Manifestazioni di protesta sempre più forti
Ancona, Genova, Palermo. Porti, autostrade, aeroporti. La protesta degli operai di Fincantieri dilaga, con iniziative sempre più forti, tanto da indurre il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, a convocare i sindacati il prossimo 10 gennaio. Nel mirino della il piano industriale “lacrime e sangue” del gruppo (prevista la cassa integrazione per il 40% dei dipendenti) ma anche l’accordo (separato) firmato alcuni giorni con esclusione della Fiom.
È il caso ad esempio di Ancona – cantiere in fermo produttivo da otto mesi – dove le manifestazioni hanno bloccato lo scalo portuale, la stazione ferroviaria e l’autostrada A14. “I lavoratori sono molto preoccupati – spiega Pierpaolo Pullini, delegato Fiom Cgil – perchè la mancata assegnazione delle due commesse della Compagnie du Ponant e Silver Sea, che avrebbero garantito lavoro per due anni, potrebbe significare la definitiva chiusura dello stabilimento”.
L’obiettivo, a questo punto, è contenere una tensione che di ora in ora diventa sempre più alta. A Palermo il traffico della circonvallazione, l’asse viario che attraversa la parte nord della città e che collega le due autostrade per Messina e Trapani, è stato bloccato da un corteo che ha spezzato in due la città. Ancora peggiore la situazione a Genova. Qui l’occupazione dell’aeroporto ha portato al dirottamento dei voli in partenza dalla città della Lanterna. “Speriamo che Roma dia risposte positive alla richiesta dei lavoratori Fincantieri – è l’auspicio del direttore generale del Cristoforo Colombo, Paolo Sirigu – in modo da sbloccare la situazione”.
Sorprende, in questo fermento, la relativa calma di Castellammare e Sestri Ponente, i due cantieri che maggiormente rischiano la chiusura. Nella città campana, il sindaco Bobbio incontrerà domani l’assessore ai trasporti Vetrella proprio in merito alla vertenza Fincantieri. Nei giorni scorsi, smentendo le preoccupazioni espresse dalla Fiom, ha sottolineato con insistenza gli impegni assunti dall’azienda con la stipula di un protocollo d’intesa. Un tentativo, forse, per non gettare ulteriore benzina sul fuoco.