pronta in tempo utile una nuova banchina – cerca di inserirsi il presidente Caldoro. “Il sistema portuale della Campania – si legge in una manifestazione di disponibilità inviata al governo e alla protezione civile – dispone di infrastrutture per attività di navalmeccanica in perfetta efficienza, in grado di poter assolvere con operatività immediata ai compiti previsti per la demolizione della Costa Concordia”. Una vera e propria candidatura corredata di schede tecniche dell’Autorità portuale di Napoli relative sia al porto del capoluogo partenopeo sia a quello di Castellammare di Stabia.
Un tentativo di rilancio per strutture “pienamente in grado di poter ospitare le attività di demolizione della Costa Concordia” che sembrano non fare i conti con la determinazione fin qui mostrata dal suo omologo toscano (le operazioni – questo il ragionamento – vanno effettuate sul territorio che ha subito i maggiori danni) e con i recenti chiarimenti venuti dal ministero dell’Ambiente. “Il relitto della Concordia – ha spiegato il ministro Clini alle richieste venute dal presidente della Regione Lazio – è un rifiuto che va smantellato, recuperato e smaltito secondo le norme nazionali e le direttive europee in materia di rifiuti. A questo proposito la competenza è attribuita primariamente alla Regione Toscana”.